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Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo

9 ottobre 2023 | 14:53
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Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo
Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo
Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo
Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo
Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo
Pep Guardiola incanta gli studenti cuneesi al Palazzetto di Cuneo

L’allenatore del Manchester City, ospite della Fondazione CRC assieme a Massimo Mauro per la quarta edizione dei “Dialoghi sul talento”, ha entusiasmato gli oltre 3000 studenti provenienti da tutta la Granda.

Cuneo. È stata una vera e propria lezione di talento quella impartita nella mattinata di oggi da Pep Guardiola al Palazzetto dello Sport di Cuneo. L’occasione era quella della quarta edizione dei “Dialoghi sul talento”, manifestazione a cura della Fondazione CRC che ogni anno porta a Cuneo appunto i migliori talenti in circolazione, con l’obiettivo di infondere parte della propria esperienza al pubblico giovanile cuneese, con oltre 3000 studenti provenienti da tutta la Provincia che hanno affollato platea e gradinate del palazzetto.

L’ospite di quest’anno era particolarmente atteso essendo uno dei migliori allenatori della storia del calcio con i suoi 36 titoli conquistati sulle panchine di Barcellona, Bayern Monaco e Manchester City e con l’ennesimo “triplete” messo a segno con gli inglesi nell’ultima stagione calcistica. Accanto al tecnico catalano sul palco c’erano anche il moderatore Alberto Brandi (Sportmediaset) e Massimo Mauro, in rappresentanza della Fondazione Vialli e Mauro per la ricerca che assieme a quella di Guardiola ha patrocinato lo storico evento di oggi. L’incontro è stato preceduto dall’accoglienza sul palco di due giovani grandi speranze dello sport Made in Cuneo: la mezzofondista Anna Arnaudo (23 anni) e la nuotatrice Sara Curtis (17enne), che hanno introdotto alcune delle tematiche su cui ha espresso in seguito la sua opinione anche Guardiola.

L’incontro si è sviluppato come una vera e propria retrospettiva sulla storia calcistica e non del tecnico catalano: dai primi calci al pallone sulle strade della Catalogna alla rivoluzione del “tiki taka” e all’Olimpo del calcio mondiale. Un’infanzia segnata dagli insegnamenti appresi nella Masìa (vivaio) del Futbol Club Barcelona, (“dove se non studiavi non giocavi“) e dalla passione per la storia (“se non avessi fatto il calciatore sarei diventato professore”). Poi la carriera da calciatore e dai 27-28 anni il primo desiderio di darle seguito in panchina, anche grazie al decisivo contributo del recentemente scomparso Carlo Mazzone, allenatore di Pep a Brescia nella prima delle sue due esperienze italiane e dall’amicizia dentro e fuori dal campo con Roberto Baggio (“il più forte calciatore con cui abbia giocato”). Nel 2008 il giovane tecnico Guardiola, allenatore della primavera del Barcellona, viene chiamato ad allenare la prima squadra “blaugrana”, desiderosa di una rinascita a livello sportivo. Il primo anno da zero titoli, il secondo con il leggendario “Sextete”: sei trofei in un colpo solo (Liga spagnola, Coppa del Re, Champions League, Supercoppa di Spagna, Supercoppa Europea e Mondiale per club) e l’inizio di una delle epopee più gloriose della storia del calcio, con il fortissimo contributo di Lionel Messi: “Lui è un’altra roba. Mi dispiace per gli altri. Non ho conosciuto dal vivo Maradona ma Leo è fuori categoria”.

Una carriera sensazionale, in cui ha giocato senza dubbio un ruolo fondamentale la fortuna (“sono sempre stato scelto, non ho mai cercato niente”) e da un ruolo di coach in perenne affinamento. “La tattica e il ruolo dell’allenatore deve sempre essere al servizio del talento dei singoli, altrimenti non serve a nulla. E poi serve la testa: gli sforzi, i sacrifici e il talento e il lavoro non portano da nessuna parte se non c’è la testa”. Il tutto in un mondo del calcio sempre più competitivo e finalizzato al risultato, in cui Guardiola si conferma un profeta di sportività: dopo la finale di Champions League persa dal suo Manchester City nel 2021 contro il Chelsea, infatti, Pep, contrariamente a quanto fanno quasi tutti gli sconfitti, non solo ha tenuto al collo la sua medaglia d’argento, ma l’ha pure baciata in favore di telecamera: “Bisogna sempre essere orgogliosi del lavoro che si fa. L’importante è provarci sempre, poi i risultati possono arrivare o meno. Ma dire ai giovani che se non vincono, nello sport come nella vita, sono dei fallimenti, è dannosissimo. Bisogna insegnare loro l’etica del lavoro e della dedizione”. Una dedizione che Guardiola incarna alla perfezione, come dimostrano, tra l’altro, le quattro lingue da lui parlate fluentemente: “Per me studiare la lingua del Paese che ti accoglie è la minima cosa che uno possa fare“. Il tecnico catalano, visibilmente emozionato dalla calorosissima accoglienza riservatagli dagli oltre 3000 studenti delle scuole della Granda, ha poi concluso il suo intervento con uno spiritoso pronostico sullo scudetto 2023-24: “Mi auguro che lo vinca il Sassuolo“.