Medici obiettori di coscienza, i Radicali si difendono dalle accuse: “Dati forniti dall’ASL”

1 luglio 2022 | 09:30
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Medici obiettori di coscienza, i Radicali si difendono dalle accuse: “Dati forniti dall’ASL”

A seguito della risposta piccata del direttore dell’ASL e del primario di Ginecologia dell’ospedale di Mondovì-Ceva che accusava di falsità il report sull’aborto rilasciato lo scorso febbraio, i Radicali rispondono dichiarando “poca trasparenza” da parte delle autorità sanitarie.

Torna a fare notizia la questione aborto e medici obiettori di coscienza nella Granda. Lo scorso febbraio l’Associazione Radicali Cuneo aveva infatti divulgato un report che dichiarava che ben il 45% dei medici della Provincia di Cuneo non erano disponibili a praticare gli aborti, denunciando in modo particolare la realtà ospedaliera di Mondovì-Ceva, dove l’88% dei medici si dichiara obiettore e soltanto un ginecologo su otto è disponibile ad applicare l’interruzione volontaria di gravidanza.

Nei giorni scorsi è arrivata la risposta ufficiale da parte del dottor Mirco Grillo e della dottoressa Alice Peroglio Carus, rispettivamente direttore dell’ASL monregalese e primario di Ginecologia a Mondovì-Ceva che, attraverso le colonne di “Provincia Granda” hanno smentito i dati forniti dai Radicali, dichiarando la presenza di tre medici non obiettori e che “le cose non stanno assolutamente come descritto dai membri dell’Associazione Ginafranco Donadei”.

Gli stessi Radicali hanno risposto alle accuse dei medici attraverso una nota firmata dall’avvocata Giulia Crivellini (Tesoriera di Radicali Italiani) e da Filippo Blengino, Alexandra Casu, Alessia Lubée e Alice Depetro  (rispettivamente Segretario, Tesoriera, Presidente e membro di direzione dell’Associazione Radicali Cuneo – Gianfranco Donadei). “Grillo e Peroglio Carus dichiarano a mezzo stampa che sono tre i medici non obiettori a Mondovì-Ceva, aggiungendo ‘che le cose non stanno affatto’ come da noi descritte. Peccato che, quei dati, ce li abbiano forniti proprio loro! C’è evidentemente un enorme problema di trasparenza, da parte di un servizio sanitario che prima sostiene una cosa, poi non risponde alle lettere formali nei contenuti (se non con poche righe) e poi, a mezzo stampa, cambia versione. A questo punto una domanda ci sorge spontanea: quali sono i dati corretti e aggiornati?” si legge nella nota dei Radicali, cui è allegato anche il documento ufficiale dell’ASL a cui si fa riferimento.

“Urge – concludono i radicali – un’operazione di trasparenza, e questo in tutta Italia. Tutti i dati sul tema devono essere aperti, di qualità, aggiornati in tempo reale. Continuare a fornire dati a singhiozzo o riferiti ad anni prima, citare qualche numero senza mostrare un quadro complessivo, dimostra una sospetta volontà politica: quella di mantenere una fitta nebbia su una questione fondamentale”.