Tra clima e guerra, l’agricoltura cuneese guarda al futuro sperimentando

19 marzo 2022 | 12:15
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Tra clima e guerra, l’agricoltura cuneese guarda al futuro sperimentando
Tra clima e guerra, l’agricoltura cuneese guarda al futuro sperimentando
Tra clima e guerra, l’agricoltura cuneese guarda al futuro sperimentando

Dal palco della Fiera della Meccanizzazione Agricola di Savigliano, i rappresentanti di Coldiretti Cuneo parlano delle coltivazioni del futuro, dal mandorlo all’arachide. Occorre investire su nuove produzioni agricole, tutela del patrimonio boschivo ed energie rinnovabili.

Il cambiamento climatico, anche alla luce delle nuove difficoltà legate alla guerra in Ucraina, all’instabilità dei mercati internazionali e all’incertezza sulla sostenibilità finanziaria delle aziende agricole, impone un radicale cambio di prospettiva per innovare l’agricoltura, con gli imprenditori cuneesi in prima linea nel riorganizzarsi, allargare orizzonti e ripensare strategie a lungo termine. È quanto è emerso al convegno organizzato da Coldiretti Cuneo alla 39esima Fiera Nazionale della Meccanizzazione Agricola di Savigliano.

In un padiglione Agrimedia gremito fino ai limiti imposti dall’emergenza sanitaria, sono stati molto apprezzati gli interventi dei relatori, moderati dal Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu. Il prof. Andrea Giuliacci, noto meteorologo e climatologo, divulgatore sulle reti TV Mediaset, ha tratteggiato con estrema chiarezza il fenomeno del cambiamento climatico: “Stiamo vivendo gli anni più caldi della storia d’Italia e le temperature sono destinate a salire ancora. In circa 50 anni si è dimezzata la superficie dei ghiacciai in Piemonte, riducendo la disponibilità d’acqua nei mesi estivi. Con l’aumento del calore aumenta anche l’intensità degli eventi piovosi che attesta l’estremizzazione in atto del clima, accompagnata da uno sfasamento delle stagioni; la primavera, ad esempio, anticipa il suo arrivo di 4 giorni ogni decennio, tanto che crescono in frequenza le gelate tardive con gravi rischi per le colture”.

In un quadro così critico non mancano spiragli di luce: “In futuro pioverà meno poiché le precipitazioni si concentreranno in pochi episodi, ma ciò  – ha spiegato Giuliacci – non significa che non avremo più acqua a disposizione, si tratterà invece di ridurre al minimo gli sprechi: un nuovo scenario in cui l’agricoltura si sta muovendo con prontezza”. A fronte di una bassissima quantità di acqua piovana, pari all’11%, che oggigiorno viene trattenuta, Coldiretti sostiene la realizzazione di una rete di piccoli invasi a basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, utili a conservare l’acqua e a distribuirla in modo razionale.

Nel corso del convegno sono state presentate le esperienze di alcuni imprenditori della Granda che mostrano la grande capacità di adattamento della nostra agricoltura. Si tratta di aziende che hanno investito in colture poco usuali nelle nostre campagne come il mandorlo, pianta originaria dell’Asia che ben sopporta la siccità, l’arachide, pianta erbacea originaria del Sud America che ha un’ottima resistenza alle alte temperature e al clima secco, il noce nelle varietà californiane che ben si prestano a tollerare i forti sbalzi termici dall’estate all’inverno. E ancora, il ritorno delle antiche varietà di grano, straordinario esempio di biodiversità, che hanno esigenze idriche molto ridotte rispetto agli altri cereali.

“Le esperienze raccontate​​ – ha dichiarato il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvoattestano il dinamismo degli imprenditori agricoli cuneesi, aperti alla sperimentazione, all’innovazione, alla diversificazione e alla riduzione dell’impatto ambientale. Temi chiave per rispondere al cambiamento climatico che oggi si connette drammaticamente agli effetti della guerra e della pandemia, che, insieme, ci danno un importante insegnamento: produrre cibo è un tema strategico ed è essenziale investire sulla sovranità alimentare per ridurre la dipendenza dall’estero, sostenendo chi garantisce gli approvvigionamenti, ossia gli agricoltori”.

Il Vicedirettore del CAP Nord-Ovest Diego Bono ha illustrato i servizi che il Consorzio Agrario propone agli imprenditori agricoli per difendersi dagli effetti del cambiamento climatico: “Mettiamo a disposizione servizi per ridurre l’impiego di acqua, principalmente impianti di irrigazione, soluzioni per ridurre gli effetti delle avversità atmosferiche, dalla grandine alla brina, e tecnologie 4.0, dai satelliti ai software in grado di limitare l’impatto sul suolo e sull’aria e migliorare le tecniche produttive”.

“È vero che gli agricoltori – ha concluso Moncalvo – non possono che difendersi da alcuni effetti del cambiamento climatico, investendo in strutture antibrina o antigrandine e stipulando polizze assicurative, che necessitano però di un miglioramento. Tuttavia, dimostrano ogni giorno di essere protagonisti attivi del cambiamento, capaci di cogliere nuove opportunità di crescita. L’agricoltura è il più importante mitigatore degli effetti del cambiamento climatico, un monito per investire su nuove produzioni agricole, sulla tutela del patrimonio boschivo e sulle energie rinnovabili con fotovoltaico sui tetti e biogas dai reflui zootecnici”.