Continua il cineforum del Circolo Pensionati di Boves

13 marzo 2023 | 09:30
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Continua il cineforum del Circolo Pensionati di Boves

Ogni venerdì sera l’Auditorium Borelli proietta alcuni dei più noti capolavori del cinema italiano in una rassegna pensata per il pubblico della terza età.

Continua il «cineforum» del «Circolo Pensionati» di Boves, previsto i venerdì sera fino ad inizio maggio (otto appuntamenti), all’Auditorium Borelli, con il patrocinio del Comune e la supervisione tecnica del bovesano Celestino Giordano.

Ottimo era stato il pubblico al primo appuntamento, la sera di venerdì 3 marzo, con Pane, amore e fantasia, il primo film della serie, protagonisti Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida. Ma presenze ancora maggiori sono arrivate, con quasi tutti gli spettatori visti la prima sera ritornati ed altri aggiuntisi, la sera del 10. Tra essi vi erano anche alcuni «coralisti» de «La Baita», i protagonisti della serata, guidati dal loro nuovo e giovane maestro, il bovesano Flavio Becchis, già direttore del «Coro Polifonico» cittadino e di tutte le varie formazioni ad esso legate.

La serata è cominciata con la presentazione Cantoma pian ca calo le valanghe (Cantiamo piano che cadono le valanghe), dei registi bovesani, trapiantati a Rosbella, Marzia Pellegrino e Sandro Gastinelli, tra i più prolifici e creativi produttori locali di «immagini in movimento, filmati, spesso davvero poeticissimi, degli ultimi decenni. L’introduzione è stata dello stesso Gastinelli, che ha ricordato come l’opera, inedita a Boves, sia stata girata dieci anni fa, in occasione dei sessanta anni del sodalizio musicale (che, ora, dopo il «COVID» si appresta a festeggiare, in ritardo, i settanta).

Nel video primeggiano i fondatori, le anime de «La Baita», per decenni, don Ugo Bessone e Nino Marabotto. I temi «guida», le «fondamenta», della corale sono «amore per la musica e la montagna ed amicizia». Son state mostrate scene di convivio, prima delle prove, passate dal venerdì al giovedì sera, in una sede che è attigua, non a caso, a quella cuneese del CAI, Club Alpino.

Le vicende de «La Baita» partono dagli anni Cinquanta (la «data di nascita» è proprio 1950), con due gruppi, che non si conoscono e che si incontrano su due panchine in giardinetti cuneesi. Infine si fondono ed integrano. I componenti alternano canto ed escursioni montane. I direttori cercano costantemente di aumentarne la qualità musicale, di insegnar loro «le note», di sfruttare a fondo le caratteristiche della voce di ognuno, di integrare gradatamente i nuovi arrivati.

Si parla del gruppo più storico e noto del settore, rispettoso, capace di cantore in varie parlate locali, (i dialoghi del filmato son in italiano con frasi in piemontese sottotitolate). Negli anni il loro repertorio è arrivato alla incredibile, unica, cifra di circa centotrenta pezzi (comprendente tutta la tradizione locale, da «La bergera» a «La cansùn busiarda», ma con pezzi da ogni parte dell’arco alpino). Cantoma pian ca calo le valanghe è il loro vero brano «simbolo», usato per festeggiare i loro sessanta anni, dopo averlo creato ed esserselo cantato tra di loro, magari nelle gite, ai rifugi, per anni.

Alla fine hanno accennato alla crisi legata, come per tanti gruppi, alla pandemia, alle difficoltà (od impossibilità) ad incontrarsi ed esibirsi. Per loro son arrivati anche i problemi generazionali, di ricambio: da sempre giovanili più che giovani hanno visto loro componenti morire o smettere l’attività… Nell’ultimo periodo vi è stata ripresa: son arrivati anche non giovanissimi ma quarantenni, attualmente si è sulla trentina di componenti. Il saluto finale lo ha portato l’assessore alla cultura Raffaella Giordano.

Ancora vera poesia contadina sarà, infatti, L’albero degli zoccoli, il 17, che fece conoscere, a livello nazionale ed al grande pubblico Ermanno Olmi. Girato in bergamasco e doppiato, è diviso in quattro capitoli ambienti nel mondo contadino di quelle campagne, affresco stupendo di una «civiltà» arrivata a quell’epoca, fine Ottocento, praticamente immutata, da tempi remoti. In occasione del film di Olmi, del 1978, capolavoro premiatissimo («Palma d’oro» a Cannes) lungo tre ore, più rigido è l’orario di inizio della proiezione, le 20,30. L’ingresso in Auditorium è, come sempre, libero.

Il «cineforum» farò, quindi, sosta il 24, per lasciar spazio a «gli Episodi» (la ormai storica compagni nota anche come «Teatro degli Episodi»), di Elide Giordanengo scena la quarta ed ultima (per il momento) serata della rassegna «Raccontar(t)e», brani letterari presentati teatralizzati (stavolta tocca al grande scrittore e commediografo novecentesco siciliano Luigi Pirandello). Si proseguirà con lo spassoso Il piccolo diavolo, protagonisti un ancor giovane comico toscano Roberto Benigni e l’americano Walter Matthau, il 31.

Ad aprile verranno proiettati I girasoli, interpretato da Marcello Mastroianni e Sophia Loren, guardando, con attualità, ad Est, il 14, Lo chiamavano Trinità, lo spaghetti western comico che lanciò la coppia Bud Spencer e Terence Hill, il 21, La vita è bella, il film sull’Olocausto che fece vincere Oscar a Roberto Benigni, il 28. Si terminerà con il bovesano, «Rasmus e il vagabondo», di Adriano Peano, che ha riempito di immagini la memoria locale, il 12 maggio.