La perdita |
Cronaca
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L’università di Pollenzo piange la morte di Giampaolo Gravina

8 febbraio 2025 | 08:42
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L’università di Pollenzo piange la morte di Giampaolo Gravina

“Sapeva trasmettere conoscenza attraverso passione e partecipazione” lo ricorda il rettore Nicola Perullo

Giampaolo Gravina, autorevole firma del giornalismo del vino, se ne è andato all’improvviso, in silenzio, lasciando tantissime persone nello sconcerto e nello sconforto più grandi. Con la sua dipartita il mondo del vino italiano perde uno dei suoi protagonisti principali.

A piangerne la scomparsa anche l’Università di Pollenzo con cui collaborava, come visiting professor, da oltre dieci anni.

Lo ricorda il Rettore dell’Università Nicola Perullo.

“Giampaolo Gravina se ne è andato all’improvviso, in silenzio, lasciando tantissime persone, e noi tra queste, nello sconcerto e nello sconforto più grandi. Giampaolo aveva collaborato come visiting professor con noi di Pollenzo da oltre dieci anni: docente di linguaggi del vino nei corsi Master, aveva partecipato tante volte a tavole rotonde e convegni ma si era reso anche sempre disponibile ad accompagnare gli studenti nei nostri viaggi didattici, in particolare in Borgogna, area che conosceva come pochi altri.

Giampaolo veniva apprezzato e ricordato da tutti: studenti, colleghi e personale amministrativo per la sua gentilezza, i suoi modi estremamente pacati ed eleganti. In queste ore, sono stati tanti gli ex studenti che ci hanno scritto, partecipando il nostro dolore. Anche se, come accade per le persone che danno senso alla nostra vita, il ricordo di Giampaolo resterà sempre vivo e indelebile in tutti coloro che lo hanno conosciuto, la sua scomparsa segna una perdita importante. Intanto, di un collega prezioso non solo perché estremamente competente ma anche e soprattutto perché davvero appassionato di vino.

Giampaolo sapeva trasmettere conoscenza attraverso passione e partecipazione. Con Giampaolo, però, chi scrive ha avuto un legame intellettuale speciale: era uno dei non molti critici di vino con cui mi piaceva confrontarmi e dialogare, e insieme abbiamo condiviso anche il progetto di trasformare il linguaggio dell’assaggio e della degustazione, per renderlo più aderente a un’esperienza che non si può ridurre a metriche, valori analitici e tabelle. Ho conosciuto Giampaolo circa trent’anni fa, prima nei circoli romani degli studenti di filosofia di Villa Mirafiori (allievo di Garroni e di Ferrario, era laureato in filosofia e si era addottorato in estetica, come chi scrive) e poi da Uno e Bino, indimenticabile osteria di cui fu fondatore e animatore.

Con Giampaolo, amico e persona meravigliosa, ho amato trascorrere serate, bevendo sobriamente grandi vini e parlando di vini e di libri. Nel dolore del tempo presente, il ricordo corre a tanti momenti di condivisione del bello e del vero, come la colazione sulla terrazza di quell’albergo di Fiesole o quella cena, l’anno scorso, a Verduno, con l’ultima classe del Master che ha avuto il privilegio di conoscerti e di ascoltarti. E la prossima aveva già aveva in calendario le date del tuo prossimo corso a Pollenzo, caro Giampaolo. Purtroppo non potrai esserci.

Un grande abbraccio – per meglio dire, come scrivevi tu: un abbrazz – a tutta la tua famiglia e ai tuoi amici. Che la terra ti sia lieve.”