dedicato a lui |
Provincia di Cuneo
/

Peveragno, nella sua Madonna dei Boschi il pomeriggio in ricordo di Don Giorgis

14 agosto 2021 | 16:08
Share0
Peveragno, nella sua Madonna dei Boschi il pomeriggio in ricordo di Don Giorgis
Peveragno, nella sua Madonna dei Boschi il pomeriggio in ricordo di Don Giorgis
Peveragno, nella sua Madonna dei Boschi il pomeriggio in ricordo di Don Giorgis
Peveragno, nella sua Madonna dei Boschi il pomeriggio in ricordo di Don Giorgis

La “Compagnia del Birùn” ha proposto “I suoi raggi arriveranno anche qui”, spettacolo teatrale dedicato ad alcuni tratti della vita e del pensiero dell’illustre peveragnese deceduto novantenne il 6 agosto 2015

«I suoi raggi arriveranno anche qui» è il titolo della trasposizione teatrale di alcuni tratti della vita e del pensiero di Giovanni Giorgis, peveragnese illustre deceduto novantenne il 6 agosto 2015. Prete, appassionato studioso e instancabile divulgatore della Bibbia, rifondatore dello scoutismo monregalese soppresso dal fascismo negli anni Venti del secolo scorso, parroco per oltre vent’anni a Prato Nevoso.

Artefice e protagonista del momento, a Madonna dei Boschi di Peveragno, davanti ad un pubblico numeroso ed attento (posti distanziati e mascherine, prenotazioni), nel pomeriggio di domenica 8 agosto, è stata la «Compagnia del Birun», con il suo Giorgio Casiraghi, ad offrirsi al palcoscenico, il bovesano Giorgio Casiraghi, marito della regista Elide Giordanengo.

Il «recital» (regia di Elide Giordanengo, testi di Giovanni Giorgis, drammaturgia di Simona Grosso, musiche di Sara Bondi e Elena Giordanengo), già programmato per l’agosto dello scorso anno, ma rimandato a causa dell’emergenza sanitaria, ha visto un Casiraghi (origini e formazione milanesi che si vedono), come sa fare lui, è rimasto se stesso, con la sua forte personalità, ma «entrando» nel personaggio, «immedesimandosi», senza retorica, pieno di garbo e rispetto. Non è un caso se, a fine «perfomance», uno degli organizzatori (che ben conosceva lo scomparso prete) lo ha chiamato «don Giorgio».

Lo spazio scelto è stato «anfiteatro» naturale, verso i boschi e la collina su cui ancora sono i ruderi del castello di Forfice (centro da cui ha avuto origine Peveragno), alle spalle della casa dove don Giorgis ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, fondato il gruppo di riflessione biblica «La tenda dell’Incontro» (ora a lui dedicata).

L’idea dell’iniziativa («per mantenere viva la memoria di una guida spirituale che in vita, “con la Bibbia in mano e nel cuore”, a tante persone ha “indicato strade, rischiarato cammini, tolto pesi inutili, regalato amicizia, reso più bella e felice la vita, e che ancora può irradiare luce e forza per molti”») è nata da un suggerimento partito da peveragnesi (come Leo Alberti), ringraziati, durante una cena con componenti della «La Tenda» (ha salutato i convenuti, sorridente, Elisa Bonanate), che, subito, hanno consigliato «La Compagnia»…

Casiraghi ha letto ricordi e riflessioni dello stesso don Giorgis, raccolti in volume («I passi del mio cammino») e messi a disposizione dei partecipanti proprio in questa occasione. Ha spaziato dalla infanzia, dal rapporto con la madre, ricco di amore, ma, come nella tradizione e nella indole locale, specie del mondo contadino, parco di esternazioni di affettività, di un rapporto seminariale con la Chiesa preconciliare nel quale molto si puntava ad istaurare un rapporto di «ubbidienza» molto forte nel Clero, di studi biblici approfonditi in seguito, andando ben oltre il «Nuovo Testamento», di un Concilio acconto con entusiasmo, pagandone anche il prezzo (in termini di «carriera», senza rimpianti), di un intendere l’ecumenismo in senso ampio (il comprendere come molti si considerino «atei» per non poter accettare un «Dio» rigidamente «definito», adatto solo a «devoti»)… La figure dell’uomo e del prete, mirabilmente descritte, son parse amalgamate da una grande serenità e da una saggezza raggiunta, capace di far guardare indietro, alla vita, con dolcezza…

I componenti della «Compagnia», tra cui tanti giovani e giovanissimi, hanno «ruotato» intorno all’attore-lettore, portando nella scenografia di pareti fucsia fotografie della vita del prete e di persone significative del suo percorso, come il teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer, oppositore del nazismo e morto in campo di concentramento (sulla esigenza, anche per i cristiani, di ribellione in certe situazioni), o don Primo Mazzolari, parroco e scrittore cremonese novecentesco conciliare ed antifascista…