La band cuneese dei Beat Circus festeggia i 10 anni a Bernezzo

25 agosto 2023 | 10:41
Share0

Il 9 settembre, sotto un tendone da circo montato per l’occasione, la rock’n’roll beat band celebrerà il suo primo decennio di storia tra musica, balli, buon cibo ed intrattenimento circense. Le nostre domande ai “Fab Four” di Cuneo.

Sarà una serata speciale per i Beat Circus e per tutti gli appassionati di rock’n’roll quella in programma il prossimo 9 settembre a Bernezzo. La band cuneese specializzata in musica anni Cinquanta e Sessanta festeggerà infatti il suo decimo compleanno a modo suo, ovvero sul palcoscenico.

Il concerto del decimo “Beatcompleanno”, però, si annuncia più straordinario del solito. Carlo, Andrea, Luca e Roberto, infatti per la prima suoneranno sotto un autentico tendone da circo, come quello che portano nel nome e nel loro logo. Una serata evento per celebrare una band che negli anni ha saputo portare in giro per la Granda (con qualche incursione anche nel resto d’Italia) uno spettacolo unico nel suo genere, fatto di buona musica ma anche di cultura e divulgazione sulle canzoni e sugli artisti dell’epoca, sempre accompagnando il tutto con una grande simpatia, in grado di creare un’autentica full immersion in quel mitico periodo per tutti gli spettatori.

Negli anni, inoltre, non sono mancati gli eventi che hanno dato lustro al territorio cuneese, come su tutti il concerto assieme a Bobby Solo in Piazza Virginio, una mostra e un concerto dedicati ad Elvis Presley a Boves che li ha portati a suonare alle porte di Roma, e molti altri eventi con protagonisti gli artisti dell’epoca (da Don Backy a Lorenzo Pilat, fino ai Fuggiaschi). Un percorso fatto di passione, amicizia e grande impegno da parte de “Fab Four” di Cuneo, che vedrà il coronamento di questi primi dieci anni di storia proprio in quel di Bernezzo. Abbiamo fatto alcune domande ai membri della band.

– Cosa rappresenta per voi questo concerto per i vostri 10 anni?

Andrea: “È sicuramente un punto importante nel percorso che stiamo facendo. Cerchiamo di alzare sempre un po’ l’asticella. Dieci anni vogliono dire che abbiamo dieci anni in più anche noi, quindi le energie e le risorse bisogna sempre più cercarle. Ma sarà una bella festa”.

Carlo: “È anche un modo per ringraziare di cuore il nostro pubblico, che ci ha sempre seguito con grandissimo entusiasmo, spronandoci a cercare di fare sempre di più e sempre meglio”.

– Come sarà strutturata la serata?

Carlo: “Sarà coinvolto il Circo Medini, che monterà un tendone sotto il quale suoneremo. Ma la festa comincerà già dal pomeriggio, perché la piazza sarà animata da uno spettacolo circense realizzato dai professionisti, pensato soprattutto per le famiglie. Ci sarà un equilibrista, un lanciatore di coltelli e un clown. Dopodiché ci sarà la cena a cura della Pro Loco di Bernezzo. Poi partirà il nostro concerto”.

Andrea: “Per questo anniversario importante l’idea era proprio quella di coinvolgere un tendone da circo, una parola che è nel nostro nome e che da anni cercavamo di concretizzare. Questa volta ci siamo riusciti”.

Luca: “Noi siamo, come dicevano i Beatles, “un mostro a quattro teste”, nel senso che ragioniamo tutti solo ed esclusivamente per il bene del gruppo. Ci sono momenti in cui magari uno dei quattro crede di più a un progetto rispetto agli altri, ma remiamo sempre tutti nella stessa direzione. Questa volta ci tengo a nome del gruppo a fare i complimenti e a ringraziare Carlo, che è stato il più determinato riguardo il tendone, trascinando dietro tutti noi, che eravamo un po’ spaventati dalla cosa”.

Non sono coinvolti ospiti prestigiosi come vi è capitato in molte altre occasioni, ma è forse la serata più ambiziosa tra quelle che avete organizzato finora. Quali sono le vostre sensazioni? Come vi sentite?

Andrea: “L’approccio è quello di sempre, ma con dieci anni di esperienza in più sulle spalle. È un progetto ambizioso, anche solo per l’investimento economico che ci ha comportato, nettamente superiore a tutte le altre volte. D’altro canto c’è sicuramente il piacere di festeggiare e di celebrare la nostra storia e la nostra amicizia sul palcoscenico. Abbiamo fatto all in, ma crediamo che ne varrà assolutamente la pena”.

Luca: “Anche perché, nei 140 concerti circa che abbiamo fatto in questi anni, abbiamo sempre suonato con la stessa formazione, cosa non scontata in una cover band amatoriale. Nel tempo abbiamo anche rinunciato a varie proposte ed opportunità sia in provincia sia fuori perchè qualcuno di noi non poteva. Prima di tutto ci siamo noi quattro e la storia che ci lega da molto più tempo dei Beat Circus: io con Roberto sono cugino primo, con Andrea sono stato compagno di superiori e Carlo lo conosco dal 2006. Siamo quattro amici che suonano insieme, non riusciremmo a salire sul palco senza qualcuno di noi, un po’ come accadeva ai gruppi degli anni Sessanta”.

