Una sperimentazione a Torino promuove i medici di famiglia contro l’herpes zoster

22 settembre 2023 | 13:56
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Una sperimentazione a Torino promuove i medici di famiglia contro l’herpes zoster

In collaborazione con Adnkronos. È sempre più centrale il ruolo dei medici di medicina generale nel dare ai pazienti la migliore prevenzione di fronte a patologie che si possono evitare grazie a un’attenta vaccinazione. Lo confermano i risultati di un progetto condotto a Torino, in coordinamento tra la Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) piemontese, la Direzione generale dell’Asl Città di Torino e i dipartimenti di prevenzione. Destinatari del progetto le coorti d’età comprese tra il 1952 e il 1958, già incluse nel programma di prevenzione del Fuoco di Sant’Antonio.

La differenza generata grazie al progetto di medicina d’iniziativa rispetto ai tre anni precedenti è notevole: nel solo periodo incluso tra gennaio e agosto 2023 si sono triplicate le somministrazioni, con un incremento percentuale del 354,82%.

I dati e i dettagli del progetto sono stati illustrati il 19 settembre durante il convegno ‘I risultati di un progetto di Medicina d’iniziativa per la vaccinazione contro herpes zoster in Regione Piemonte; i protagonisti del territorio nelle vaccinazioni dell’adulto’, da cui possono nascere nuove pratiche virtuose in ottica di protezione dell’adulto e dell’anziano.

All’iniziativa hanno aderito ben 117 medici di medicina generale, da cui emerge ancora una volta la centralità del loro ruolo nella prevenzione per capillarità, accessibilità, rapporto di fiducia – ha affermato Paolo Morato, referente Area vaccini di Fimmg Piemonte e responsabile scientifico del progetto. – L’alta adesione inoltre conferma che i medici di famiglia sono sempre più consapevoli della centralità della medicina di iniziativa per i propri assistiti, grazie alla disponibilità di vaccinazioni contro malattie invalidanti come l’herpes zoster”.

Ai medici coinvolti sono stati offerti gli strumenti della Scuola piemontese di Medicina generale, come un servizio di tutoraggio da parte di colleghi formati in tema vaccinale, la presenza dell’infermiere, un call center per risolvere i dubbi e agevolare le pratiche burocratiche.

L’esempio torinese conferma che l’integrazione e la collaborazione tra le diverse figure coinvolte nella cura dei pazienti si possono raggiungere risultati ottimali, come ha ricordato Lorenza Ferrara, dirigente presso il Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (SeREMI) dell’Asl di Alessandria. “Questa iniziativa prova come il medico di famiglia sia fondamentale per diffondere la cultura della prevenzione”, ha sottolineato Ferrara. “D’altronde il rischio che, con il passare degli anni o in presenza di comorbilità, si riaccenda l’infezione latente da virus varicella-zoster nelle radici dei gangli del sistema nervoso, con possibili conseguenze di esiti persino permanenti e dolorosi, è alto. A partire dai 50 anni, infatti, aumenta l’incidenza, specialmente per soggetti che soffrono di diabete, hanno problemi cardiologici, respiratori cronici, reumatologici ed oncologici”.

L’esempio torinese offre perciò un modus operandi efficace, che è stato apprezzato anche dalla direzione generale dell’Asl Città di Torino per l’apporto che ha dato al modello già introdotto attraverso i propri hub vaccinali, come ha ricordato durante il convegno Stefano Taraglio, direttore sanitario dell’AslTO. “Abbiamo potenziato l’offerta vaccinale attraverso il coinvolgimento delle nostre strutture pubbliche, i servizi di igiene di sanità pubblica, e i nostri due hub vaccinali del Lingotto e del San Giovanni Bosco”.

Con il coinvolgimento dei medici di medicina generale – ha proseguito – si è avuto un significativo incremento del numero di vaccinazioni, perché i pazienti vengono direttamente visti e segnalati dal proprio medico, il quale può procedere o a vaccinare in proprio, oppure ricorrendo alle strutture vaccinali per i casi di maggior complessità”.

L’obiettivo nazionale, di raggiungere il 50% dei destinatari, è però ancora lontano in regione. Per questo un approccio simile è importantissimo per la cultura della prevenzione, come ha ricordato anche Andrea Tronzano, assessore al Bilancio della Regione Piemonte. “Con la prevenzione si salvano vite e si migliora la salute pubblica. Però la politica può fare di più e mettere più risorse”.