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A Boves la commemorazione dell’eccidio è una grande giornata di riconciliazione

19 settembre 2022 | 11:57
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A Boves la commemorazione dell’eccidio è una grande giornata di riconciliazione
L'omaggio di Alessandra Liberio a chi ha intrapreso un comune cammino di pace

In una piazza Italia tappezzata di bandiere italiane, francesi, tedesche, greche ed europee ci sono i sindaci e i rappresentati delle città gemellate: Castello di Godego, Mauguio Carnon, Schondorf am Ammersee ed Elassona. Il sindaco Paoletti si rivolge ai giovani: “nel futuro che andrete a scrivere oltre a quello per la famiglia e per il lavoro mettete via un po’ di tempo per la collettività”

Boves. E’ tappezzato di bandiere italiane, francesi, tedesche, greche e dell’Unione Europea il cielo sopra piazza Italia che, nella fredda mattinata di domenica 18 settembre, ospita la commemorazione dell’eccidio del 19 settembre 1943. Un particolare che testimonia come, ogni anno che passa, il ricordo di quel giorno in cui le truppe tedesche seminarono devastazione e morte in città assuma sempre più i contorni di una grande festa di riconciliazione.

Perchè se i gemellaggi con Castello di Godego (provincia di Treviso) e Mauguio Carnon (Francia) fanno ormai parte della storia della città, molto più recenti e diversamente significativi sono quelli con Schondorf am Ammersee ed Elassona. Sono frutto dei gesti distensivi e di fratellanza che Boves in questi anni ha rivolto alla località tedesca in cui è sepolto il generale Joachim Peiper (che ordinò la strage del 19 settembre) e a quella greca nel cui villaggio di Domenikon fu l’esercito italiano a macchiarsi di un efferato eccidio. Perchè? “Perchè una volta siamo vittime, l’altra carnefici. Non esistono nè buoni nè cattivi”, ha detto durante il suo intervento la consigliera Enrica Di Ielsi, che, come consuetudine, ha condotto l’evento. “Non tutti sono d’accordo, e capisco pienamente chi non lo è. Mi spaventa molto di più l’indifferenza”, ha aggiunto il sindaco Maurizio Paoletti.

Ci sono i politici, ma la par condicio impone loro il silenzio. Così i sindaci Paolo Renaudi (Peveragno), Claudio Baudino (Chiusa di Pesio), Guido Giordana (Valdieri), Bruno Viale (Roaschia) e l’assessore Giampiero Boaglio (Borgo San Dalmazzo) non prendono la parola e restano seduti in prima fila. Ci sono anche la deputata Monica Ciaburro, il presidente dell’ANPI cuneese Paolo Allemano e il presidente dell’associazione 10 febbraio Denis Scotti. Ma di loro non parla nessuno. Sul palco salgono i rappresentanti delle città gemellate: Diego Parisotto (sindaco di Castello di Godego), Nikolao Gatsas (sindaco di Elassona), Alexander Herrmann (sindaco di Schondorf am Ammersee) e Christian Claverie (presidente dell’associazione “Servir la Paix” di Mauguio). Viene premiato l’Istituto Comprensivo A. Vassallo di Boves, rappresentato dalla sua dirigente Olga Bertolino, per la raccolta giochi che ogni anno consente di rendere felici tanti bambini lontani e meno fortunati.

Prima del discorso conclusivo del sindaco, Alessandra Liberio (coordinatrice della Scuola di Pace rappresentata anche da Ivana Ramero e Gloria Gavotto) omaggia simbolicamente i sindaci e il presidente dell’associazione “Servir la Paix” con un pensiero per premiare la loro caparbietà nell’intraprendere e percorrere un comune cammino di pace. Maurizio Paoletti si rivolge ai giovani invitandoli a impegnarsi e a lavorare per la pace che “è un albero piantato quasi 80 anni fa dai nostri nonni e dai nostri bisnonni che noi dobbiamo continuare a coltivare, curare, perch se non lo facciamo, questa pianta secca e succedono le cose che stiamo vedendo. E non succedono solo in Ucraina, il mondo è pieno di guerre e questo è un pensiero che spaventa me e dovrebbe spaventare tutti. Ma dobbiamo pensare che possiamo invertire questi percorsi. Sono allibito nel non vedere marce per la pace in Ucraina. Sono mesi che si ammazzano i bambini eppure sembriamo tutti intimiditi da questa situazione perchè pensiamo a chi vincerà le elezioni, alla bolletta del gas, al sindaco che non ci asfalta strada”. Infine il monito a non pensare esclusivamente a se stessi: “Nel futuro che andrete a scrivere oltre a quello per la vostra famiglia e per il vostro lavoro mettete via anche un po’ di tempo per la collettività e per gli altri”.