Coronavirus, tra dati reali e fake news. Cosa sappiamo e la situazione in Piemonte

2 febbraio 2020 | 10:34
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Coronavirus, tra dati reali e fake news. Cosa sappiamo e la situazione in Piemonte

I dati aggiornati, le informazioni utili e le risposte alle domande frequenti

Cuneo. Da quando, lo scorso 9 gennaio, l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno identificato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo (il 2019-nCoV), in tutto il mondo si è scatenato il panico. Una psicosi che non ha risparmiato la provincia di Cuneo, dove sono molti i cittadini che hanno smesso persino di frequentare negozi e ristoranti cinesi, come se il solo fatto di accostarsi a una persona dai tratti somatici asiatici possa trasmettere, per motivi sconosciuti alla scienza, il virus agli altri. Nulla di più falso, ovviamente. Proprio per questo è necessario fare chiarezza, utilizzando i dati diramati dall’Istituto superiore di Sanità.

In primis, di cosa si tratta?  Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. I coronavirus (CoV), si legge sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica «sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie».

Quanti casi in Cina? I casi confermati sono, ad oggi, 11955. I decessi sono 259.
Quanti casi in Europa? I casi confermati nel continente europeo sono 22. Due in Italia: si tratta di una coppia di turisti cinesi in vacanza.
Quanti decessi fuori dalla Cina? Uno. Si tratta di un uomo di 44 anni, cittadino cinese proveniente da Wuhan morto ieri nelle Filippine a causa del nuovo coronavirus. A riferirlo è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui si tratta del primo decesso fuori dalla Cina. L’uomo era stato ammesso al San Lazaro Hospital di Manila il 25 gennaio scorso con febbre e tosse e la sua situazione si è aggravata nelle ultime 24 ore fino alla morte, sopraggiunta ieri. «Vorrei sottolineare che questo è un caso importato senza prova di trasmissione locale», ha dichiarato il segretario alla Sanità di Manila, Francisco Duque.

Quali sono i sintomi? I sintomi più comuni di un’infezione da coronavirus nell’uomo includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. In particolare: i coronavirus umani comuni di solito causano malattie del tratto respiratorio superiore da lievi a moderate, come il comune raffreddore, che durano per un breve periodo di tempo. I sintomi possono includere: naso che cola, mal di testa, tosse, gola infiammata, febbre e una sensazione generale di malessere.

Dobbiamo indossare la mascherina? Sì, se si hanno sintomi di malattie respiratorie, come tosse o difficoltà a respirare. Sì, se si sta prestando assistenza a persone con malattie respiratorie. Sì, se si è un operatore sanitario e si assiste una persona con malattie respiratorie. La mascherina non è invece necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie.

I prodotti made in china in vendita possono trasmettere il virus? No. Gli oggetti prodotti in Cina non rappresentano un rischio diverso rispetto a qualsiasi altro oggetto.

E’ pericoloso mangiare cinese? No. Questo virus non si trasmette per via alimentare. Inoltre in Europa è vietata l’importazione di animali vivi e di carne cruda dalla Cina.

Come ha reagito l’Italia? L’Italia sin dalle prime fasi dell’epidemia, ispirandosi al principio di precauzione, ha implementato già prima della sospensione dei voli da parte della Cina controlli aeroportuali per i cittadini provenienti dalla zona sede del focolaio epidemico e attuato accurate misure di controllo: misurazione della temperatura corporea, identificazione ed isolamento dei malati, procedure per il rintraccio e la quarantena dei contatti stretti che, unitamente ad un efficiente sistema di sorveglianza epidemiologico e microbiologico, possano garantire il rapido contenimento di eventuali casi. È stata istituita dal 22 gennaio una Task force che si riunisce quotidianamente per coordinare, in raccordo continuo con le istituzioni internazionali competenti, tutte le azioni di controllo da assumere al fine di limitare la diffusione del virus e verificarne la rispondenza alle raccomandazioni dell’OMS. Inoltre è stato attivato 24 ore su 24 il numero di pubblica utilità 1500 dove operatori sanitari appositamente formati e mediatori culturali forniscono risposte alle domande dei cittadini e sono state diffuse locandine informative con consigli di prevenzione negli aeroporti. Dopo i casi confermati in Italia il 30 gennaio, il Governo italiano ha ritenuto opportuno interrompere i collegamenti con la Cina.

E in Piemonte? In una nota inviata al Consiglio regionale sulla diffusione del coronavirus, l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, ha sostenuto che “le indicazioni ministeriali riguardano, in particolare, la definizione di caso e le modalità di segnalazione al sistema di sorveglianza regionale e nazionale; le misure di biosicurezza da adottare nelle strutture cliniche e in caso di isolamento domiciliare del paziente; le procedure e i materiali per la protezione individuale degli operatori sanitari, la disinfezione e protocolli specifici per le diagnosi di laboratorio”. “Come noto – ha specificato Icardi – in Piemonte non sono presenti aeroporti con voli intercontinentali. Al momento l’Ufficio di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera ha provveduto ad affiggere materiale informativo nell’aeroporto per i viaggiatori internazionali, come da indicazioni ministeriali, in attesa di nuove disposizioni”Le indicazioni ministeriali sono state ricevute dal Seremi (Servizio di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive) e comunicate a loro volta alle direzioni generali e sanitarie delle aziende sanitarie ed ospedaliere e ai Dipartimenti di Prevenzione delle Asl. Icardi, anche nella sua veste di coordinatore degli assessori alla Sanità della Conferenza delle Regioni, ha voluto chiarire al termine dell’incontro svoltosi il 28 gennaio a Roma con il ministro della Salute, Roberto Speranza, che lavoriamo per costruire, nel miglior modo possibile e velocemente, una rete nazionale epidemiologica, evitando inutili allarmismi, e rilevando come la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ritenga che già ora l’Italia abbia impostato le misure più significative a livello mondiale. Sosteniamo l’efficacia dei processi e dei disciplinari sanitari, al fine di garantire la migliore prevenzione per la salute dei cittadini. Il sistema Paese sta funzionando, siamo tutti impegnati per migliorare ulteriormente il livello di coordinamento Ministero-Regioni”.

A chi si possono chiedere informazioni?  Al numero di pubblica utilità 1500, attivo 24 ore su 24, istituito dal Ministero della Salute.