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Il tribunale di Pisa condanna due caporali per l’omicidio volontario di Emanuele Scieri

14 luglio 2023 | 08:07
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Il tribunale di Pisa condanna due caporali per l’omicidio volontario di Emanuele Scieri
Emanuele Scieri

Avrebbero percosso il giovane e poi lo avrebbero costretto a salire sulla torre di asciugatura dei paracadute provocando la sua caduta

Emanuele Scieri era nato a Cuneo e ci era rimasto fino all’età di sette anni. Il padre Corrado era funzionario delle Dogane e la madre Isabella Guarino insegnante di lettere. A Cuneo vivono ancora dei parenti. Quando nel 1999, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, era stato destinato alla caserma dei paracadutisti della Folgore di Pisa dove poi è morto il 16 agosto, aveva appena 26 anni.

La sentenza di ieri, giovedì 13 luglio, ha stabilito che la causa del decesso è stato il nonnismo che viene praticato nei confronti delle reclute. La Corte d’Assise di Pisa ha condannato per omicidio volontario in concorso due ex caporali della Folgore, rispettivamente a 26 e 18 anni. Entrambi sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni.

Emanuele, Lele per tutti, ci è finito per caso alla Caserma “Gamerra” di Pisa. Si dice che gli abbiano prospettato di fare l’ufficiale di complemento per la sua laurea e per la pratica da procuratore legale che aveva iniziato, ma lui ha preferito lasciare al destino la scelta del suo percorso militare. Durante la visita di leva, a diciotto anni, una delle domande classiche dei formulari è “in che corpo ti vorresti arruolare?” e lui, ingenuamente, aveva risposto “Paracadutista”.

Il fratello Francesco, medico in Brianza, dichiara alla stampa che i suoi genitori hanno lottato sino allo stremo per la verità. Secondo quanto sostenuto dai militari, si trattava di suicidio, ma la famiglia era sicura che si trattasse di omicidio. Scrissero anche un libro, pubblicato nel 2007 dalla casa editrice Kaos, dal titolo “Folgore di morte e libertà”. 

Nel 2011, a settant’anni, Corrado Scieri è deceduto. Nel 2016 viene istituita una commissione di inchiesta parlamentare che ha concluso i suoi lavori a dicembre 2017, certificando come nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”.

Nell’estate del 2018 la Procura di Pisa procede con le prime iscrizioni nel registro degli indagati per tre ex caporali. Il 14 maggio 2019 vengono riesumati i resti mortali di Emanuele, sepolti nel cimitero di Noto (Siracusa), alla presenza dei familiari.

Vengono svolti nuovi accertamenti da parte della professoressa Cristina Cattaneo, ordinario di medicina Legale all’Università degli Studi di Milano e direttore del Labanof – Laboratorio di antropologia e odontologia forense, che permettono di sostenere la tesi accusatoria: i tre imputati avrebbero percosso Scieri e poi lo avrebbero costretto a salire sulla torre di asciugatura dei paracadute, provocando la sua caduta. Scieri non morì sul colpo ma fu lasciato agonizzante dai tre aggressori senza chiamare i soccorsi.

Oggi l’epilogo per due dei tre imputati: condanna in primo grado. I difensori hanno dichiarato che, dopo la lettura della sentenza che sarà pubblicata nei prossimi 90 giorni, presenteranno appello. Il terzo è stato intanto giudicato con rito abbreviato e assolto il 29 novembre 2021.