giovedì 11 aprile

Il Buongiorno di Cuneo24

11 aprile 2023 | 08:05
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Il Buongiorno di Cuneo24

Nel 1991 fine della Prima guerra del Golfo

Cuneo. Il sole è sorto alle 6:49 e tramonta alle 20:13. Durata del giorno tredici ore e ventiquattro minuti.

Santi del giorno
Santo Stanislao, vescovo e martire.
San Barsanofio, eremita.
Santa Gemma Galgani, vergine.

Avvenimenti
1975 – Italia, riforma radiotelevisiva: lottizzati i telegiornali RAI ai partiti.
1987 – Muore, probabilmente suicida, Primo Levi,cadendo o gettandosi dalle scale della sua casa di Torino.
1991 – Iraq: fine della Prima guerra del Golfo.
2002 – Venezuela: un golpe supportato dagli Stati Uniti e da importanti gruppi economici internazionali costringe il presidente Hugo Chávez alle dimissioni.

Nati in questo giorno
Aleandro Baldi – Noto cantautore italiano, Aleandro Civai, in arte Baldi, nasce a Greve in Chianti, in provincia di Firenze. Non vedente dalla nascita, da bambino trascorre diversi anni in un istituto per ciechi, come egli stesso ha scritto nel libro autobiografico Il sole dentro. La carriera artistica inizia nel 1986, quando viene scoperto dal produttore discografico Giancarlo Bigazzi. Partecipa, nella “Sezione giovani”, al Festival di Sanremo con la canzone “La nave va”, da lui stesso composta e arrangiata, e si classifica secondo. Con l’omonimo album di esordio Baldi inizia a conquistare i favori del pubblico e trionfa, sempre nella sezione giovanile, a “Un disco per l’estate”. La consacrazione come uno dei migliori cantautori italiani arriva nel 1992 quando, in coppia con Francesca Alotta, vince la categoria “Nuove Proposte” della rassegna canora sanremese con Non amarmi: brano che rimarrà primo in classifica per dodici settimane. Sempre nel 1992 vince anche “Un disco per l’estate” e il “Cantagiro”, imponendosi col brano Il Sole. Nel 1994, tornato sul palco dell’Ariston tra i “Campioni”, con la canzone Passerà si piazza al primo posto della classifica finale, conseguendo quel successo a lungo cercato. Dopo diverse esibizioni e partecipazioni a rassegne canore, Baldi decide volontariamente di allontanarsi per un po’ dal clamore. Intanto, nel 2000, la versione spagnola di “Non Amarmi”, interpretata da Jennifer Lopez e Marc Antony, vende 8 milioni di copie, dando all’artista toscano popolarità a livello internazionale. Un consenso che lo invoglia, nel 2002, a pubblicare la raccolta “Il meglio e il nuovo”. Nel 2005, inoltre, il quartetto “Il Divo” rivisita “Passerà” e scala tutte le classifiche del mondo con oltre 3 milioni di album venduti. Nel 2007, decide di rimettersi in gioco con l’album “Liberamente tratto”, che sarà ispiratore anche di un nuovo tour nazionale. Due anni dopo riceve il Premio Mia Martini Speciale «per avere portato la musica italiana nel mondo». Festeggia 64 anni.
Renato Cesarini (1906/1969) – Nato a Senigallia (in provincia di Ancona), e morto a Buenos Aires nel 1969, è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano di origine argentina. In Italia ha giocato, dal 1929 al 1935, nella Juventus (129 le presenze in serie A, con 46 reti), vincendo cinque scudetti. A livello di Nazionali ha indossato due volte la maglia dell’Argentina e, da oriundo, undici volte quella dell’Italia, segnando tre gol.
Da allenatore ha guidato la stessa Juventus dal 1946 al 1948, classificandosi secondo dietro al “Grande Torino”, e dal 1959 al 1961, conquistando due scudetti e una Coppa Italia. Ma il suo nome è noto anche ai giovani sportivi del terzo millennio per la cosiddetta Zona Cesarini, locuzione ancora oggi molto utilizzata (per esempio è il titolo di un programma di approfondimento sportivo di RadioRAI), non solo in ambito sportivo. L’espressione deriva dal fatto che il 13 dicembre del 1931 segnò una rete, come già era avvenuto in campionato, all’ultimo minuto di gioco durante la partita amichevole Italia-Ungheria, ispirando ai cronisti sportivi di allora la coniazione del termine “zona Cesarini” per indicare il segnare nei minuti finali di una partita.

