Morta a 99 anni Lucy Salani, l’unica trans sopravvissuta ai lager nazisti nativa di Fossano

22 marzo 2023 | 11:17
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Morta a 99 anni Lucy Salani, l’unica trans sopravvissuta ai lager nazisti nativa di Fossano

Attivista dei diritti LGBTQ, la donna è morta nella notte nella sua Bologna, la città in cui ha trascorso la maggior parte della sua avventurosa vita tra persecuzioni e diritti negati.

Si è spenta nella notte a Bologna Lucy Salani, 99enne considerata l’unica transessuale italiana sopravvissuta alle persecuzioni naziste e al campo di concentramento di Dachau.

Lucy era nata a Fossano nel 1924 come Luciano Salani. La sua famiglia era di origine emiliana e dichiaratamente antifascista, tanto che dovette fare ritorno a Bologna per evitare facili persecuzioni da parte del regime mussoliniano, salito al potere due anni prima della sua nascita. Cresciuta nel capoluogo emiliano come ragazzo omosessuale, Lucy è stata rinnegata dal padre e dai fratelli come “ragazzo differente”, costantemente sottoposta alle minacce dei fascisti, tanto da dover per forza tenere nascoste le sue relazioni sentimentali.

Chiamata alle armi nell’agosto del 1943, pur dichiarandosi ufficialmente omosessuale per la prima volta, Lucy fu mandata a Cormons, in Friuli, in artiglieria. Poco dopo l’armistizio dell’8 settembre, però, disertò e raggiunse la propria famiglia a Mirandola, in provincia di Modena. Temendo repressioni nei loro confronti, però, li abbandonò nuovamente, essendo costretta ad unirsi alle file naziste a Suviana, nel bolognese, come parte della lotta antiaerea. Dopo poco tempo, però, disertò ancora una volta, gettandosi in un fiume gelato e scappando anche dall’ospedale bolognese dov’era stata ricoverata a causa della conseguente polmonite. A questo punto divenne ricercata dai nazi-fascisti come disertore e, vivendo a Bologna dove faceva la prostituta (come travestito), fu catturata e rinchiusa in diverse prigioni italiane, prima di essere mandata ai lavori forzati nel campo di lavoro di Bernau (nella Germania meridionale). Ancora una volta riuscì a scappare al proprio destino, ma venne nuovamente catturata al confine tra l’Austria e l’Italia e deportata nel campo di concentramento di Dachau, come prigioniero politico (triangolo rosso). Lì sopravvisse per sei mesi, fino alla liberazione del campo da parte delle forze americane, nell’aprile del 1945. Fu ritrovata dai soldati in mezzo ai cadaveri, sopravvissuta ad una fucilazione durante la quale fu ferita al ginocchio.

Nel dopoguerra ha cominciato la sua professione di tappezziera, vivendo tra Roma e Torino. Frequentava sporadicamente anche l’ambiente trans e i cabaret delle travestite di Parigi, trasferendosi poi a Londra negli anni Ottanta. Nella capitale britannica si sottopose all’operazione di riattribuzione del sesso, compiendo definitivamente la propria transizione senza però cambiare il proprio nome all’anagrafe. Ritornata a Bologna nello stesso decennio per stare vicino ai propri genitori, Lucy è diventata una delle principali attiviste per i diritti delle persone transgender nel nostro Paese, continuando la propria attività fino agli ultimi anni della sua vita. Indiscrezioni giornalistiche hanno sostenuto che negli ultimi anni fosse stata rifiutata da molte case di riposo in quanto non poteva usufruire dei servizi per gli uomini ma nemmeno di quelli per le donne, non avendo aggiornato il proprio nome sui documenti. La stessa Lucy ha smentito questa voce in un incontro al Transfer Ferrara nel 2018.

Se ne va dunque un importante pezzo di storia del nostro Paese. Lucy Salani è stata una dei precursori della lotta per i diritti della comunità LGBTQI+, dimostrando in ogni occasione una forza di carattere e d’animo degne di una lottatrice senza eguali nella nostra società.