una giornata storica |
Provincia di Cuneo
/

Don Silvano cittadino onorario di Chiusa Pesio: “Vi ho donato 40 anni e non sono stato deluso”

2 luglio 2022 | 20:09
Share0

Il consiglio comunale nel cortile della Fondazione Residenza “La Meridiana” è una grande festa. “Quello che avete scritto voi in tanti anni non lo riesco a descrivere”, spiega il neo cittadino chiusano. Il sindaco Baudino: “Oggi sanciamo un legame, che è anche un grande grazie per quello che egli ha saputo fare e per quello che continua a fare. Ma soprattutto, per come ha saputo farlo”. Il vescovo di Mondovì Egidio Miragoli: “Ovunque è passato ha lasciato il segno, creando rapporti veri e duraturi, ma la sua missione non è ancora finita…”

Chiusa di Pesio. Nel consiglio comunale dall’esito più scontato della sua storia, questa mattina (sabato 2 luglio) a Monsignor Silvano Restagno (per tutti Don Silvano) è stata ufficialmente conferita la cittadinanza onoraria di Chiusa di Pesio“quale significativo riconoscimento per la sua instancabile opera pastorale e sociale profusa per la comunità chiusana in cui è stato parroco per 35 anni”. Ordinato sacerdote nel 1960, nel comune che oggi gli concede il meritato tributo Don Silvano arriva nel 1982 dopo essere stato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, aver insegnato religione alla scuola dei periti e alle magistrali ed essere stato parroco di Mondovì Borgato dove fece costruire il Cinema Bertola e bonificare l’area intorno dando vita agli impianti sportivi.

Uomo di straordinaria intelligenza e immensa cultura, Don Silvano ha saputo entrare nel cuore dei chiusani riuscendo a diventarne un’autentica icona, oltre che inscalfibile punto di riferimento. Schietto senza sconfinare nell’irriverenza, restano indimenticabili le sue omelie, spesso in grado di attrarre pubblico anche al di là dei confini chiusani. A salutarlo e ringraziarlo questa mattina, nel cortile della Fondazione Residenza La Meridiana dove oggi risiede, c’erano proprio tutti. I parenti, gli amici di sempre, i suoi nuovi compaesani che ancora oggi vedono in lui una stella polare a cui fare riferimento, ma anche tanti rappresentanti delle istituzioni che in questi anni ne hanno potuto apprezzare le doti professionali e umane.

“Di solito si diviene cittadini per nascita – ha esordito Claudio Baudino, sindaco di Chiusa di Pesio. – Quando veniamo al mondo, nasciamo in un luogo ben preciso e questo luogo – attraverso la cittadinanza – stabilisce subito con noi un legame, che spesso ci condiziona per tutta la vita. La cittadinanza, infatti, è innanzitutto il nostro appartenere ad una comunità. E questa appartenenza passa attraverso i tantissimi volti e le tantissime storie che la nostra esistenza incrocia, sin da quando siamo bambini. Proprio i volti e le storie che incontriamo nella nostra vita ci permettono di divenire cittadini in un altro modo. Si può diventare membri di una comunità, non solo perché in quella comunità siamo nati, ma perché il nostro vivere tra la gente di quel luogo ci permette di creare un legame forte e duraturo, anche molto tempo dopo la nostra nascita. C’è però un terzo modo di divenire cittadini. Un modo che non dipende dal nostro esser nati in uno specifico luogo. E neanche dal fatto che in quel posto abbiamo scelto di vivere. Ma che è frutto di una precisa “richiesta” degli abitanti di quel luogo, che ci chiamano ad essere “uno di loro”. E questo può avvenire per tanti motivi. Nel 1982 a Don Silvano è stata affidata la Parrocchia di Chiusa di Pesio e  lui si è dedicato completamente alla comunità per 35 anni. Fin dal suo arrivo, si è speso per tutte le fasce di età, dal gruppo di ministranti, che contava numerosi partecipanti, alla catechesi per bambini e ragazzi, fino alla formazione degli adulti. Oltre alle tantissime cose fatte (tra le altre un oratorio attivissimo e la fondazione della Caritas diocesana ndr), voglio sottolineare il sentimento di estrema vicinanza nei confronti delle persone, delle famiglie e della comunità chiusana cha ha dimostrato durante la sua attività pastorale. Oggi siamo qui per sancire questo legame, che è anche un grande grazie che Chiusa di Pesio rivolge a  Monsignor Mario Silvano Restagno per quello che ha saputo fare, per quello che continua a fare. Ma soprattutto, per come ha saputo farlo, per il bene che ha saputo fare e per averlo fatto bene”.

