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Cultura
/A Peveragno Lamberto Giusti ha presentato il suo libro “Il Ribelle”
15 maggio 2025 | 14:43



In una intensa e partecipata serata organizzata dalla Compagnia del BIrùn si è parlato della nostra colonizzazione in Libia, sfatando il mito, auto-assolutorio, di noi italiani, che ci definiamo, in ogni contesto, «brava gente»…
L’idea della, partecipata, serata di mercoledì 7 maggio, nel Salone del Centro Culturale Ambrosino di Peveragno (Via Vittorio Bersezio 22), è stata della Associazione culturale e teatrale locale «Compagnia del Birùn», e rientra nel progetto allo studio da qualche anno, e partito definitivamente nella scorsa stagione, sul colonialismo, con centrale la figura del maggiore peveragnese Pietro Toselli, Caduto, eroicamente, sull’Amba Alagi, nel 1895, combattendo contro gli etiopi, gli «abissini», guidati dal ras Mekonnen…
Toselli, cui a Peveragno, proprio al piano terra di Casa Ambrosino, è dedicato Museo, accanto a quello del commediografo torinese, cresciuto a Peveragno, Vittorio Bersezio, incarna l’immagine del militare pieno di senso del dovere e dell’onore, ma anche innamorato profondamente dell’Africa, tanto da vedervi un futuro per tanti italiani, da fondarvi una Comunità modello, il villaggio di Nuova Peveragno, in Eritrea, vicino Asmara.
Il colonialismo può sembrare argomento «vecchio», studio su vicende ottocentesche e primo novecentesche, in realtà, specie analizzandone le
conseguenze, dimostra la sua attualità…
Il «Birùn», non a caso, ha realizzato, e continua a proporre, uno spettacolo intitolato, eloquentemente, «Futuro remoto»… L’anno scorso (proprio un anno fa) ha curato presentazione con una «figlia del nostro colonialismo», donna nata in Etiopia, da coppia mista, sospesa tra i due Paesi ed i due mondi, Maria Abbebù Viarengo…
L’altra sera, in collaborazione con Comune e Biblioteca Civica, l’iniziativa era dedicata al romanzo storico «Il Ribelle», incontro con l’autore Lamberto Giusti, gentile, sorridente e comunicativo.
In una intensa ora (l’autore, come ha ricordato, era ben alla trentacinquesima presentazione, quindi seguiva un discorso ben «collaudato», curato ed «aggiustato» nei dettagli), si è parlato della nostra colonizzazione in Libia, sfatando il mito, auto-assolutorio, di noi italiani, che ci definiamo, in ogni contesto, «brava gente»…
La conquista della Libia parte nel 1911, con guerra italiana all’impero ottomano, turco, che la occupava. Lo scoppio della prima guerra mondiale, subito dopo, nel 1915, fece sì che il nostro Paese, per anni non controllasse che i principali centri della costa: Tripoli, Bengasi, Tobruk… Una «riconquista» fu necessaria negli anni Venti… E venne fatta, protagonista il generale Rodolfo Graziani, con «pugno di ferro»…
«Il Ribelle» è «romanzo», ma di quelli che vivono di attente ricerche, di vero che si mischia al molto verosimile… Nel pubblico era il peveragnese Nicola Pettorino, apprezzato scrittore che ama l’identico taglio…
Racconta il dialogo, immaginato, negli anni Trenta, in Libia, a Bengasi, di traduttore italiano, non fascista convinto, Guido Bastioni, con Omar al-Mukhtar, carismatico anziano capo della rivolta araba, ora eroe nazionale di quel Paese, catturato e destinato alla condanna a morte. Quando venne in Italia, poco prima dello scoppio della rivolta in Libia, ospite dell’allora premier italiano Silvio Berlusconi, Gheddafi attaccò sulla sua divisa immagine di al-Mukhtar. Allo stesso modo la sua Libia chiese l’annessione delle pugliesi isole Tremiti, al largo di Foggia e Termoli (Adriatico), in quanto, a loro opinione, abitate dai discendenti dei deportati dalla Libia negli anni Venti e Trenta…
Il racconto si conclude con la sconfitta italiana con gli inglesi e la fine della dominazione in Libia, nel 1941. Bastioni e al-Mukhtar diventano esempio della possibilità di un dialogo tra culture diverse… Bastioni percepisce problematiche in cui viveva ma che non coglieva…
In copertina è arabo in groppa a cammello nel deserto. L’opera, edita da «PubMe», nel 2024, vanta 228 pagine e ha prezzo sui 15 euro.
Giusti, neopensionato giornalista, classe 1958, di Borgo San Dalmazzo, è al suo terzo romanzo, dopo aver ricevuto consensi per le due pubblicazioni precedenti.
Molto apprezzamento ha esternato il pubblico, Simona Grosso e Chiara Bosonetto in testa… In tanti han comprato e fatto autografare il libro.