Eventi sportivi
1999 – Delvecchio e Totti affondano la Lazio.

Proverbio/Citazione
Chi pon cavolo d’aprile, tutto l’anno se ne ride.
“No, non ho mai scritto un libro di football. Ma se mi portate tutti quelli in circolazione, vi correggo gli errori”

Cuneo. Il sole è sorto alle 6:51 e tramonta alle 20:12. Durata del giorno tredici ore e ventuno minuti.

Santi del giorno
San Terenzio e compagni, martiri di Cartagine.
Sant’Ezechiele, profeta.
Sant’Apollonio, martire.

Avvenimenti
1500 – Il duca Ludovico Sforza viene catturato a Novara dalle truppe mercenarie svizzere e consegnato ai francesi di Luigi XII.
1710 – Lo Statuto di Anna, la prima legge che regola il copyright, entra in vigore in Gran Bretagna.
1925 – Fitzgerald pubblica “Il grande Gatsby” – «Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato» è l’amara riflessione con cui Francis Scott Fitzgerald conclude il suo capolavoro assoluto, Il grande Gatsby, pubblicato da Scribner’s (futuro editore di Ernest Hemingway) il 10 aprile 1925 a New York e annoverato tra i grandi classici della letteratura mondiale. Lo scenario è quello dell’America post Prima guerra mondiale, i cosiddetti “anni ruggenti” caratterizzati da grande prosperità economica e da una nuova ventata di modernità nelle tecnologie (auto, cinema e radio) e nelle arti (in particolare la musica, per cui si parla di età del jazz). In questo clima si consuma la parabola di Jay Gatsby, perfetta incarnazione dell’arrampicatore sociale che, con mezzi leciti e non, costruisce un’immensa fortuna. Il tutto con un unico scopo: riconquistare l’amore dell’amata Daisy, unitasi in matrimonio a un altro uomo. L’illusione di riportare in vita il proprio passato è il tema principale del romanzo, come l’autore stesso sembra confermare nella riflessione finale. Un’illusione che condanna Gatsby alla solitudine e all’incomunicabilità rispetto a un universo umano, quello delle sue feste mondane, che con la sua decadenza morale rappresenta per Fitzgerald lo specchio della società americana degli anni Venti. Edito per la prima volta in Italia nel 1936, il libro ha ispirato diverse versioni cinematografiche, di cui restano celebri quelle del 1974 (con protagonisti Robert Redford e Mia Farrow) e del 2013 (premiata con due Oscar per la sceneggiatura e i costumi) con Leonardo Di Caprio.
1991 – Disastro Moby Prince – «Siamo incendiati! Ci è venuta una nave addosso!» Nel cuore della notte un disperato allarme arriva alla capitaneria di Porto di Livorno, che allerta i soccorsi. Tutti in salvo gli uomini della petroliera Agip Abruzzo ma è troppo tardi per l’altra nave, ridotta ormai a un groviglio di lamiere in fiamme. A distanza di oltre vent’anni, sui fatti di quella tragica notte gravano contraddizioni e omissioni. Sono le 22.03 di mercoledì 10 aprile 1991, il traghetto di linea Moby Prince (proprietà della compagnia di navigazione privata Nav.Ar.Ma) parte da Livorno con direzione Olbia. A bordo 140 persone, 76 passeggeri e 65 membri dell’equipaggio, agli ordini del comandante Ugo Chessa. Il clima è disteso e molti sono raccolti nella sala bar, a guardare in Tv il big match Barcellona vs Juventus, semifinale di andata di Coppa delle Coppe. Circa venti minuti dopo il traghetto percorre la rada che poi immette in mare aperto. In quel tratto