Confesercenti Cuneo: “I saldi devono tornare ad essere un appuntamento di fine stagione”

13 dicembre 2022 | 13:30
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Confesercenti Cuneo: “I saldi devono tornare ad essere un appuntamento di fine stagione”

Botta e dal Bono: “Chiederemo alla Conferenza Stato – Regioni, lo spostamento alla prima settimana di febbraio, per arginare almeno in parte la crisi del settore”

In Confesercenti si parla già di saldi: nell’ultima riunione nazionale di FISMO – Federazione italiana settore moda – si è deciso di chiedere alla Conferenza Stato – Regioni, lo spostamento dei saldi invernali alla prima settimana di febbraio e di quelli estivi alla fine di luglio o prima settimana di agosto 2023.
“Sappiamo che è una richiesta che farà discutere – spiega il direttore generale della provincia di Cuneo Nadia dal Bonoma questa iniziativa è determinata dalle attuali condizioni climatiche che di fatto hanno condizionato negativamente la vendita di capi invernali. Ci sono state giornate di novembre dove il termometro sfiorava i venti gradi – precisa dal Bono -. Lo slittamento dei saldi a febbraio, permetterebbe alle nostre imprese, già fortemente penalizzate per le scarse vendite, di recuperare almeno parte dei loro profitti”.
Secondo Confesercenti, i saldi – su pressione della grande distribuzione – vengono effettuati ad inizio stagione, mentre se fossero espletati, come stabilisce la loro stessa definizione, a fine stagione rappresenterebbero un’occasione di grande interesse economico, sia per gli operatori commerciali che per i consumatori. “Le nostre imprese – prosegue dal Bono – non hanno abbastanza tempo per vendere a prezzo pieno e sono costrette a svendere a saldo. A questo si aggiunge, come ulteriore svantaggio competitivo, la concorrenza sleale della grande distribuzione che non è soggetta ad alcun controllo e sanzione”.
“L’attuale situazione normativa – precisa Mauro Botta, vicepresidente e presidente Fismo provincia di Cuneo – è carente e mette a rischio la sopravvivenza delle piccole e medie imprese del settore, fra sconti e svendite espletati spesso senza disciplina. A questo – sottolinea Botta – si aggiunge la spietata dinamica delle vendite online delle grandi piattaforme del settore che, potendo attuare economie di scala, possono vendere a prezzi molto più bassi, avendo ridotti costi di personale e di infrastrutture”. La FISMO ha già rappresentato anche al nuovo Governo la mancanza di un regime fiscale uniforme tra la vendita reale in negozio e quella attuata attraverso il web che solo ultimamente è stata sottoposta a una tassazione irrisoria del 15% ove venga applicata . “Auspichiamo – concludono dal Bono e Botta – che la nostra proposta possa rappresentare una base di confronto serio fra lo Stato, le Regioni e le Federazioni di settore deputate alla tutela ed alla salvaguardia di interessi della piccola e media distribuzione della moda”.