Mandorle, nuova coltivazione della Granda che può fare concorrenza alla frutta fresca

3 ottobre 2022 | 10:00
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Mandorle, nuova coltivazione della Granda che può fare concorrenza alla frutta fresca

Dice Maurizio Ribotta, responsabile provinciale Cia Cuneo dell’assistenza tecnica in campo: “Se si superano le difficoltà agronomiche, come le gelate tardive e alcuni agenti patogeni che colpiscono la pianta, può diventare una coltura interessante”.

Il mandorlo fa parte della famiglia delle drupacee e ha come “parenti” stretti il pesco, l’albicocco, il ciliegio e il susino. Produce la mandorla che costituisce il seme contenuto nel guscio: quest’ultimo, avvolto dalle parte morbida del mallo. E’ una coltura tipica del Sud Italia, in quanto è molto sensibile ai ritorni di freddo e, quindi, alle gelate primaverili più a rischio nel Nord del nostro Paese.

Ma da quattro-cinque anni, grazie alla selezione di varietà a fioritura più tardiva, nel mese di aprile, si sta diffondendo anche nella Granda. In particolare lungo le zone collinari e pedemontane del Cuneese, in Langa e nel Roero, dove è minore, rispetto alla pianura, il rischio di ritorno del freddo primaverile e della formazione di umidità, che favorisce l’insorgere di agenti patogeni capaci di colpire la pianta. Come la  monilia, il corineo e le batteriosi in genere. Inoltre, il mandorlo richiede di essere irrigato, con impianti localizzati a pioggia, e va messo a dimora in zone dove c’è la disponibilità di acqua. Per adesso, la coltivazione è ancora in una fase di prova e le produzioni sono di piccola quantità. Le operazioni di raccolta avvengono a settembre. Il frutto è utilizzato per il consumo fresco e le lavorazioni dolciarie. Negli ultimi tempi sta crescendo il consumo di latte vegetale ottenuto con la mandorla.

Sul motivo per cui ormai diverse aziende agricole della Granda abbiano cominciato a coltivare le mandorle ha risposto Maurizio Ribotta, responsabile provinciale di Cia Cuneo: “Si tratta di un’alternativa interessante alla frutta fresca, viste le tante problematiche con le quali, negli ultimi tempi, i produttori di quest’ultima, devono fare i conti nella coltivazione e, poi, nella vendita. Inoltre, la frutta in guscio, a parte il periodo iniziale di “allevamento” delle piante, dopo richiede meno manodopera rispetto ad altre colture. E anche in questo caso, date le difficoltà a reperire soprattutto persone specializzate nelle lavorazioni agricole, è un vantaggio”. Una coltivazione che, tra l’altro, presenta anche una discreta resa per i produttori: “A piena produzione, la lorda vendibile di base è attorno ai 12 mila euro a ettaro. Quindi, una sostenibilità economica interessante. Naturalmente ci vorrà ancora un poco di tempo per capire se è una coltura che dà continuità di reddito e se i problemi – gelate tardive e agenti patogeni – possono condizionare in modo troppo negativo alcune annate”.

In ultimo Ribotta si è espresso in merito alle condizioni che devono svilupparsi affinché questa coltivazione possa diventare davvero concorrenziale rispetto alla produzione di frutta fresca, di cui la Provincia di Cuneo resta una delle leader a livello regionale e non solo. “Se si superano le difficoltà agronomiche di cui si è detto, nelle zone collinari e pedemontane, dove sono minori i rischi di gelate tardive e c’è meno umidità rispetto alla pianura, può diventare una coltura da prendere in considerazione. Però, c’è anche bisogno di valorizzare la mandorla dandole un’identità locale legata al nostro territorio. In questo modo si creano le condizioni per costruire un mercato, una rete di acquisto con l’obiettivo di assorbire la produzione. Gli spazi ci sono”.