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Alla Procura di Milano l’inchiesta sul “pandoro-gate” Ferragni-Balocco

31 gennaio 2024 | 09:01
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Alla Procura di Milano l’inchiesta sul “pandoro-gate” Ferragni-Balocco

La procura generale della Corte di Cassazione ha sciolto l’ultima riserva sui magistrati che saranno chiamati a fare chiarezza sull’accaduto, con la procura del capoluogo lombardo che ha prevalso su quella di Cuneo.

Anche l’ultima questione legata all’ormai celeberrimo “Pandoro-gate” che ha visto protagonisti Chiara Ferragni e la Balocco è stata risolta. La procura generale della Corte di Cassazione ha infatti stabilito che a portare avanti l’inchiesta volta a far piena luce sull’accaduto sarà la Procura di Milano e non quella di Cuneo, che si era “candidata” per una questione di “competenza territoriale”.

Nel decreto firmato del procuratore generale della Cassazione, oltre ai nomi dell’influencer e di Alessandra Balocco, è emerso anche quello di Fabio Maria Salvatore D’Amato, manager e braccio destro della Ferragni, ora indagato per concorso in truffa aggravata per le campagne promozionali del pandoro “Pink Christmas” e delle uova di cioccolato griffate con l’occhio dell’influencer. Tra le principali ragioni che hanno fatto propendere la procura generale per l’affidamento dell’indagine alla Procura milanese il fatto che sia la stipula dei contratti (avvenuta l’11 novembre 2021) sia i conti bancari in cui la Ferragni ha incassato il milione e 75mila euro pattuiti per la collaborazione natalizia con Balocco  siano avvenuti nel capoluogo milanese.

Dal decreto della Cassazione emerge inoltre un altro elemento fondamentale per il prosieguo della vicenda. È stato infatti escluso il criterio della continuazione degli episodi e conseguentemente quello dell’«unico disegno criminoso» che sarebbe stato commesso dalla Ferragni in merito alla vendita dei prodotti griffati con il suo marchio e legati a progetti di donazioni benefiche. «Precisato che il profitto della truffa non deve necessariamente sostanziarsi in un vantaggio di natura puramente patrimoniale», ha scritto infatti il magistrato Fusco, sottolineando come «il profitto conseguito da Chiara Ferragni, in relazione a tutti e tre gli episodi è consistito anche nel rafforzamento mediatico dell’immagine della influencerdal momento che la stessa trae profitto dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale nella charity ed in tal senso è stata orientata pure la campagna pubblicitaria per il Pandoro». Ora riprenderanno gli accertamenti della Guardia di Finanza di Milano, attualmente sospesi per dirimere la questione della competenza in essere fino a questa decisione. Non è escluso, poi, che gli stessi indagati potranno essere ascoltati a breve giro di posta.