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Le proposte di Cia Cuneo all’UE in vista delle Europee di giugno

3 aprile 2024 | 09:01
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Le proposte di Cia Cuneo all’UE in vista delle Europee di giugno

Dice il direttore provinciale di Cuneo dell’organizzazione agricola, Igor Varrone: “Le future politiche della Ue dovranno guardare con lungimiranza e strategia alle sfide globali con cui confrontarsi, senza strappi e diktat imposti dall’alto”.

In vista delle Elezioni Europee del giugno 2024 la Cia-Agricoltori Italiani ha elaborato un manifesto di proposte che porti il prossimo Parlamento Ue “verso un Piano strategico per l’agricoltura”. Dice il direttore provinciale di Cuneo dell’organizzazione, Igor Varrone: “Le future politiche europee dovranno guardare con lungimiranza e strategia alle sfide globali con cui confrontarsi, senza strappi e diktat imposti dall’alto. Poche politiche, ma buone, mettendo il comparto rurale al centro. Gli agricoltori vogliono e hanno bisogno di uno sviluppo ulteriore verso la sostenibilità ambientale per continuare ad affrontare il cambiamento climatico ed essere in grado di adattarsi. Inoltre, serve un’Europa che intervenga in maniera strategica su temi fondamentali per i cittadini come salute, alimentazione, lavoro, energia, sicurezza alimentare”.

Un impegno che diventa concreto per quanto riguarda la posizione di Cia Cuneo nei confronti delle istituzioni continentali: “C’è bisogno di un rappresentante europeo del settore agricolo che abbia un forte peso politico. Chiediamo al Parlamento Ue di continuare a supportare le esigenze dei cittadini e degli agricoltori. Conoscere il nostro comparto vuol dire riuscire a valorizzarlo e tutelarlo. Di conseguenza, è importante un dialogo continuo e strutturato che faciliti la definizione delle politiche Ue. Poi, un’attenzione specifica va anche data alla futura ripartizione delle competenze dei vari dossier all’interno delle Istituzioni europee – Commissione, Consiglio e Parlamento – per consentire che i temi agricoli siano gestiti con le dovute competenze”.

Sono nove i punti indicati sui quali viene chiesto alla Ue di lavorare negli anni a venire. Il valore lungo la filiera: si tratta del problema fondamentale. Il valore delle filiere nasce dalla materia prima. A ogni prodotto agricolo deve essere riconosciuto il giusto valore. Non è più
procrastinabile una Legge nazionale sul tema, ma si deve anche agire a livello europeo. Oltre alla revisione della Direttiva per le pratiche sleali, Cia chiede un osservatorio Ue su costi, prezzi e marginalità. Bisogna poi intervenire su nuove politiche finalizzate a incentivare l’aggregazione e le relazioni di filiera. Riconoscimento delle aree rurali come presidio strategico per il futuro delle popolazioni dell’Unione Europea: gli agricoltori devono essere al centro di una visione strategica per lo sviluppo delle aree rurali in quanto produttori di cibo, custodi del territorio, protettori dell’ambiente, operatori sociali che creano beneficio alla collettività. Rendere competitive le aree rurali vuol dire sviluppare interesse per investimenti strategici nel settore agricolo e quindi garantire un futuro al settore. Le zone rurali, infatti, ospitano 137 milioni di persone: quasi il 30% della popolazione e oltre l’80% del territorio Ue. Il suolo, elemento fondamentale per la produzione agricola e per la sicurezza alimentare Ue:  la proposta di Direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo dovrà essere approvata velocemente così da accelerare la definizione di una Legge nazionale che azzeri il consumo di suolo agricolo.

La risorsa acqua bene prezioso per l’agricoltura e l’umanità: diventa fondamentale intervenire sulla gestione del tema anche a livello Ue, definendo una strategia di governo comune della risorsa idrica che tenga conto delle buone pratiche messe in atto dai diversi Stati membri. Occorre decidere un Piano che miri a ripensare lo stoccaggio, la riduzione, le perdite e il riuso delle acque. Il commercio, tema centrale per il settore e per il futuro dell’Europa: nel momento in cui la Ue continua a definire standard sempre più stringenti, per valorizzare la produzione agroalimentare europea è necessario adottare il medesimo approccio a livello internazionale. Bisogna definire accordi bilaterali che tengano in dovuta considerazione il settore agricolo e vanno ampliati gli studi sugli impatti cumulativi dei diversi accordi di libero scambio. Il prodotto europeo va tutelato. La parola chiave deve essere “reciprocità”, anche in riferimento alla sostenibilità sociale e non solo a quelle ambientale ed economica. Vanno attivate e migliorate, attraverso l’introduzione di nuove proposte, le norme mirate a proteggere la produzione interna dalle importazioni che possono recare rischi ai mercati: a partire da quelli fitosanitari. Il Bilancio europeo: deve essere adeguato e capace di rispondere alle sfide. Il Bilancio dedicato alla Pac non può essere rivisto al ribasso, va valorizzato ed efficientato tenendo in considerazione l’alta inflazione registrata negli ultimi anni. Le sfide del cambiamento climatico e della neutralità climatica vanno affrontate concretamente e pragmaticamente da parte di tutti i settori economici. L’Europa, quindi, potrebbe considerare un plafond specifico aggiuntivo, finanziato anche attraverso nuovi strumenti per affrontare le questioni ambientali che, per il settore agricolo, intervenga in risposta all’adattamento al cambiamento climatico e alla transizione ecologica. Il bene dell’ambiente è il bene della collettività.

La Politica Agricola Comunitaria: bisogna intervenire per rivedere le principali difficoltà dell’attuale legislazione e facilitare l’implementazione delle norme. Serve una politica economica che tuteli l’andamento produttivo europeo e il reddito agricolo, redistribuisca le risorse valorizzando il lavoro degli agricoltori e il loro ruolo di custodi dell’ambiente e delle aree rurali. L’innovazione, la ricerca e la formazione:  le sfide da affrontare richiedono un maggiore coordinamento a livello europeo tra i diversi Enti nazionali di ricerca, con particolare riferimento alle nuove tecniche di produzione fondamentali per affrontare il cambiamento climatico e la transizione ecologica. L’obiettivo deve rimanere quello di trasferire le conoscenze e di rendere le soluzioni disponibili per tutti. L’innovazione, per essere utilizzata e diffusa, va spiegata. La formazione in agricoltura, quindi, deve continuare a essere una priorità della Ue con i diversi Stati membri impegnati a favorirla in modo efficiente. Va poi garantita una continua assistenza per l’implementazione delle innovazioni, anche attraverso forme di tutoraggio per migliorare la divulgazione in agricoltura guardando a esperienze positive già attuate negli anni passati (Piano quadro di divulgazione agricola). I giovani e il futuro dell’agricoltura: rimane centrale e diffusa la problematica del ricambio generazionale che deve essere strutturalmente affrontata per garantire continuità produttiva e aziendale. Infatti, la maggior parte degli imprenditori agricoli europei ha un’età superiore ai 55 anni e circa il 30% è oltre l’età pensionabile. Quelli sotto i 35 anni sono meno del 6%. Cosa serve? Accesso al credito e accesso alla terra come chiave di svolta per i futuri investimenti dei giovani in agricoltura, oltre alla valorizzazione e allo sviluppo di
servizi nelle aree rurali. Per l’accesso al credito è necessaria la costituzione di un apposito fondo a livello europeo finalizzato a sostenere interventi di ristrutturazione del debito contratto dagli agricoltori con i diversi sistemi bancari nazionali.