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A Peveragno la storia della tragica scalata di 4 alpinisti alla Parete Nord dell’Eiger

12 novembre 2021 | 09:56
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A Peveragno la storia della tragica scalata di 4 alpinisti alla Parete Nord dell’Eiger
A Peveragno la storia della tragica scalata di 4 alpinisti alla Parete Nord dell’Eiger
A Peveragno la storia della tragica scalata di 4 alpinisti alla Parete Nord dell’Eiger

Un tentativo che si concluderà in tragedia e solo uno di loro si salverà, mentre il corpo senza vita di un altro resterà appeso alla Parete Nord per quasi due anni diventando contemporaneamente attrazione e monito per turisti e scalatori

Peveragno. La sezione CAI di Peveragno propone alle 21 di venerdì 19 novembre nella sala SMAC (via San Giorgio 34) lo spettacolo teatrale di Mattia Conti “Agosto 1957 Eiger: l’ultima salita”, ispirato alla vicenda di quattro alpinisti e del loro tentativo di scalata alla Parete Nord dell’Eiger che divenne tragedia.

“Agosto 1957. Claudio Corti e Stefano Longhi, due lecchesi, decidono di rincorrere un sogno: essere i primi italiani a conquistare la mitica (e famigerata) Parete Nord dell’Eiger (Svizzera ndr). La scalata si rivela drammatica, alla cordata dei due italiani si affianca quella formata da due scalatori tedeschi. La progressione è lenta e condizionata da continue scariche di sassi e ghiaccio.
L’Orco non smentisce la sua fama. Il tentativo si concluderà in tragedia. Dei quattro alpinisti solo Claudio Corti sarà salvato. Dei tedeschi si perderanno le tracce. Il corpo senza vita di Stefano Longhi resterà appeso alla Parete Nord per quasi due anni diventando contemporaneamente attrazione e monito per turisti e scalatori” si legge nella nota di presentazione dello spettacolo.

Sul palco Alberto Bonacina e Sara Velardo, musiche di Sara Velardo,  direzione tecnica di Matteo Binda, fonico Luca Zugnoni, coordinamento alla produzione di Roberta Corti e regia di Alberto Bonacina.

L’EIGER. Nell’Oberland Bernese, in Svizzera, si trova una montagna alta 3.970 metri, che porta il nome Eiger (Orco in italiano) con la Parete Nord conosciuta anche come Nordwand o Eigerwand. Per un soffio non entra nella schiera dei quattromila delle Alpi; la sua altitudine è superata dalle vicine vette del Mönch (4.099 m) e della Jungfrau (4.158 m). Nonostante ciò è una delle montagne più famose e conosciute del mondo grazie alla sua imponente Parete Nord, una bastionata rocciosa coperta di neve e ghiaccio, alta oltre 1.800 metri e con una larghezza alla base di circa 2.500 metri. Non avendo altre vette davanti è uno dei punti più esposti delle Alpi ai fronti nuvolosi o temporaleschi provenienti da nord e da nord-ovest che causano improvvise tempeste dagli effetti devastanti per chi si trova in parete. Inoltre è continuamente attraversata da scariche di massi, neve, ghiaccio e cascate d’acqua; è martoriata dalle slavine col brutto tempo e dalla caduta di pietre appena fa caldo. Ciò rende la sua salita unica e pericolosissima. Il fascino di questa montagna, denominata “Orco mangiatore di uomini”, è dovuto al suo aspetto terrificante e al fatto che la sua massa è costituita interamente da calcare in gran parte friabile. È una delle più alte pareti calcaree delle Alpi. La Parete Nord è visibile interamente da Grindelwald e da Kleine Scheidegg le località turistiche intorno al gruppo della Jungfrau perciò tutti i tentativi di salita, le glorie e le tragedie, sono state seguite da cannocchiali e occhi curiosi in ogni momento del loro svolgersi. Non esiste altra montagna al mondo che eserciti un’attrazione paragonabile a quella dell’Eiger.

PRIMI TENTATIVI DI CONQUISTA DELLA PARETE NORD. Il 21 agosto 1935 Max Sedlmayer e Karl Mehringer salgono per la via diretta ma muoiono congelati il 25 agosto dopo diversi giorni di cattivo tempo. Da quel momento il luogo del ritrovamento dei corpi prende il nome di “bivacco della morte”. Il 18 luglio del 1936 i tedeschi Andreas Hinterstoisser e Toni Kurtz insieme agli austriaci Edi Rainer e Willi Angerer salgono la parete in due cordate distinte. Con la sua celebre traversata, Hinterstoisser è il primo a trovare la chiave della salita ma quando tutti l’hanno effettuata ritira la corda, rendendo impossibile il ritorno. Nella bufera, mentre tentano di tornare indietro, tre di loro precipitano mentre Toni Kurtz è ancora vivo. Trascorrerà due giorni e una notte invocando aiuto; morirà di sfinimento a circa due metri dalla corda che avrebbe potuto salvarlo ma che era impossibile da raggiungere. Il 21 giugno 1938 un’altra tragedia: i vicentini Mario Menti e Bartolo Sandri, due tra i migliori arrampicatori del Veneto, salgono l’itinerario di Sedlmayer e Mehringer. Un terribile temporale li strappa dalla parete la sera del primo giorno di ascensione, uccidendoli.

LA CONQUISTA DELLA PARETE NORD. Il 24 luglio 1938, dopo tre giorni di lotta disperata, i tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vörg e gli austriaci Heinrich Harrer e Fritz Kasparek riescono a trionfare.

LA TRAGEDIA DEL 1957. La tragedia che si svolse sulla Nord dell’Eiger nel 1957 cominciò sabato 3 agosto e terminò lunedì 12, all’indomani del drammatico salvataggio di Claudio Corti dalla parete. Tra i soccorritori si trovavano Lionel Terray, Riccardo Cassin e Carlo Mauri. Persero la vita i tedeschi Günther Nothdurf, un rocciatore di grandissima classe, Franz Mayer e il lecchese Stefano Longhi il cui corpo restò appeso in parete per due anni come macabro monito. L’altro lecchese, Claudio Corti, l’11 agosto venne portato in salvo con un cavo d’acciaio lungo le fessure terminali. I corpi dei due tedeschi vennero trovati soltanto il 22 settembre 1961 sul bordo del canalone che sbocca sul nevaio del versante ovest. Si appurò che morirono di freddo e stanchezza. Il luogo dove c’era la tendina che i due tedeschi lasciarono a Corti, ferito alla testa da un sasso, si chiama da allora “Bivacco Corti”.