A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz

16 febbraio 2022 | 09:01
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A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz
A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz
A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz
A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz
A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz
A MEMO4345 la commemorazione della seconda deportazione da Borgo ad Auschwitz

Nel 78° anniversario della seconda deportazione che ha visto protagonista il nostro territorio, al Museo della Memoria di fianco al Memoriale dei deportati di Borgo San Dalmazzo, Antonio Brunetti e Adriana Muncinelli hanno raccontato le storie delle famiglie coinvolte in quel dramma.

È stato un pomeriggio molto toccante quello che si è tenuto ieri presso MEMO4345, il Museo della Memoria inaugurato lo scorso settembre a pochi passi dal Memoriale dei Deportati della stazione di Borgo San Dalmazzo. Ricorreva infatti il 78° anniversario della seconda deportazione che ha visto direttamente coinvolta Borgo San Dalmazzo durante la seconda guerra mondiale, nell’ambito della quale 26 ebrei internati nel campo cittadino, venivano fatti salire sui famigerati vagoni-merci e deportati ad Auschwitz (via Fossoli).

Una delle pagine più nere della storia cuneese, che è stata raccontata con dovizia di particolari dall’Avvocato Antonio Brunetti, nipote del partigiano Isacco Levi, unico della sua famiglia a non essere stato deportato e ucciso nei campi di sterminio, e da Adriana Muncinelli, curatrice di MEMO4345 ed esperta di Shoah nel territorio. Nell’incontro è intervenuta anche Luisa Agricola, assessore alla cultura del Comune di Borgo San Dalmazzo.

Tante le riflessioni interessanti e drammatiche su cui si è posta l’attenzione. Su tutte spicca sicuramente la presa di coscienza del fatto che a gestire e controllare il campo di Borgo San Dalmazzo furono i soldati della Repubblica Sociale Italiana e non i nazisti, che parteciparono alla sua fondazione ma che lo affidarono ai fascisti italiani dopo non molto tempo. Una risposta con i dati di fatto della storia a tutti coloro, e sono ancora purtroppo molti, che continuano a sostenere ottusamente il mito degli “italiani brava gente”, innocenti e “passivi” di fronte alla bestialità nazista. Dopodiché sono state raccontate le due famiglie di ebrei cuneesi coinvolte nella deportazione del 15 febbraio 1944, in alcuni ritratti molto intimi, volti a far comprendere l’umanità di tutti gli innocenti barbaramente mandati a morire in quel periodo storico (del convoglio partito 78 anni fa saranno soltanto due le persone che torneranno a casa).