Demarchi (Lega): “guerra in Ucraina completa la ‘tempesta perfetta’ dell’agricoltura italiana”

10 marzo 2022 | 15:04
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Demarchi (Lega): “guerra in Ucraina completa la ‘tempesta perfetta’ dell’agricoltura italiana”

“Cosa resterà della nostra agricoltura, di produzioni anche di eccellenza come il riso, la frutta o i vigneti?” si chiede il consigliere regionale

Scrive Paolo Demarchi, consigliere regionale della Lega.

“Gentile direttore,

con la guerra in Ucraina la “tempesta perfetta” verso la quale la nostra agricoltura e la nostra zootecnia stavano già correndo ha raggiunto il suo paradosso più tragico e folle: agli allevatori conviene abbattere gli animali e chiudere le stalle piuttosto che continuare a sopportare aumenti divenuti ormai insostenibili. Il prezzo di luce e gas è triplicato, il costo dei mangimi è cresciuto del 50% in 8 mesi. Il latte viene venduto in perdita: produrne un litro costa oggi 46 centesimi, mentre i molti caseifici lo pagano meno. Anche questo è il risultato della sempre più soffocante dipendenza dell’Italia dalle materie prime estere. Il 53% del mais per l’alimentazione animale, infatti, viene importato. E questo mentre in dieci anni le nostre stalle si sono dimezzate, passando da oltre 50mila ad appena 26mila, e i nostri agricoltori sono sempre stati lasciati più ai margini, a pagare i concimi il 170% in più e il gasolio verde un euro e venti al litro, quando costava 70 centesimi.

La verità è che non siamo più un popolo di contadini, ma di meri trasformatori che si compiacciono di quanto le loro produzioni abbiano successo sui mercati internazionali senza però ammettere che vengono garantite dalle importazioni da Paesi esteri, in particolare dall’Est Europa. A proposito, la cerealicoltura rappresenta un caso paradigmatico: l’Italia non può garantire a se stessa abbastanza grano semplicemente perché coltivarlo non è più redditizio, e questo ben prima che scoppiasse la bolla dello sconsiderato aumento dei prezzi di produzione. La nostra economia, nella spasmodica ricerca di business più lucrosi, ha semplicemente lasciato i nostri agricoltori (ma il discorso vale anche per gli allevatori) sempre più soli, ingranaggi secondari di un meccanismo che guarda innanzitutto al profitto.

Quindi, al netto della crisi Ucraina, resta sullo sfondo una domanda: cosa resterà della nostra agricoltura, di produzioni anche di eccellenza come il riso, la frutta o i vigneti? La risposta, senza timore di passare per Cassandre, è purtroppo molto poco. Consoliamoci: potremo sempre farci prendere per il collo dalla potenza estera di cui saremo più succubi in base alle nostre necessità.

Se saremo travolti dallo Tsunami è solo perché il frangiflutti lo abbiamo smantellato. E da un pezzo. Ora la guerra è già in casa nostra. Ed è per questo che la sovranità alimentare diventa anche una questione di sicurezza nazionale”.