Allevamenti lager nel cuneese: ecco le immagini choc

19 luglio 2018 | 10:41
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Nelle immagini si vedono chiaramente gli operatori maneggiare i cuccioli, le scrofe e i maiali adulti con grande violenza

Cuneo.   Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale, rende pubblica una nuova investigazione sotto copertura, realizzata grazie al lavoro di un infiltrato all’interno di allevamenti italiani di maiali, tra i quali figura anche uno stabilimento che rifornisce il Consorzio del Prosciutto di Parma.

Ad aprile 2018 Animal Equality è riuscita a infiltrare per la prima volta in Italia un investigatore che ha lavorato sotto copertura in due allevamenti nelle province di Cuneo e Mantova. Dai filmati emergono nuovi elementi che dimostrano l’incuria e i maltrattamenti sistematici a cui sono sottoposti i maiali, anche quelli certificati per il Prosciutto di Parma.

Nelle immagini si vedono chiaramente gli operatori maneggiare i cuccioli, le scrofe e i maiali adulti con grande violenza: come fossero oggetti, i cuccioli vengono presi per le zampe e lanciati con forza, mentre scrofe e maiali adulti vengono insultati, colpiti con bastoni su muso e corpo e trascinati per i corridoi, anche quando non riescono più a muoversi a causa di patologie e delle crudeli condizioni all’interno degli allevamenti.

Un dato inquietante che è stato registrato dall’investigatore infiltrato all’interno dell’allevamento che rifornisce il Consorzio riguarda la pratica del taglio sistematico delle code: qui infatti viene praticata come routine, in contrasto con le direttive dell’Unione Europea, che ha già richiamato l’Italia denunciando come la quasi totalità degli allevamenti violi le direttive UE.

Inoltre, dai video girati dall’investigatore di Animal Equality emergono tutte le crudeltà a cui sono costrette le scrofe, che passano quasi tutta la vita confinate in gabbie da gestazione, parto e allattamento. Una vita durante la quale non possono mai muoversi liberamente e che causa loro numerose sofferenze e malattie.

Alcuni degli atti documentati nel video:

Operatori che maneggiano senza alcuna cura i maialini

A fronte di tutte queste violazioni, Animal Equality ha denunciato ai Carabinieri Forestali e ai NAS i proprietari dell’allevamento situato in provincia di Cuneo, un allevamento che rifornisce il Consorzio del Prosciutto di Parma. Animal Equality e i suoi avvocati hanno presentato un esposto in data 10/07/2018, firmato anche dal Garante per i diritti animali Dr. Enrico Moriconi e la Consigliera della Regione Piemonte, l’onorevole Francesca Frediani (M5S).

In Italia vengono allevati ogni anno più di otto milioni di maiali, animali che per la maggior parte vengono utilizzati per la produzione di alimenti, come il Prosciutto di Parma, certificati IGP e DOP e venduti anche sui mercati esteri.

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Ismea, nel 2016 l’Italia ha conquistato la leadership mondiale per le esportazioni di preparazioni e conserve suine, superando la Germania, con un valore complessivo di quasi 1.38 miliardi di euro. Complessivamente, negli ultimi cinque anni le esportazioni italiane di preparazioni e conserve suine sono cresciute del 27% in valore: oltre la metà è rappresentata dai prosciutti stagionati (692 milioni di euro nel 2016).

È chiaro quindi il ruolo di leadership che l’Italia gioca in questo ambito e la responsabilità di cui è rivestita nel trattamento degli animali allevati a scopo alimentare.

A fronte di tutto questo, è necessario agire affinché siano rispettate tutte le leggi sul benessere animale e contro i maltrattamenti, anche ampliando e modificando ove necessario la normativa in materia.

A tal fine, Animal Equality ha lanciato una petizione su animalequality.it/allevamenti-maiali e rivolta ai ministri Gian Marco Centinaio (Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) e Giulia Grillo (Salute) proprio per ottenere, fra le varie richieste, un maggior controllo delle condizioni degli animali, la sospensione di metodi che non rispettano le direttive europee e un aggiornamento della normativa relativa all’utilizzo delle gabbie per le scrofe.

«Quello che abbiamo documentato nella nostra inchiesta dimostra, in primis, il ruolo fondamentale delle investigazioni sotto copertura per mostrare quello che avviene dietro le porte chiuse di macelli e allevamenti intensivi» dichiara Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia.

«Ma soprattutto dimostra quanta strada c’è ancora da fare in materia di benessere animale per adeguarsi alle norme minime previste dall’Unione Europea. Ovviamente, noi desideriamo che questi animali non vengano allevati e uccisi per scopi alimentari. Ma in vista di un cambiamento sociale e di consumi che sta già avvenendo, ci auguriamo che le autorità preposte vigilino e si attivino per far si che la sofferenza di questi animali confinati negli allevamenti sia ridotta il più possibile» conclude Cupi.