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Il Buongiorno di Cuneo24

1 febbraio 2023 | 08:02
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Il Buongiorno di Cuneo24

Nel 1896 prima de La Bohème di Puccini

Cuneo. Il sole è sorto alle 7:44 e tramonta alle 17:4. Durata del giorno nove ore e cinquantanove minuti.

Santi del giorno
Santa Brigida d’Irlanda, badessa, è la protettrice di lattai, poeti, fabbri, guaritori, delle mucche e degli animali da cortile.
Santa Verdiana, vergine e reclusa.
Sant’Orso di Aosta, sacerdote.

Avvenimenti
1896 – Prima de La Bohème di Puccini. Per un lungo periodo il genio musicale di Giacomo Puccini era stato snobbato dalla critica ufficiale e le sue opere svilite a mero intrattenimento per le masse. Dopo la rappresentazione del suo massimo capolavoro tutti dovettero ricredersi di fronte all’evidenza che, in quell’inverno del 1896, aveva scritto un capitolo fondamentale nella storia della lirica. Reduce dal successo di Manon Lescaut, l’allora 35enne Puccini iniziò, nel 1893, un sodalizio artistico con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, destinato a segnare profondamente la sua produzione musicale (con loro compose anche la “Tosca” e “Madama Butterfly”). Il primo frutto maturò grazie alla lettura del romanzo “Scene della vita di Bohème” di Henri Murger, che il compositore lucchese decise di adattare a dramma lirico. Un progetto ambizioso e di non facile gestazione che, tuttavia, riuscì a portare a termine in due anni e mezzo. Suddivisa in quattro atti (definiti “quadri”), La Bohème debuttò al Teatro Regio di Torino, il 1° febbraio del 1896. Il pubblico si appassionò fin da subito alle storie d’amore di Marcello e Musetta e di Rodolfo e Mimì e alla loro vita di giovani artisti squattrinati nella Parigi del 1830. Seppur inizialmente scettica, anche la critica riconobbe l’alto valore formale dell’opera, su cui in futuro si sarebbero misurati i più grandi tenori del mondo. Un nome su tutti, quello di Luciano Pavarotti che debuttò nella parte di Rodolfo il 29 aprile del 1961, a 25 anni, facendo spellare le mani al pubblico del Teatro Municipale “Romolo Valli” di Reggio Emilia, con una sublime interpretazione della celebre aria «Che gelida manina».
1945 – Diritto di voto alle donne in Italia. Con la guerra di liberazione ancora in corso, l’Italia gettò le basi della sua futura vita democratica, allargando a tutti i cittadini il diritto a scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento e instaurando di fatto il suffragio universale, già adottato negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in diversi paesi del Nord Europa e dell’America Latina. Il Governo Bonomi III, formato da Democrazia Cristiana, Partito Comunista, Partito Liberale e Partito Democratico del Lavoro, varò il Decreto legislativo luogotenenziale n° 23/1945 che estendeva alle donne il diritto di voto. Varato dal Consiglio dei Ministri il 1° febbraio 1945 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il giorno seguente, il provvedimento nasceva su proposta dei leader dei due maggiori partiti: il comunista Palmiro Togliatti, allora vicepresidente del Consiglio dei Ministri, e il democristiano Alcide De Gasperi, ministro degli esteri. La prima volta delle donne alle urne ebbe luogo con le elezioni amministrative tra marzo e aprile del 1946. Il 2 giugno dello stesso anno, tuttavia, parteciparono a un voto di ben altra portata storica: quello per il Referendum istituzionale (tra monarchia e repubblica) e per eleggere l’Assemblea costituente. Un ulteriore passo verso la piena uguaglianza tra uomini e donne si ebbe con la Costituzione del 1947, in particolare con gli articoli 3 (“‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge…”) e 51 (“Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza…”).
2003 – Entra in vigore il Trattato di Nizza.
2004 – Oltre 240 persone muoiono, per lo più calpestate dalla folla, durante l’annuale pellegrinaggio alla Mecca.

Nati in questo giorno
Gabriel Batistuta – Nato ad Avellaneda (Argentina), è un ex calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo. In Italia è stato un attaccante dal 1991 al 2000 della Fiorentina di cui, con 152 reti, è il miglior realizzatore in serie A (anche in generale con 212 reti). Successivamente e fino al 2003, Batigol (questo il suo soprannome) ha giocato nella Roma, segnando 30 reti e conquistando l’unico suo scudetto italiano. Nel gennaio 2003 la società giallorossa l’ha ceduto in prestito all’Inter, dove in 12 presenze ha segnato 2 gol. Con le 184 reti segnate in serie A (in 318 presenze) è al tredicesimo posto nella classifica marcatori di tutti i tempi, tallonato da Fabio Quagliarella a 181 (al 25 gennaio 2023). Nella Nazionale argentina ha totalizzato 78 presenze e con 54 reti (di cui 10 nelle fasi finali dei tre Mondiali cui ha partecipato) è il secondo miglior cannoniere nella storia dell’Albiceleste, superato solo nel 2022 da Lionel Messi. Un così prolifico attaccante non poteva mancare nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, redatta nel 2004 da Pelé in occasione del centenario della FIFA. Compie 54 anni.
John Ford (1894/1973) – Un pioniere della settima arte e un modello per diversi maestri della regia, su tutti Orson Welles e Akira Kurosawa, con lui il cinema western visse la stagione d’oro. Nato a Cape Elizabeth, nel Maine, e morto a Palm Desert nell’agosto del 1973, venne introdotto ad Hollywood dal già affermato fratello Francis, debuttando come regista nel 1921. Tre anni dopo, in piena epoca del muto, sfornò il primo capolavoro western, Il cavallo d’acciaio. Gli anni Trenta segnarono il periodo della maturità, regalandogli con “Il traditore” (1935) il primo di quattro Oscar alla “migliore regia”, di cui detiene il record di vittorie. Per le vicende del vecchio West trovò il suo attore simbolo in John Wayne, che diresse in 20 film, da “Ombre rosse” (1939) a “L’uomo che uccise Liberty Valance” (1962).

Eventi sportivi
2004 – I New England Patriots si aggiudicano il XXXVIII Super Bowl di football americano battendo in finale 32 a 29 i Carolina Panthers.

Proverbio / Citazione
Febbraio febbraietto, corto e maledetto.
“Mi piace fare film ma non è il caso di chiedermi di parlare di arte”. John Ford