Oggi non esistono maggioranza e opposizione, così in questo indimenticabile consiglio comunale,  può prendere la parola in qualunque momento chi desidera lasciare la sua impronta in una giornata storica per Chiusa di Pesio. Tra gli altri, prende la parola il consigliere Mauro Carlevaris elenca, in rigoroso ordine cronologico, le innumerevoli azioni ed opere che Don Silvano ha fatto per la comunità chiusana. L’assessore Simone Giorgetti commuove e si commuove nell’attribuire al neo cittadino onorario il merito di alcune cose da egli stesso compiute nella sua esistenza: “se nella vita un po’ di attivismo l’ho fatto, lo devo a te”.

Poi tocca a lui, a un Monsignor Silvano Restagno particolarmente emozionato. L’inizio è nel consueto stile: “Ho sentito talmente tante cose belle riferite a me che dico ‘il Signore misericordioso avrà pietà di tutti questi bugiardi’. Anche la banda musicale che, di solito, va a benedire trattori invece oggi ha suonato per un vecchietto in rottamazione come me”. Poi, prevale il sentimento: “Facessi parlare il cuore probabilmente dovremmo ritardare il momento del pranzo. Ho scritto delle cose qui su dei fogli, ma quello che avete scritto voi in tanti anni non lo riesco a descrivere”.

“Ho regalato quarant’anni con estrema gioia a Chiusa di Pesio e ai chiusani che non mi hanno deluso – ha aggiunto Monsignor Restagno. –  Una cosa a cui ho sempre tenuto è l’importanza del perdono e del saper perdonare. Quando capitano malintesi nascono amarezze che poi fanno male alle famiglie, ai rapporti tra fratelli che diventano tali solo perchè il sangue urla ma non lo sono piu perchè non c’è più l’amore fraterno. Ricordo che ho persino dato l’esempio parecchie volte. In 37 anni per tre volte nella nostra bellissima chiesa gremita, ho chiesto pubblicamente perdono a una famiglie e persone perchè credevo di avere mancato in qualche modo nei loro confronti. E’ più facile perdonare cento volte che chiedere perdono una sola volta però poi sopraggiunge una pace interiore. Un giorno un gruppo di sciatori torinesi vennero in sacrestia a ringraziarmi perchè mi dissero di avere capito da me cosa è il perdono”.

Segue il momento del pubblico. Intervengono, tra gli altri, Marco Turco (sindaco di Pianfei), Graziella Viale (vicesindaco di Roaschia e consigliera provinciale), l’ex sindaco di Chiusa di Pesio Sergio Bussi, il comandante della stazione dei Carabinieri di Chiusa di Pesio Massimo Salerno e l’attuale parroco di Chiusa Pesio Giancarlo Canova. Poi tocca al vescovo della diocesi di Mondovì, Monsignor Egidio Miragoli: “Dove Don Silvano è passato ha lasciato il segno, creando rapporti duraturi e rapporti veri. Ovunque sia stato prete lo è stato fino in fondo e con passione, ma la sua missione non è ancora finita. Ogni volta che vengo qui conosco qualche particolare e qualche nuova iniziativa. Ancora adesso qui fa il prete, confessa e ascolta ed è riuscito persinoo a combinare un matrimonio tra un novantenne e la sua signora in cui noi siamo stati complici. Ma c’è ancora una cosa da fare, ancora una missione da compiere, forse la più difficile. Ci siamo proposti di convertire il presidente della casa di riposo: è l’ultima missione di Don Silvano a cui io mi sono associato anche se è un’impresa un po’ difficile”.

Ed è proprio lui, Giacomo Tosello chiamato in causa da Monsignor Miragoli, che, dopo avere rivendicato l’orgoglio di ospitare nella “sua” Residenza Monsignor Silvano Restagno, mette la parola fine e consegna alla storia una giornata che nessun chiusano potrà dimenticare.