-Sono stati anche dieci anni di grandi eventi che vi hanno visti protagonisti (i concerti con Bobby Solo, Don Backy, la partecipazione ai Torino Beatles Days, solo per citare i più importanti). Qual è il ricordo personale che è rimasto più caro per ciascuno di voi, che se poteste vorreste rivivere?

Luca: “Tutti gli eventi sono stati vissuti a pieno tra noi, con le nostre famiglie e coi nostri amici. Ma se devo tornare indietro e dirne uno per tutti ti rispondo il concerto con Lorenzo Pilat (12/12/2015 al Toselli di Cuneo, ndr), il primo grande evento che ci ha visti protagonisti. Un artista spesso dimenticato che eravamo stati veramente coraggiosi, considerato col senno di poi il nostro livello musicale dell’epoca, a contattare e a coinvolgere sul palcoscenico. Sentire un protagonista della musica italiana di quel periodo (faceva parte del Clan di Celentano e tra i brani che ha scritto figura anche una certa “Fin che la barca va”, ndr), con cui siamo ancora in contatto, dire che quello è stato uno degli eventi più belli della sua carriera è un motivo di grande orgoglio per me”.

Roberto: “Io da chitarrista devo risponderti i concerti che abbiamo fatto con Trutz Viking Groth. Un chitarrista formidabile ma anche, a discapito del nome, una persona davvero adorabile, che ci ha sempre lasciato qualcosa”.

Andrea: “Io te ne dico due. Torino Beat La Finale (29/11/2016, ndr), quando suonammo al Pala Ruffini di fronte a quattromila spettatori. Ma è stata speciale tutta la giornata: vedere tutti quei grandi personaggi, vivere con loro il dietro le quinte, chiacchierare insieme, è stata un’esperienza da pelle d’oca. L’altro è l’apertura del concerto dei Pretty Things (di cui fa parte Dick Taylor, uno dei fondatori dei Rolling Stones, ndr), in cui suonammo con Trutz e io ebbi l’onore di suonare proprio la batteria di quella mitica band”.

Carlo: “Io dico il concerto al Toselli con i Fuggiaschi, ma soprattutto il bel rapporto di amicizia che si è creato con loro, con le varie cene che ogni tanto riusciamo ad organizzare. Poi anche andare a conoscere Clem Sacco e soprattutto registrare con lui è stata un’emozione unica. Soprattutto perché siamo riusciti letteralmente a ringiovanirlo: un ottantaseienne che non faceva nulla da dieci anni e che è rimasto entusiasta per la nostra proposta”.

– In questi dieci anni c’è anche stato un evento catastrofico come il biennio pandemico. Ovviamente per la musica sono stati due anni di fermo, ma per voi non ha cambiato troppo le cose: i ballerini che avevano cominciato a seguirvi sono tornati nonappena è stato possibile e avete sempre un pubblico folto. A mio parere il segreto risiede proprio nel tipo di musica che proponete, quindi cos’è per voi questa musica?

Andrea: “Questa musica è innanzitutto tantissima musica: il repertorio in cui peschiamo colpisce per la varietà di stili e registri che propone ed è impressionante quanti generi diversi avessero successo all’epoca. È sicuramente emozione, divertimento, energia, qualcosa che smuove vibrazioni positive, che sono il segreto per stare bene”.

Luca: “È anche un’importantissima valvola di sfogo, soprattutto per quattro musicisti amatoriali che magari suonano dopo 8 ore di lavoro e dopo aver montato il palco e organizzato il tutto. Poi per quanto mi riguarda c’è l’aspetto delle ricerche, che mi appassiona tantissimo e che è davvero un’attività potenzialmente senza fine. Poi l’aver conosciuto direttamente molti dei protagonisti dell’epoca ci ha permesso di scoprire anche molti retroscena esilaranti e curiosi, cosa che ci rende orgogliosi”.

-Voi avete un modo unico di stare sul palco. Un vero e proprio format che unisce la musica di qualità alla divulgazione di tutto ciò che gira intorno ad essa. Com’è nata questa scelta e come si è affinata negli anni?

Andrea: “Lo spettacolo è un’evoluzione. Diciamo che non abbiamo mai preparato a tavolino nulla. Noi ci comportiamo così anche nelle prove, è proprio così il nostro rapporto. Sul palco tutto è sempre improvvisato: ognuno ha il suo ruolo, Luca con le sue ricerche e i suoi aneddoti e noi che le commentiamo, spesso con ironia, ma non c’è mai una vera preparazione dietro. Il format si è formato passo passo da solo”.

Luca: “Esatto è proprio il nostro modo di comportarci abituale. Capita magari che io leggo qualcosa di interessante su una canzone e la propongo sul palco senza dire nulla agli altri nella speranza che possa nascere una gag o una battuta. Se nasce bene, il pubblico ride, se non nasce pazienza, si suona”.

Carlo: “Anche nella scelta del repertorio è andata così. Siamo partiti dai grandi classici e poi qualsiasi canzone di quel ventennio ci capitasse sott’orecchio e ci ispirasse la proponevamo al gruppo e provavamo a suonarla. Ad oggi abbiamo portato almeno una volta sul palco 110 canzoni“.

Beat Circus 10 anni