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Le classi quinte dell’Ancina di Fossano in visita a Casa Galimberti e MEMO4345

29 gennaio 2024 | 09:01
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Le classi quinte dell’Ancina di Fossano in visita a Casa Galimberti e MEMO4345
Le classi quinte dell’Ancina di Fossano in visita a Casa Galimberti e MEMO4345
Le classi quinte dell’Ancina di Fossano in visita a Casa Galimberti e MEMO4345

L’uscita didattica di una giornata tra Cuneo e Borgo San Dalmazzo ha coinvolto ben 107 studenti: “La memoria è l’antidoto al passato”.

Un’intera giornata dedicata alla memoria, tra il Museo Casa Galimberti di Cuneo e il percorso museale Memo4345 a Borgo San Dalmazzo, la memoria di un passato che li precede di 60 anni, tanti quanti quelli che separano questi giovani nati nel 2005 dalla liberazione di Auschwitz-Birkenau il 27 gennaio 1945: questa l’esperienza, densa di emozioni e conoscenze, vissuta dai 107 studenti delle sei classi quinte del Liceo “Ancina” di Fossano in tre diverse uscite didattiche scandite tra mercoledì e venerdì scorso.

È stata l’occasione per andare oltre le conoscenze scolastiche e toccare per così dire con mano quanto la Shoah abbia segnato di sé la nostra terra, quella calpestata dagli ebrei in fuga da San Martin de Vésubie o quella, a Tetto Croce, dove giacque il corpo morto del partigiano Duccio Galimberti; e anche la nostra lingua, in cui erano scritti i proclami nazifascisti durante l’occupazione; o gli sguardi stessi di tanti nostri concittadini, disorientati quando non indifferenti alle sorti dei perseguitati (l’indifferenza tante volte evocata dalla senatrice Liliana Segre).

Ma sempre gli spazi senza tempo di Memo4345 e a Museo Casa Galimberti testimoniano che quelle terre, quella lingua e quegli sguardi furono anche quelli, eroici, della liberazione: la terra percorsa dalle bande partigiane, la lingua della lotta antinazista e antifascista nell’eterno discorso di Galimberti all’indomani dell’armistizio, e gli sguardi che non si girarono dall’altra parte, quelli dei tanti Giusti nostri concittadini che vollero a rischio della propria vita proteggere gli Ebrei. Sono state esperienze senz’altro forti nella percezione degli stessi studenti, ma anche estremamente formative, perché, come si è avuto modo di ricordare a più riprese durante le visite, “è solo la memoria che può costituire l’antidoto al passato”.