Anna Mantini: “Affido con-diviso? Rischia di creare soltanto un figlio diviso e infelice”

23 settembre 2018 | 09:35
Share0
Anna Mantini: “Affido con-diviso? Rischia di creare soltanto un figlio diviso e infelice”

Intervento della consigliera comunale fossanese sul Disegno di Legge proposto dal senatore Pillon

Scrive Anna Mantini (Lega). “Nelle intenzioni del suo principale proponente, il Senatore Pillon, avrebbe dovuto essere il regalo di Natale del nuovo diritto di famiglia. Adesso si parla già di sorpresa di Pasqua. Nel senso che si prevede un allungamento dei tempi di discussione, in Parlamento e fuori.

Ma sarà proprio un regalo o una sorpresa? E per chi? Parliamo del disegno di legge a firma – appunto – del Senatore Pillon, che cambia le regole in tema di affido condiviso con una serie di norme già ora al centro di polemiche e discussioni. Un provvedimento alla base, assieme ad altri, del “contratto” che regge il Governo Conte.

Come funziona questa dibattuta “riforma”? Anzitutto spazza via l’assegno di mantenimento per i figli delle coppie separate, poi prevede per gli stessi la doppia residenza e la divisione di ogni mese in tempi uguali da trascorrere con ciascuno dei due genitori. Non si tratta di muovere attacchi ideologici a un progetto di legge, ma di sottolineare il rischio, con il nuovo affido con-diviso, di creare soltanto dei figli divisi e infelici.

Da cittadina e da avvocato, prima ancora che da esponente politica, è per me doveroso sottolineare questi rischi che vanno oltre gli interessi delle appartenenze partitiche. Ogni buona legge sul diritto di famiglia deve infatti partire dalla generale situazione economica e sociale in cui si dibattono le famiglie, dai dati terribili sulle violenze fisiche e psicologiche – in Italia consumate in maggioranza dentro le mura di casa – e dall’interesse del figlio minore. Interesse qui sacrificato sull’altare di un’astratta uguale divisione di ogni mese dell’anno fra i due genitori separati o separandi.

È proprio il caso di dire: fra i due litiganti, il terzo (cioè il figlio) non gode. Perché, in ultima analisi, gli obblighi più pesanti, più onerosi, sembrano riguardare proprio lui/lei. Con il paradosso di arrecare un possibile danno anche a quei padri separati già alle prese con la necessità, di questi tempi, di mantenere il posto di lavoro, il che renderà inevitabilmente necessario l’intervento dei nonni, ove presenti e possibilitati, o di una tata con ulteriori costi.

Eppure tutto questo pare nascere da una volontà politica tendente ad abolire l’assegno di mantenimento per i figli a favore di una teorica ripartizione proporzionale dei costi: in un Paese con la più bassa occupazione femminile d’Europa questo vorrà dire soltanto, come detto prima, aumentare le ripicche fra padre e madre a danno del/della minore, e moltiplicare le tensioni anziché risolverle! Inoltre come potrà un simile principio essere applicato in un contesto sociale dove il maggior numero di violenze, anche estreme, avviene in ambiente domestico sotto lo sguardo a volte degli stessi figli? Su questo punto, e su altri, il disegno di legge non va oltre un generico enunciato. Nulla più.

Per tutti questi motivi appare poco probabile che una soluzione, al problema di una famiglia vicina alla separazione, possa arrivare da un mediatore familiare chiamato a intervenire prima di arrivare in tribunale: questo soggetto dovrebbe essere psicologo, criminologo, assistente sociale e molto altro ancora. Come farà? Si avvarrà a sua volta di altri esperti? Per poi dover comunque andare davanti a un giudice? I costi del processo di separazione, economici e temporali, saranno pagati da tutti, famiglie interessate e società.

In tutto questo, dove sta l’interesse del minore? Che non è quello di avere una famiglia a tutti i costi, ma quello di avere garantito un ambiente sereno.”