La traversata di Giovanni Panzera ritorna in Italia

9 agosto 2022 | 18:35
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La traversata di Giovanni Panzera ritorna in Italia

Dopo aver attraversato i Carpazi e i monti di Austria e Slovenia, il documentarista e cicloamatore cuneese è tornato a scalare alcune mitiche vette delle Dolomiti in direzione Via del Sale.

Continua il viaggio in solitaria in bicicletta per Giovanni Panzera, ambasciatore del cicloturismo cuneese nel mondo nominato dall’ATL. Dopo aver attraversato i Carpazi in Romania e le principali salite della Slovenia e dell’Austria, infatti, Giovanni è rientrato, attraverso il Brennero, in Italia, dove nei giorni scorsi ha già avuto modo di scalare alcune delle cime più mitiche per gli appassionati di ciclismo.

Già a partire dal confine tra Austria e Italia, in particolar modo due sono state le tappe più impegnative per il documentarista cuneese: il Passo di Monte Giovo e il Passo del Rombo. Due scalate estremamente insidiose, soprattutto per via dei dislivelli che portano con sé. La vetta del Monte Giovo si trova infatti a quota 2094 metri raggiunti dopo 19 km con partenza dall’abitato di Vipiteno a quota 948 metri. Quella del Rombo, invece, è la classica salita maledetta dai ciclisti delle gare a tappe, per via dei suoi 29 km con un dislivello di 1742 metri e pendenze medie oscillanti tra il 14 e il 15 %. Un’impresa resa ancora più faticosa per Giovanni dalle condizioni meteo non esattamente ottimali, con il Rombo che è una delle zone più fredde delle Alpi, praticamente sempre attraversata da un forte vento piuttosto freddo. Dopo aver pedalato sulla linea di confine italo-austriaca Giovanni è entrato definitivamente in Italia dal Passo Resia, dove sorge uno dei luoghi più suggestivi e visitati dell’intero arco alpino, vale a dire il campanile sommerso di Curon.

Dopodiché è arrivato il famigerato passo dello Stelvio.“Come nel 2019 mi ritrovo a faticare sui 48 tornanti di Sua Maestà lo Stelvio, – ha commentato Giovanni – una salita che non ha bisogno di molti commenti, ma che su ogni tornante regala vedute mozzafiato ed emozioni uniche. Più in alto ci osserva ciò che rimane del ghiacciaio dell’Ortles che come tutti i ghiacciai delle Alpi sta soffrendo queste estati anomale”. Grazie alla scelta di optare per una bicicletta “gradel”, adatta a qualsiasi terreno, il documentarista cuneese ha avuto anche modo di salire su alcune cime particolarmente suggestive ma sprovviste di una strada asfaltata per raggiungerle. In modo particolare Giovanni ha potuto scalare l‘Ortles, la vetta più alta del Trentino con i suoi 3905 metri, e il Gran Zebrù, raggiungendo con relativa facilità il Rifugio Pizzini a quota 2706 metri. Mitico per le imprese sportive qui compiute, anche il Passo Gavia, che Giovanni ha scalato nei giorni successivi. Suggestiva ed emozionante, infine, è stata la traversata che ha concluso la seconda parte del quinto capitolo del progetto “Pedalando tra le aquile” di Giovanni Panzera, vale a dire la “strada degli eroi” sul Monte Pasubio. 10 km che salgono dai 1162 metri ai 1928 dove si trova il rifugio Gen. Achille Papa, sterrata all’inizio e poi interamente scavata nella roccia, accanto a strapiombi di centinaia di metri. Queste zone furono teatro dei più violenti scontri armati e il nome “strada degli eroi” è stata dedicata a 12 medaglie d’oro al valor militare che combatterono proprio sul Pasubio. Dal 1922 questa zona è stata decretata “zona sacra della Patria.

Ancora una volta faticando e sudando su questo sterrato a volte con pendenze importanti, ho pensato e ricordato quei poveri ragazzi che vennero mandati al fronte a combattere una guerra, che come tutte le guerre è assurda. Come sempre rimango sbalordito dalla grande capacità nel progettare e realizzare questi veri e propri monumenti di ingegneria stradale” è stato il commento di Giovanni.