avviene l’irreparabile: la nave passeggeri finisce con la prua nella pancia della petroliera Agip Abruzzo, nei cui serbatoi sono stipati 2.700 tonnellate di petrolio Iranian Light. In pochi attimi il mare attorno si trasforma in una larga macchia nera che inizia a prendere fuoco, avvolgendo la prua della nave passeggeri. Alle 22.25 arriva il “may day” del marconista della Prince, seguito dieci minuti dopo dall’allarme dato via radio dal comandante dell’Agip Renato Superina, che conferma la collisione parlando erroneamente di una bettolina (piccola imbarcazione utilizzata all’interno dei porti). Ciononostante i soccorsi raggiungono il luogo dell’impatto verso le 23, traendo in salvo i 18 occupanti della petroliera. Dell’altra nave se ne sono perse le tracce. Soltanto alle 23,35, e per puro caso, due ormeggiatori s’imbattono nella Moby Prince che nel frattempo, come impazzita, si è messa a girare in circolo. Davanti ai loro occhi c’è un inferno di fuoco, in mezzo al quale viene colto un unico segno di presenza umana: attaccato al parapetto, il mozzo di origini napoletane Alessio Bertrand è riuscito ad evitare le fiamme e su esortazione dei due ormeggiatori si lancia in mare. Sarà l’unico sopravvissuto di quella notte. In quegli attimi sopraggiunge una motovedetta della Capitaneria di Porto livornese che, dopo aver indugiato per mezz’ora, fa ritorno alla base. L’amara constatazione dei fatti, confermata durante i processi, dice che il primo soccorritore a mettere piede sulla Prince è il marinaio Giovanni Veneruso, incaricato di agganciare la nave per trainarla con un rimorchiatore all’interno del porto. Il tutto avviene alle 3,30 del mattino quando ormai del traghetto resta poco più di un relitto spettrale di fumo e lamiere. L’opinione pubblica è sconvolta dalle prime immagini trasmesse dai telegiornali ma ricostruzioni troppo frettolose, confermate da esponenti del governo centrale, parlano di “errore umano” dovuto alla presenza di nebbia. L’ipotesi della nebbia viene confermata in sede giudiziaria nei due processi: il primo per omissione di soccorso e omicidio colposo, il secondo per manomissione a bordo, che non portano ad alcuna condanna avvalorando indirettamente la tesi dell’errore umano. Una verità processuale che scontenta i familiari delle vittime, che si appellano alla contraddittorietà di alcuni aspetti, a cominciare dall’enorme ritardo dei soccorsi. In più molti testimoni, tra cui ufficiali di marina e semplici cittadini, confermano che in quelle ore non c’è stata alcuna nebbia e le fiamme erano ben visibili dal porto. A confermarlo è anche un video amatoriale trasmesso dal TG1, nelle sere successive al disastro. Alcune perizie dimostrano che i passeggeri della nave sono sopravvissuti per diverso tempo dopo l’impatto. Dal ritrovamento dei corpi emerge che la maggior parte è stata raccolta nel salone De Lux, circondato da paratie che avrebbero impedito per oltre mezz’ora la propagazione del fuoco. I test tossicologici, inoltre, confermano la presenza di monossido di carbonio nel sangue delle vittime, segno evidente del fatto che sono rimasti in vita per ore. Negli anni a seguire, per mantenere vivo il ricordo, il Comune di Livorno dedica una piazza alle vittime, mentre in via Molo Mediceo pone una targa con i loro nomi.

