A Saluzzo l’incontro tra studenti del Denina Pellico Rivoira e detenuti del carcere Morandi

10 marzo 2023 | 07:01
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A Saluzzo l’incontro tra studenti del Denina Pellico Rivoira e detenuti del carcere Morandi
A Saluzzo l’incontro tra studenti del Denina Pellico Rivoira e detenuti del carcere Morandi
A Saluzzo l’incontro tra studenti del Denina Pellico Rivoira e detenuti del carcere Morandi

Per i ragazzi era il primo ingresso in un carcere. Serpeggiava un po’ di tensione anche solo per tutte le regole da osservare rigorosamente: no cellulari, smartwatch, portafoglio

La mattina del 9 marzo è stata nuovamente rappresentata, per la terza volta dopo La festa del libro antico e medievale a Saluzzo e la serata “Rivela una gemma” organizzata dallo Zonta e dalla Fondazione CRS al Monastero della Stella, la lettura-spettacolo “Christine e Tommaso si raccontano”, questa volta al carcere Morandi. La troupe di attori-studenti ha avuto come pubblico i rappresentanti delle rispettive classi e i detenuti.  Lo spettacolo vede come protagonisti il Marchese di Saluzzo Tommaso III, vissuto alla fine del ‘300, autore del poema cavalleresco “Le chevalier errant”, e Christine de Pizan, (1364-1430), di origini italiane, cresciuta alla corte di Francia, autrice di più di 25 opere e considerata la prima scrittrice professionale della storia.
I due personaggi si conobbero a Parigi: Tommaso si servì dell’atelier di Christine per far realizzare le due copie preziosamente miniate del suo manoscritto.

Christine (Melissa Minetti) e Tommaso (Alberto Vizzone), accompagnati da altri personaggi dell’epoca (interpretati da Alessandro Rosso-Valerano, Maddalena Boero-Anastasia, Silvia Mate-Madame Connaissance ed Elena Crespo-Giovanna D’Arco), raccontano, anche in modo ironico e leggero, episodi significativi della loro vita avventurosa, attraverso la citazione di brani tratti dalle loro opere.  Molto attuali i pensieri che Christine, cosciente delle difficoltà e delle ingiustizie che le donne dovevano subire ogni giorno, riportò nei suoi manoscritti, in particolare in Livre de la Cité des Dames, dove emerge una critica pungente e puntuale della società maschilista del tempo.

Questa è stata l’occasione per gli attori-studento del Denina Pellico Rivoira di incontrare i compagni della Sezione Ristretta Denina. Per i ragazzi era il primo ingresso in un carcere. Serpeggiava un po’ di tensione anche solo per tutte le regole da osservare rigorosamente: no cellulari, smartwatch, portafoglio. La temperatura gelida del salone polivalente dove si è tenuta la rappresentazione non contribuiva certo a rendere accogliente il luogo. Poi magicamente si è messo tutto in moto: i costumi colorati e pittoreschi, le ultime prove, gli scongiuri, le risate, la recita, ancora una volta piaciuta molto, e, a seguire,  l’ottima pizza di produzione interna offerta dai detenuti. La mattinata si è conclusa con un lungo momento dedicato al dialogo tra studenti e detenuti che pian piano sciolgono la timidezza iniziale e iniziano a tirar fuori le domande: “Come vivete? Che cos’è la scuola per voi? Cosa vorreste dirci?”.

Ecco alcune impressioni dei ragazzi sulla mattinata: “É stata un’esperienza formativa. E’ stato bello potersi relazionare con i detenuti e capire le loro storie e i loro sbagli per poter riflettere su diverse tematiche”. “Una mattinata diversa dal normale. Ci è servita per confrontarci con persone che vivono in una realtà diversa e abbiamo avuto un’idea di com’è la routine in carcere”. “L’esperienza vissuta oggi dovrebbe essere estesa a tutti gli studenti, è importante che almeno una volta gli studenti possano conoscere questo mondo perchè lo scambio di pensieri ed esperienze con persone che hanno vissuto e vivono una vita diversa può essere una lezione importante: l’importanza della libertà può essere capita meglio da persone alle quali è stata limitata ed è per questo motivo che riescono a trasmetterne l’importanza ai giovani. Aggiungo che la recita interpretata dagli studenti del nostro istituto ha trasmesso in modo chiaro ed effettivo l’importanza della donna all’interno della società, che con la possibilità di istruirsi è allo stesso livello dell’uomo”. “L’esperienza avuta in carcere è stata illuminante: mi ha aperto gli occhi di fronte a una realtà che noi spesso, da fuori, valutiamo  negativamente. Il carcere in realtà può essere un’ esperienza educativa per i carcerati”.