Saluzzo, si è parlato di disturbi alimentari con gli allievi del “Denina Pellico Rivoira”

24 marzo 2022 | 19:00
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Saluzzo, si è parlato di disturbi alimentari con gli allievi del “Denina Pellico Rivoira”

“Corpi senza peso, storie di anoressie e guarigioni possibili” un incontro sui temi dei disturbi alimentari

Nell’ambito della rassegna STORIE DI (DIS)PARI OPPORTUNITA’ promossa dalla Consulta Pari Opportunità del Comune di Saluzzo e dalla Rete contro la violenza sulle donne, gli allievi del Denina Pellico Rivoira hanno partecipato martedì 15 marzo all’incontro «Corpi senza peso, storie di anoressie e guarigioni possibili» sui temi dei disturbi alimentari.

L’interessante confronto si è svolto presso il teatro Magda Olivero di Saluzzo con Ilaria Caprioglio, ex modella, prima donna sindaco della città di Savona e autrice di numerosi libri e saggi sui disturbi alimentari, la dott.ssa Maria Barrera, psicologa e presidente della Consulta pari opportunità del Comune di Saluzzo e psicologa dello sportello d’ascolto del nostro Istituto, e la dott.ssa Anna Maria Pacilli, psichiatra e psicoterapeuta.

La tematica è parte integrante del curricolo delle classi dell’indirizzo “Sanità e Assistenza Sociale” e coinvolge trasversalmente tutti gli insegnamenti dell’area di indirizzo (psicologia, metodologie operative, scienze) e dell’area generale, ma è prima di tutto un delicato problema molto comune tra i ragazzi, come afferma una delle nostre allieve: “Mi sono ritrovata molto in quello che hanno detto. Purtroppo nemmeno io ho un buon rapporto con il cibo”.

Il dibattito ha toccato molti punti e aspetti del difficile rapporto con se stessi: disturbi alimentari, ansia, canoni di bellezza, cattivi maestri, accettazione e distorsione della propria immagine.

“Tutti i mostri con i quali combattiamo ogni giorno e che ci uccidono a poco a poco, e non ce ne accorgiamo” continua ancora un’allieva “Sentire la storia di una donna che ha avuto questo problema da giovane, mi ha fatto capire che siamo in tanti ogni giorno a combattere questi mostri”..

L’incontro ha arricchito i ragazzi, donando loro una nuova consapevolezza su un tema molto delicato. L’ex modella ha ricordato ai ragazzi quanto siano importanti tre parole chiave: Il sapere, che riguarda le conoscenze, il saper fare che riguarda le capacità, le abilità e l’esperienza e il saper essere, che investe i comportamenti e gli atteggiamenti, e ha a che fare con l’identità. Ha fatto molto riflettere la sua affermazione per cui, solo nel vocabolario, la parola “successo” viene prima di “sudore”, in quanto la vita è fatta di sacrifici e sforzi necessari per crescere che, per fortuna, vengono sempre ripagati in qualche modo. Ha incoraggiato i ragazzi a chiedere aiuto a un amico, ai genitori, ai professori, nel momento in cui si presentasse il problema, e ha ricordato che da soli non se ne può uscire. Ha poi rimarcato l’importanza di volersi bene, di amare se stessi, di piacersi, perché solo se ognuno di noi si ama può essere più propenso ad affrontare le avversità della vita. La psicologa ha inoltre spiegato come la parola “controllo” possa essere sostituita dalla parola “gestione”, in quanto spesso il controllo sfugge di mano e conduce a acquisire una scarsa autostima.

Ampio spazio è stato dato poi all’importanza delle emozioni, che non si possono anestetizzare con sostanze, o altresì inibire, ma che bisogna imparare a riconoscere e a gestire.

Nell’ottica di una sinergia virtuosa, la dottoressa Barrera ha presentato ai ragazzi la dottoressa dell’ASl CN1, la quale ha fornito indicazioni su come poter accedere al servizio per avere assistenza ed esser aiutati e seguiti per affrontare tale problema.

Le riflessioni scaturite dall’incontro sono state molte e significative. “Mi ha colpito sentire quanti adolescenti si sentano soli, in un mondo pieno di amici virtuali”, ha affermato una studentessa.

Troppe persone si chiudono in un guscio, pensando di non piacere a nessuno e invece dovrebbero attraversare lo schermo dell’apparenza e mettersi in gioco. Il dialogo, anche solo una parola, può aiutare a risolvere il problema. Il percorso per l’accettazione di sé è molto lungo e spesso impervio, ma vale davvero la pena praticarlo.