Nati in questo giorno
Valerio Scanu – Giovane cantante sardo, è uno dei talenti sfornati dalla “fabbrica” di Amici di Maria De Filippi. Nato a La Maddalena, in provincia di Olbia-Tempio, deve tantissimo alla TV, dove mette piede fin dall’età di dieci anni, arrivando terzo alla kermesse “Canzoni Sotto L’Albero” e trionfando due anni dopo a Bravo Bravissimo di Mike Bongiorno. Raggiunta la maggiore età supera i provini del “talent show” della De Filippi, finendo secondo nella classifica finale. Scritturato dalla prestigiosa casa discografica EMI, il suo disco d’esordio, “Sentimento”, ottiene nel 2009 il disco di platino. L’anno seguente trionfa al 60° Festival di Sanremo, con il brano Per tutte le volte che…, che dà il nome al secondo album e ottiene il Digital Download di Platino con 30.000 download effettuati. Impegnato nel 2013 con il tour “Live in Acustico” che dedica alle donne vittime di violenza domestica, nello stesso anno prende parte con il brano “Parto da qui” alla compilation Arcu ‘e chelu (Arcobaleno), ideata da Eugenio Finardi a scopo benefico, per sostenere la popolazione sarda colpita dall’alluvione del 19 novembre 2013. All’inizio del 2016 pubblica il sesto album Finalmente piove, anticipato dall’omonimo brano classificatosi 13° a “Sanremo 2016”. Con il settimo album in studio, Dieci, nell’ottobre 2018 festeggia i dieci anni di carriera. Nel gennaio 2020 si classifica quarto nel programma di Rai 1 Il cantante mascherato. Compie 33 anni.
Caterina Caselli – Celebrata, per circa un decennio, come il casco d’oro della musica italiana, dalla metà degli anni Settanta opera come talent scout e dalla sua scuderia sono usciti artisti del calibro di Andrea Bocelli, Elisa, Malika Ayane, Raphael Gualazzi e dei Negramaro. Emiliana di Modena, ha solo 17 anni quando, nel 1963, partecipa al Festival di Castrocaro debuttando come cantante professionista. Il 1966 ne saluta l’ascesa grazie ai brani Nessuno mi può giudicare, che presenta a Sanremo (sesto singolo più venduto dell’anno), e Perdono con cui trionfa al Festivalbar. Gli anni seguenti segnano un crescendo di popolarità grazie alla parallela attività di attrice in commedie musicali (molto in voga in quel periodo) e a canzoni senza tempo come L’uomo d’oro, Cento giorni, Sono bugiarda, Sole spento e Insieme a te non ci sto più. Nel dicembre 2021 riappare dopo tanti anni in TV come ospite a Che tempo che fa su Rai 3 per presentare il suo nuovo film Caterina Caselli – Una vita 100 vite. Festeggia 77 anni.

Eventi sportivi
1981 – Bruno De Montis batte Pellegrino Ventrone.

Proverbio/Citazione
Quando tuona d’Aprile buon segno per il barile.
“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato” Francis Scott Fitzgerald

Cuneo. Il sole è sorto alle 6:51 e tramonta alle 20:12. Durata del giorno tredici ore e ventuno minuti.

Santi del giorno
San Terenzio e compagni, martiri di Cartagine.
Sant’Ezechiele, profeta.
Sant’Apollonio, martire.

