In un’articolata lettera, il Popolo della Famiglia risponde alle critiche di Giulia Marro

13 marzo 2025 | 19:04
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In un’articolata lettera, il Popolo della Famiglia risponde alle critiche di Giulia Marro

I referenti del PdF considerano le parole della consigliera frutto di scarsa informazione

Dopo il commento di Giulia Marro alla nascita dell’Osservatorio del Popolo della Famiglia, Nicola Di Matteo e Cristina Zaccanti hanno inoltrato una corposa lettera in cui replicano alla consigliera regionale cuneese di Alleanza Verdi Sinistra e Possibile.

La riportiamo integralmente:

Le considerazioni di Giulia Marro, consigliere regionale in Piemonte, circa il nostro Osservatorio ed il ruolo che esso si ripromette ci stimolano ad una replica. Innanzitutto grazie per avercene offerto l’opportunità. Che ci vengano attribuiti “una visione anacronistica e radicale… posizioni dogmatiche e punitive” non è una novità. Nuovo e lusinghiero invece l’attribuirci un potere operativo che noi avremmo disatteso. In verità, purtroppo il PdF per il momento non può esercitarlo, a differenza del partito che Giulia Marro rappresenta. Il PdF infatti non ha ancora raggiunto un consenso tale da poter essere anche noi, con nostri rappresentanti, seppure in minoranza (come è appunto il caso di Marro) a dire la nostra. Loro, per non «distogliere l’attenzione dai veri problemi del Paese: la precarietà del lavoro, la crisi abitativa, il sottofinanziamento della scuola pubblica e della sanità», che cosa stanno facendo? Si limitano a scaricarne la responsabilità sul PdF. Con il nostro Osservatorio e con tutte le modalità possibili noi intanto vigiliamo sulla propaganda LGBT imperversante nella scuola e lautamente finanziata con denaro pubblico, quello sì sottratto, proprio per loro volontà “ai veri problemi del Paese”.

L’accusa poi che il PdF non si occuperebbe «concretamente delle difficoltà che famiglie, lavoratrici e lavoratori affrontano ogni giorno» è frutto di una visione disinformata e parziale. Noi proponiamo dal 2018 il Reddito di Maternità, proposta di legge di iniziativa popolare, presentato con un corredo di 60.000 firme, del tutto ignorato dalla precedente legislatura. Esso consiste in un riconoscimento del ruolo lavorativo della madre che percepirebbe una indennità di 1000 euro al mese, per i primi 8 anni di vita del bambino, a condizione che scelga di occuparsi in esclusiva della sua crescita. Una scelta di libertà in più, una occasione perché la donna possa autodeterminarsi anche come madre. La Destra in clima elettorale ci ha scopiazzati senza però approdare a nulla, La Sinistra non ci ha nemmeno considerati e ci contesta senza conoscerci. Quando saremo anche noi nelle condizioni di Giulia Marro, in condizione cioè di contribuire all’amministrazione di una istituzione (abbiamo già consigliere comunali, non ancora regionali) ritorneremo sull’argomento.

Altra evidente disinformazione riguarda il «sottofinanziamento della scuola pubblica».

 Evidentemente tra Regioni non si consultano e poco si conoscono. Per smentire Giulia Marro basta considerare cosa sta accadendo in Toscana dove nel prossimo triennio verranno assegnati alle scuole pubbliche di tutte le province 5.700.000 euro per la propaganda gender dai nidi alle superiori. Difficile stupirsi che le scuole non aderiscano a fronte di tanto denaro. Lecito chiedersi se parte di quella ingente somma non andrebbe piuttosto investita in quelle direzioni che Marro stessa segnala a noi. Lei, gentile consigliere regionale, che detiene almeno in certa misura il potere decisionale come lo applica? Se la Regione Piemonte varasse un Reddito di maternità a livello regionale ed evitasse di contestare chi difende la cultura della Vita e la difesa della famiglia, solida e feconda, la denatalità spaventosa che sta facendo scomparire il Piemonte verrebbe arrestata con benefici per tutta la comunità. È questo il vero anacronismo, un ritardo inaccettabile a favore di un suicidio prestabilito, imposto dalla cultura della morte. In una città come Ivrea, per esempio, in 20 anni sono dimezzati i nuovi nati, sono sparite le liste d’attesa ai nidi, le scuole si svuotano.

Sembrerebbe che Giulia Marro abbia ragione nel definirci anacronistici e radicali. È vero, il PdF continuerà ad osservare, studiare ed agire per salvaguardare il ruolo di mamma e papà, garanti della crescita, serena e naturale, dei propri bambini.

Se vogliamo salvarci da una cultura di morte, sterile e dissennata, dobbiamo agire prontamente e dalla radice.”

Nicola Di Matteo e Cristina Zaccanti,

Osservatorio Scuola, Vita e Salute, Lavoro del Popolo della Famiglia