La Cia di Cuneo alla nona Conferenza Economica di Cia nazionale

10 febbraio 2023 | 08:45
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La Cia di Cuneo alla nona Conferenza Economica di Cia nazionale
La Cia di Cuneo alla nona Conferenza Economica di Cia nazionale
La Cia di Cuneo alla nona Conferenza Economica di Cia nazionale

Sottolinea il 0’direttore provinciale, Igor Varrone: “Si è discusso di rimettere le agricolture al centro del Paese, con un insieme di richieste e di proposte indirizzate alle Istituzioni per costruire un futuro nel quale il settore torni a essere primario”

Si è svolta l’8 e il 9 febbraio al Palazzo dei Congressi di Roma la nona Conferenza Economica promossa da Cia-Agricoltori Italiani. Con la presenza dei vertici nazionali dell’organizzazione, dei ministri Francesco Lollobrigida, Antonio Tajani, Raffaele Fitto, del viceministro, Maurizio Leo, del senatore, Carlo Calenda, e del commissario Ue, Janusz Wojciechowski. All’iniziativa ha partecipato la delegazione di Cuneo, guidata dal presidente e dal direttore provinciale, Claudio Conterno e Igor Varrone. La costituivano i vicedirettori provinciali, Daniela Destefanis, Filomena Sammarco, Silvio Chionetti, il vicepresidente provinciale, Marco Bozzolo, il presidente dei giovani imprenditori Agia Cuneo, Luca Marenco, i presidenti delle zone di Alba, Giacomo Damonte, e di Saluzzo, Diego Botta, la presidente provinciale dei pensionati Anp, Josetta Saffirio. Dice Varrone: “Si è discusso di rimettere le agricolture al centro del Paese, con un progetto di rilancio, presentato attraverso un documento-manifesto, che poggia su quattro assi: rapporti di filiera e di mercato; servizi infrastrutture e aree rurali; clima, energia e ambiente; orizzonte Europa. Un insieme di richieste e proposte indirizzate alle Istituzioni, con l’obiettivo di costruire un futuro nel quale il settore torni realmente a essere primario”.  

Rapporti di filiera e di mercato

Il sistema agroalimentare italiano vale 550 miliardi di euro e rappresenta il 15% del Pil. Ma su 100 euro spesi dal consumatore agli agricoltori restano in tasca solo 6 euro netti sui prodotti freschi che scendono a 2 euro su quelli trasformati. Per quale motivo? I mai superati squilibri di filiera, la catena del valore troppo lunga, la scarsa concentrazione dell’offerta agricola capace di ridurre la forza negoziale, la crisi dei prezzi. “Per questo – sottolinea Varrone – non è più rinviabile una Legge ad hoc per redistribuire il reddito e assicurare alla parte agricola una quota adeguata di valore aggiunto lungo la filiera, partendo dai costi medi di produzione come limite minimo”.

Alcune soluzioni? “Adottare strumenti per una maggiore trasparenza nella composizione dei prezzi, promuovere un intervento di sensibilizzazione istituzionale che punti sui marchi del cibo Made in Italy, incentivare la vendita diretta nelle aziende agricole anche dal punto di vista turistico, avviare una campagna di comunicazione pubblica per un patto agricoltori-cittadini, introdurre l’ora di educazione alimentare negli Istituti scolastici”.

Servizi infrastrutture e aree rurali

Le aree interne rappresentano il 59% della superficie nazionale ed equivalgono a quasi la metà dei Comuni italiani: 3834. Però, a oggi, ospitano solo 13 milioni di persone –  il 18% della popolazione contro il 26% della media Ue -, con un progressivo invecchiamento e abbandono, frutto del deficit cronico di servizi e di infrastrutture. Afferma Varrone: “Bisogna invertire la rotta, sostenendo e rendendo attrattive le aree rurali. Come? Attraverso un Piano straordinario di recupero, riorganizzazione e rinnovamento dei servizi amministrativi e socio-sanitari destinati alle imprese e alle persone e con la definitiva programmazione della messa in sicurezza, il ripristino e l’ammodernamento delle infrastrutture viarie e digitali”.

Inoltre?“Serve una legge quadro sull’agricoltura famigliare e, soprattutto, un percorso di welfare differenziato e di insediamento abitativo nelle aree interne con incentivi per facilitare la permanenza e il ritorno dei giovani: Poi, occorre valorizzare il ruolo dell’agriturismo non solo come riferimento per i viaggiatori, ma anche dal punto di vista del valore sociale”.

Clima, energia e ambiente

Oggi l’agricoltura si trova a dover affrontare due grandi problemi: da una parte l’emergenza climatica  con siccità ed eventi estremi che, nel 2022, sono raddoppiati rispetto agli anni passati e hanno procurato danni per oltre 7 miliardi di euro; sull’altro fronte una crisi energetica senza precedenti a cui il settore sta cercando di dare risposte sostenibili attraverso il Green Deal chiesto dalla Ue, diventando uno dei cardini del cambiamento. Precisa Varrone:“Tuttavia, il comparto non può essere il “capro espiatorio” di tutto. Per restare al passo con i tempi, sono necessarie politiche innovative, forti e di lungo periodo”.

Ad esempio?“Favorire la ricerca per lo sviluppo di piante più resistenti ai cambiamenti climatici e alle malattie. Progettare in fretta un piano infrastrutturale di invasi e mini-invasi e riutilizzare a uso agricolo le acque reflue depurate. Promuovere una Legge nazionale contro il consumo di suolo. Semplificare le procedure per l’accesso alle misure del Pnnr su fotovoltaico e agrovoltaico, garantendo un maggior coinvolgimento degli agricoltori nelle scelte. E, poi, contro l’emergenza ungulati è necessario dare subito attuazione al Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica”.

Orizzonte Europa

Dice Varrone: “Sul dossier Ue riguardante la riduzione dei prodotti fitosanitari, Cia chiede di avviare una valutazione d’impatto oggettiva e orientata a riequilibrare le esigenze produttive agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale. Bisogna sviluppare la difesa integrata e promuovere prodotti a basso impatto come quelli di biocontrollo”.

Alcune delle altre questioni in ballo?“Tre no che danneggiano pesantemente le produzioni italiane di qualità. Il primo all’etichetta a semaforo “Nutriscore”, in quanto bisogna informare e non condizionare le scelte alimentari dei consumatori attraverso un sistema chiaro e trasparente. Il secondo no netto è alla criminalizzazione del vino con etichette fuorvianti, perché il vino è un alimento e bevuto senza eccedere fa bene alla salute. Terzo no al cibo coltivato in laboratorio, che mette in pericolo produzioni agro-zootecniche di eccellenza e identificative di territori e tradizioni”.