Avvenimenti
1500 – Il duca Ludovico Sforza viene catturato a Novara dalle truppe mercenarie svizzere e consegnato ai francesi di Luigi XII.
1710 – Lo Statuto di Anna, la prima legge che regola il copyright, entra in vigore in Gran Bretagna.
1925 – Fitzgerald pubblica “Il grande Gatsby” – «Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato» è l’amara riflessione con cui Francis Scott Fitzgerald conclude il suo capolavoro assoluto, Il grande Gatsby, pubblicato da Scribner’s (futuro editore di Ernest Hemingway) il 10 aprile 1925 a New York e annoverato tra i grandi classici della letteratura mondiale. Lo scenario è quello dell’America post Prima guerra mondiale, i cosiddetti “anni ruggenti” caratterizzati da grande prosperità economica e da una nuova ventata di modernità nelle tecnologie (auto, cinema e radio) e nelle arti (in particolare la musica, per cui si parla di età del jazz). In questo clima si consuma la parabola di Jay Gatsby, perfetta incarnazione dell’arrampicatore sociale che, con mezzi leciti e non, costruisce un’immensa fortuna. Il tutto con un unico scopo: riconquistare l’amore dell’amata Daisy, unitasi in matrimonio a un altro uomo. L’illusione di riportare in vita il proprio passato è il tema principale del romanzo, come l’autore stesso sembra confermare nella riflessione finale. Un’illusione che condanna Gatsby alla solitudine e all’incomunicabilità rispetto a un universo umano, quello delle sue feste mondane, che con la sua decadenza morale rappresenta per Fitzgerald lo specchio della società americana degli anni Venti. Edito per la prima volta in Italia nel 1936, il libro ha ispirato diverse versioni cinematografiche, di cui restano celebri quelle del 1974 (con protagonisti Robert Redford e Mia Farrow) e del 2013 (premiata con due Oscar per la sceneggiatura e i costumi) con Leonardo Di Caprio.
1991 – Disastro Moby Prince – «Siamo incendiati! Ci è venuta una nave addosso!» Nel cuore della notte un disperato allarme arriva alla capitaneria di Porto di Livorno, che allerta i soccorsi. Tutti in salvo gli uomini della petroliera Agip Abruzzo ma è troppo tardi per l’altra nave, ridotta ormai a un groviglio di lamiere in fiamme. A distanza di oltre vent’anni, sui fatti di quella tragica notte gravano contraddizioni e omissioni. Sono le 22.03 di mercoledì 10 aprile 1991, il traghetto di linea Moby Prince (proprietà della compagnia di navigazione privata Nav.Ar.Ma) parte da Livorno con direzione Olbia. A bordo 140 persone, 76 passeggeri e 65 membri dell’equipaggio, agli ordini del comandante Ugo Chessa. Il clima è disteso e molti sono raccolti nella sala bar, a guardare in Tv il big match Barcellona vs Juventus, semifinale di andata di Coppa delle Coppe. Circa venti minuti dopo il traghetto percorre la rada che poi immette in mare aperto. In quel tratto avviene l’irreparabile: la nave passeggeri finisce con la prua nella pancia della petroliera Agip Abruzzo, nei cui serbatoi sono stipati 2.700 tonnellate di petrolio Iranian Light. In pochi attimi il mare attorno si trasforma in una larga macchia nera che inizia a prendere fuoco, avvolgendo la prua della nave passeggeri. Alle 22.25 arriva il “may day” del marconista della Prince, seguito dieci minuti dopo dall’allarme dato via radio dal comandante dell’Agip Renato Superina, che conferma la collisione parlando erroneamente di una bettolina (piccola imbarcazione utilizzata all’interno dei porti). Ciononostante i soccorsi raggiungono il luogo dell’impatto verso le 23, traendo in salvo i 18 occupanti della petroliera. Dell’altra nave se ne sono perse le tracce. Soltanto alle 23,35, e per puro caso, due ormeggiatori s’imbattono nella Moby Prince che nel frattempo, come impazzita, si è messa a girare in circolo. Davanti ai loro occhi c’è un inferno di fuoco, in mezzo al quale viene colto un unico segno di presenza umana: attaccato al parapetto, il mozzo di origini napoletane Alessio Bertrand è riuscito ad evitare le fiamme e su esortazione dei due ormeggiatori si lancia in mare. Sarà l’unico sopravvissuto di quella notte. In quegli attimi sopraggiunge una motovedetta della Capitaneria di Porto livornese che, dopo aver indugiato per mezz’ora, fa ritorno alla base. L’amara constatazione dei fatti, confermata durante i processi, dice che il primo soccorritore a mettere piede sulla Prince è il marinaio Giovanni Veneruso, incaricato di agganciare la nave per trainarla con un rimorchiatore all’interno del porto. Il tutto avviene alle 3,30 del mattino quando ormai del traghetto resta poco più di un relitto spettrale di fumo e lamiere. L’opinione pubblica è sconvolta dalle prime immagini trasmesse dai telegiornali ma ricostruzioni troppo frettolose, confermate da esponenti del governo centrale, parlano di “errore umano” dovuto alla presenza di nebbia. L’ipotesi della nebbia viene confermata in sede giudiziaria nei due processi: il primo per omissione di soccorso e omicidio colposo, il secondo per manomissione a bordo, che non portano ad alcuna condanna avvalorando indirettamente la tesi dell’errore umano. Una verità processuale che scontenta i familiari delle vittime, che si appellano alla contraddittorietà di alcuni aspetti, a cominciare dall’enorme ritardo dei soccorsi. In più molti testimoni, tra cui ufficiali di marina e semplici cittadini, confermano che in quelle ore non c’è stata alcuna nebbia e le fiamme erano ben visibili dal porto. A confermarlo è anche un video amatoriale trasmesso dal TG1, nelle sere successive al disastro. Alcune perizie dimostrano che i passeggeri della nave sono sopravvissuti per diverso tempo dopo l’impatto. Dal ritrovamento dei corpi emerge che la maggior parte è stata raccolta nel salone De Lux, circondato da paratie che avrebbero impedito per oltre mezz’ora la propagazione del fuoco. I test tossicologici, inoltre, confermano la presenza di monossido di carbonio nel sangue delle vittime, segno evidente del fatto che sono rimasti in vita per ore. Negli anni a seguire, per mantenere vivo il ricordo, il Comune di Livorno dedica una piazza alle vittime, mentre in via Molo Mediceo pone una targa con i loro nomi.

