“Timido e accogliente, portava nel cuore tutti e tutti metteva a proprio agio”

11 ottobre 2021 | 11:32
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“Timido e accogliente, portava nel cuore tutti e tutti metteva a proprio agio”

Il vescovo della diocesi di Mondovì monsignor Egidio Miragoli ricorda don Luciano Ghigo: “non per caso, nei giorni della sua breve malattia e dopo la sua morte ho ricevuto infinite attestazioni di stima e di affetto da parte dei suoi parrocchiani”

Il vescovo della Diocesi di Mondovì, monsignor Egidio Miragoli, a Cuneo24.it ricorda don Luciano Ghigo, parroco delle frazioni monregalesi deceduto nella tarda serata di venerdì 8 ottobre e di cui oggi alle 15.30 si celebrano i funerali al Santuario di Vicoforte.

“Don Luciano amava dire che in lui albergava l’animo di un monaco, un’inclinazione alla vita monastica, al nascondimento della meditazione. Ultimamente, poi, dopo la morte della mamma in tempo di Covid, che don Luciano ha subìto pesantemente, e una sosta, per ritemprarsi, dai padri Trappisti, questa suggestione era ricorrente. Probabilmente era vero; forse, quella, sarebbe stata una vocazione più confacente al suo carattere schivo, ma questo non gli impedì, anzi forse gli consentì meglio di spendersi come prete per 44 anni, fra la gente e per la gente, da viceparroco (a Peveragno e San Pietro di Mondovì, dal 1978 al 1986) e poi da parroco: per 35 anni a Breolungi e successivamente nelle parrocchie confinanti di Gratteria, San Giovanni dei Govoni, Rifreddo. Come se quel sacerdote che vagheggiava la quiete silenziosa del chiostro, per compensare quella tendenza, tanto più si sentisse in dovere di essere attento a coloro che Dio gli affidava.

Così scriveva confidenzialmente sul Bollettino parrocchiale, nell’autunno 2018 parlando della situazione delle parrocchie a lui affidate: “Le nostre care, piccole parrocchie, che amo profondamente, e alle quali – vi assicuro – dedico e dono tutto me stesso, anche se è poco quello che riesco a dare, essendo un povero prete”.

Don Luciano portava nel cuore veramente tutti, timido ma accogliente, accogliente ma essenziale, metteva tutti a proprio agio. Non per caso, nei giorni della sua breve malattia e dopo la sua morte – ieri a Gratteria e Rifreddo in particolare – ho ricevuto infinite attestazioni di stima e di affetto da parte dei suoi parrocchiani, e nessuno come le pecore del gregge sa riconoscere la bontà del pastore, quando c’è”.