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79 anni fa nasceva la Repubblica Partigiana di Alba

10 ottobre 2023 | 10:30
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79 anni fa nasceva la Repubblica Partigiana di Alba

Il 10 ottobre 1944 i partigiani presero il controllo del capoluogo delle Langhe e lo mantennero fino ai primi di novembre, costituendo la prima entità politicamente autonoma dal nazi-fascismo nel nostro Paese.

“Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944. Comincia con questa frase altisonante il racconto I ventitré giorni della città di Alba scritto da Beppe Fenoglio e pubblicato con Einaudi nel 1952. Proprio quella storia breve dello scrittore albese costituisce il miglior racconto di una delle esperienze più straordinarie della Guerra di Liberazione e della Resistenza cuneese e nazionale: la Repubblica Partigiana di Alba.

Il 10 ottobre 1944, infatti, i partigiani che combattevano nelle Langhe (con una netta prevalenza dei “badogliani” azzurri, guidati da Enrico  “Mauri” Martini) assunsero il controllo della città scacciando le forze della Repubblica Sociale Italiana e instaurarono la prima Repubblica Partigiana libera dal nazi-fascismo della storia del nostro Paese. Una vittoria che non necessitò grandi spargimenti di sangue, dato che le forze repubblichine si arresero quasi senza sparare un colpo, come tra l’altro descrive mirabilmente Fenoglio nel suo racconto, non senza una massiccia dose di ironia nei confronti dei fascisti. La curia vescovile albese, infatti, aveva mediato le trattative tra i partigiani e gli alpini che controllavano la città (guidati dal tenente colonnello Ippolito Radaelli) e questi ultimi, essendo molto meno numerosi (300 contro i circa 2mila partigiani), decisero che era meglio abbandonare la città senza combattere, anche per via delle settimane di “disturbo notturno” cui i combattenti costrinsero i soldati dell’esercito di Salò.

L’operazione vide coinvolte in prima fila, come già detto, le formazioni autonome, ma anche tantissimi altri gruppi partigiani di altra ideologia, tanto che Fenoglio scrive: “Fu la più selvaggia parata della storia moderna: solamente di divise ce n’era per cento carnevali”. All’occupazione di Alba furono da subito contrarie le Brigate Garibaldi (comuniste), per ragioni meramente tattiche, tanto che non furono rese partecipi dei dettagli dell’operazione. Ma anche per gli stessi “badogliani” la conquista della città aveva delle ragioni prevalentemente simboliche, di prestigio politico, dato che da subito fu chiaro a tutti che sarebbe stato impossibile, con i mezzi a disposizione dei gruppi partigiani, difendere l’indipendenza della città a seguito della sicura controffensiva repubblichina, che non si sarebbe fatta attendere a lungo. Nonostante ciò, venne immediatamente istituito un governo partigiano della città, presieduto dal tenente Carletto Morelli, comandante della Brigata Belbo, 2^ divisione Langhe degli Autonomi e per l’amministrazione venne istituito il CLN con membri scelti tra i maggiori esponenti politici locali. Fino al ponte di Pollenzo, il territorio albese era in mano ai partigiani.

La controffensiva fascista non si fece attendere, e già il 24 ottobre i repubblichini tentarono il guado del Tanaro, fallendo sotto i colpi dell’artiglieria partigiana (che uccise 11 uomini). Il Tanaro, tra l’altro, in quei giorni era praticamente impossibile da navigare, essendo gonfio di piogge e così i fascisti intavolarono delle trattative con le autorità partigiane regionali, il 30 e 31 ottobre. Nel frattempo i partigiani, che poterono contare anche sul sostegno di Duccio Galimberti, giunto appositamente da Cuneo, implementarono le difese, minando e allagando vari campi a sud e facendo saltare il ponte di Pollenzo (con scarsi risultati, tanto che fu immediatamente ricostruito). Erano però sempre meno numerosi e deboli, dato che l’assedio fascista continuava ad implementarsi. Dopo vari tentativi di risolvere la questione in maniera incruenta, con “Mauri” che incontrò in diverse occasioni il prefetto e altri importanti delegati fascisti, questi ultimi superarono il ponte di Pollenzo nella notte del 2 novembre, entrando in città da sud e con un imponente attacco a sorpresa anche da nord attraverso il Tanaro. I partigiani, sorpresi e stremati, poco prima dell’alba, sotto una pioggia battente, caricata di significato drammatico da Fenoglio nel suo racconto, ripiegarono sulle colline. Il bilancio, per loro, fu pesantissimo: oltre 100 morti e altrettanti feriti. L’esperienza della Repubblica Partigiana di Alba, per quanto breve, resterà per sempre una delle pagine più importanti della storia della Resistenza italiana, da commemorare anno dopo anno.