Nati in questo giorno
Valerio Scanu – Giovane cantante sardo, è uno dei talenti sfornati dalla “fabbrica” di Amici di Maria De Filippi. Nato a La Maddalena, in provincia di Olbia-Tempio, deve tantissimo alla TV, dove mette piede fin dall’età di dieci anni, arrivando terzo alla kermesse “Canzoni Sotto L’Albero” e trionfando due anni dopo a Bravo Bravissimo di Mike Bongiorno. Raggiunta la maggiore età supera i provini del “talent show” della De Filippi, finendo secondo nella classifica finale. Scritturato dalla prestigiosa casa discografica EMI, il suo disco d’esordio, “Sentimento”, ottiene nel 2009 il disco di platino. L’anno seguente trionfa al 60° Festival di Sanremo, con il brano Per tutte le volte che…, che dà il nome al secondo album e ottiene il Digital Download di Platino con 30.000 download effettuati. Impegnato nel 2013 con il tour “Live in Acustico” che dedica alle donne vittime di violenza domestica, nello stesso anno prende parte con il brano “Parto da qui” alla compilation Arcu ‘e chelu (Arcobaleno), ideata da Eugenio Finardi a scopo benefico, per sostenere la popolazione sarda colpita dall’alluvione del 19 novembre 2013. All’inizio del 2016 pubblica il sesto album Finalmente piove, anticipato dall’omonimo brano classificatosi 13° a “Sanremo 2016”. Con il settimo album in studio, Dieci, nell’ottobre 2018 festeggia i dieci anni di carriera. Nel gennaio 2020 si classifica quarto nel programma di Rai 1 Il cantante mascherato. Compie 33 anni.
Caterina Caselli – Celebrata, per circa un decennio, come il casco d’oro della musica italiana, dalla metà degli anni Settanta opera come talent scout e dalla sua scuderia sono usciti artisti del calibro di Andrea Bocelli, Elisa, Malika Ayane, Raphael Gualazzi e dei Negramaro. Emiliana di Modena, ha solo 17 anni quando, nel 1963, partecipa al Festival di Castrocaro debuttando come cantante professionista. Il 1966 ne saluta l’ascesa grazie ai brani Nessuno mi può giudicare, che presenta a Sanremo (sesto singolo più venduto dell’anno), e Perdono con cui trionfa al Festivalbar. Gli anni seguenti segnano un crescendo di popolarità grazie alla parallela attività di attrice in commedie musicali (molto in voga in quel periodo) e a canzoni senza tempo come L’uomo d’oro, Cento giorni, Sono bugiarda, Sole spento e Insieme a te non ci sto più. Nel dicembre 2021 riappare dopo tanti anni in TV come ospite a Che tempo che fa su Rai 3 per presentare il suo nuovo film Caterina Caselli – Una vita 100 vite. Festeggia 77 anni.

Eventi sportivi
1981 – Bruno De Montis batte Pellegrino Ventrone.

Proverbio/Citazione
Quando tuona d’Aprile buon segno per il barile.
“Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato” Francis Scott Fitzgerald