Aderire all’iniziativa “Io sono impresa”

22 marzo 2020 | 11:45
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Aderire all’iniziativa “Io sono impresa”

L’iniziativa “Io sono impresa” lanciata dalla Confcommercio regionale ha bisogno del supporto dei cittadini, a difesa delle piccole realtà commerciali che non sono state sufficentemente supportate dal decreto governativo “Cura Italia”. Per farlo basta consultare il sito www.iosonoimpresa.it”

L’iniziativa “Io sono impresa” della Confcommercio regionale è diventato un appello rivolto ai cittadini affinché la voce delle imprese possa arrivare alle istituzioni allo scopo di far integrare quanto disposto dal decreto governativo “Cura Italia” ritenuto deficitario per quanto concerne i commercianti, i piccoli imprenditori, i professionisti. La Confcommercio regionale ha avanzato una sua proposta basata su 10 punti, che ha voluto appunto chiamare “Io sono impresa”. Si tratta di richieste pensate per aiutare l’economia in questa fase di grave emergenza sanitaria, che rischia di compromettere gravemente la situazione del nostro Paese. Per aderire all’iniziativa, rivolta come detto a tutti i cittadini, basta andare sul sito www.iosonoimpresa.it

Anche Luca Chiapella, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia della Provincia di Cuneo ha sottolineato che: ” Le misure adottate dal Governo nel decreto “Cura Italia” sono totalmente insufficenti per i settori rappresentati. La grave emergenza economica in cui versano le imprese del Paese sembra non aver  trovato lo spazio adeguato in “Cura Italia” e per questo motivo, insieme alle Ascom Confcommercio di diversi territori, l’Associazione si è fatta promotrice dell’iniziativa #IOSONO IMPRESA, un grande appello collettivo raggiungibile all’indirizzo www.iosonoimpresa.it”.

In gioco c’è la sopravvivenza delle piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale del Piemonte e del nostro Paese e dei negozi di vicinato che rappresentano il punto di riferimento per tutta una comunità. Il rischio della chiusura, che aleggia su migliaia di imprese, botteghe, negozi, pubblici esercizi e ambulanti, è qualcosa che l’Italia non si può permettere, specie nell’ottica della ricostruzione di quel tessuto sociale ed economico che l’emergenza coronavirus ha compromesso.