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Le quinte del Bonelli a Vienna con chiusura in bellezza a Trieste

3 aprile 2023 | 11:55
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Le quinte del Bonelli a Vienna con chiusura in bellezza a Trieste

Scrive l’Istituto Franco Andrea Bonelli di Cuneo.

“Sono le 5 del mattino di lunedì 27 marzo quando il pullman parte davanti all’ ITC BONELLI di Cuneo, un viaggio davvero molto lungo di circa 9 ore verso Salisburgo.
Nel primo pomeriggio è iniziata la visita di questa ridente cittadina, raccolta, ma ricca di storia e monumenti ben conservati.
Il centro storico di Salisburgo è fantastico, caratteristiche sono le sue casette e i suoi palazzi d’epoca, il castello che domina dall’alto, il ponte degli innamorati e la casa di Mozart.
Il mattino successivo i ragazzi sono stati accompagnati a Mauthausen, un campo di lavoro e poi anche di sterminio per oppositori, minoranze ed ebrei; erano tutti molto preoccupati perché consapevoli che la visita sarebbe stata toccante ed “immersiva”.
Scioccante e stupefacente è stato il silenzio: una volta percorsa la grande salita per arrivare al campo, è calato un silenzio totale nel pullman, tutti sapevano cos’era successo lì e il dramma umano che si è svolto dietro le imponenti mura perimetrali.
Dopo l’ingresso nel campo, in un vento gelido e un fitto nevischio che a tratti si volgeva in pioggia tagliente, gli studenti di Cuneo hanno percorso il tragitto che i prigionieri facevano appena varcato il portone d’ingresso sovrastato dall’aquila imperiale, sono scesi nel locale delle docce dove venivano spogliati degli abiti e della dignità di esseri umani e dove veniva decisa la loro sorte, se il lavoro o il forno crematorio. Molto significativa è stata la visita al museo dove sono esposti molti oggetti: gli abiti, i cucchiai, i fogli della contabilità in cui venivano inseriti tutti i nominativi di chi entrava nel campo, e vedere tutte quelle righe rosse sopra ai nomi è stato terribile.
Molto toccante è stato il passaggio nel sotterraneo, vero luogo dello sterminio; vedere tutti i nomi delle persone morte nel campo scritti in bianco su uno sfondo nero, immagine che da lontano sembra essere una cosa unica, ma poi, quando ci si avvicina, tutti i nomi si distinguono nettamente: questa è una modalità di rappresentare iconicamente la sofferenza di quelle persone, che non avevano più un’identità né un nome, ma solamente un numero. E’ seguita poi la visita al locale della camera a gas e ai vicini forni crematori davanti ai quali le sensazioni di angoscia sono difficili da esprimere.
Fuori, altra immagine scioccante: ad attendere i ragazzi c’era la scala della morte, percorsa tutti i giorni dai lavoratori del campo, suddivisi in gruppi di cinque persone, che portavano blocchi di granito estratti della cava per essere lavorati e utilizzati nei luoghi di rappresentanza del regime.
Non lontano si trova il campo di Gusen, gli austriaci volevano nascondere il passato e lo rasero al suolo per costruirci sopra delle villette: lì si è salvato solo un forno crematorio, punto centrale del Memoriale.
Mercoledì il viaggio è proseguito per Vienna, di cui gli studenti hanno visitato il centro storico e il ghetto ebraico, che oggigiorno è completamente diverso da una volta perché è stato distrutto durante la guerra: al centro della piazza c’è un grande monumento, un cubo formato da molti libri con il dorso rivolto verso l’interno e due porte sbarrate e prive di maniglie a indicare che non potranno mai essere aperte, il vuoto al centro. Quest’opera rappresenta i libri degli ebrei bruciati durante la guerra, il vuoto è quello degli Ebrei che hanno subito le persecuzioni, vuoto che non verrà mai colmato, rappresentazione di tristezza, paura e angoscia.
La visita di Vienna si è poi conclusa con la tradizionale torta Sacher, gustata rigorosamente nel posto in cui è stata inventata: Hotel Sacher.
Al ritorno, i ragazzi si sono fermati a Trieste, dove hanno ancora visitato la Risiera di San Sabba, un campo di smistamento da cui dopo l’8 settembre oppositori politici, dissidenti e la quasi totalità della numerosa comunità ebraica locale sono poi stati mandati nei campi di lavoro e sterminio. Nell’ampio cortile interno dell’edificio, nel punto in cui sorgeva il forno crematorio distrutto dalle SS in fuga, sono state posizionate lastre di metallo a seguito dell’innovativo intervento di recupero che ha trasformato la Risiera in un memoriale. All’interno del museo ci sono numerose testimonianze di prigionieri del campo, molti oggetti appartenuti ai prigionieri in transito tra cui orologi, occhiali, pettini e foto.
Trieste e il suo indimenticabile centro storico ha concluso in bellezza il viaggio di istruzione del Bonelli, organizzato con precisione e senza momenti vuoti: i complimenti vanno alla professoressa Brondino, che ha saputo sapientemente alternare visite storiche ad altre artistiche rispettando il programma delle classi quinte che proprio di Trieste ha due importanti letterati, Svevo, di cui hanno visitato la libreria antiquaria, e Saba, di cui hanno visto i resti della casa natale, ormai distrutta da un radicale intervento di epoca fascista volto all’eliminazione del ghetto ebraico.
E’ stato un viaggio ricco di emozioni e culturalmente immersivo: un grazie va anche ai docenti che hanno accompagnato, perchè hanno seguito con professionalità e simpatia i giovani maturandi alla scoperta di ciò che studiano sui libri scolastici”.