Correre con il diabete si può, parola della campionessa cuneese Anna Arnaudo

11 dicembre 2022 | 07:19
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Correre con il diabete si può, parola della campionessa cuneese Anna Arnaudo
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Correre con il diabete si può, parola della campionessa cuneese Anna Arnaudo
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Correre con il diabete si può, parola della campionessa cuneese Anna Arnaudo
Correre con il diabete si può, parola della campionessa cuneese Anna Arnaudo

Oggi, domenica 11 dicembre, sarà in gara agli Europei di Cross alla Mandria

La cuneese Anna Arnaudo, classe 2000, oggi, domenica 11 dicembre, sarà in gara agli Europei di Cross alla Mandria.

Anna oggi si allena a Torino sotto la guida di Gianni Crepaldi, corre per la Battaglio CUS Torino Atletica.

L’abbiamo incontrata per conoscerla meglio.

Quando ti sei avvicinata al mondo della corsa?Ho iniziato a correre quando avevo 15 anni, grazie al gruppo sportivo scolastico. In terza media avevo vinto la campestre della scuola senza allenamento. Ricordo ancora il mio insegnante di motoria, che allora mi disse “non trascurare questa cosa: a te riesce facile un gesto che agli altri risulta complesso”. Alle superiori ho avuto la possibilità di partecipare a qualche allenamento extra-scolastico sempre sotto la guida degli insegnanti di motoria. Poi un giorno un mio amico mi propose di aggregarmi agli allenamenti dell’A.S.D. Dragonero, al campo di atletica Walter Merlo di Cuneo. Subito non avevo accettato l’offerta, perché avevo tanta paura del confronto con altre ragazze più allenate. Avevo quindi iniziato a correre da sola per qualche mese, facendo degli allenamenti che ora riconosco che erano senza senso! La mia prima volta ad allenamento con la Dragonero anche la ricordo bene: l’allenatore mi chiese di fare un 200 a sensazione, e arrivai davanti alle altre ragazze, impressionandolo positivamente.

Hai praticato altri sport?
Prima di iniziare a correre in prima superiore arrivavo da qualche anno di completo digiuno da qualsiasi tipo di sport. Alle elementari avevo fatto pallavolo, e da piccolissima due anni di atletica-gioco.
I miei genitori mi hanno comunque sempre portato (quasi trascinato, perché ero piccola e mi stancavo facilmente) a camminare in montagna e a pedalare in bici.

Quanto tempo dedichi agli allenamenti e come riesci, e sei riuscita in passato, a conciliare studio/allenamenti/gare?
Gli allenamenti mi richiedono 2h in media al giorno. Da un minimo di 1h ad un massimo di 4h. Mi alleno 10 volte a settimana. Studio 6/7h al giorno. Ho sempre voluto non rinunciare allo studio, perché nella mia vita è molto importante. Cerco di non perdere tempo per cose secondarie (come il telefono, i film, le feste ecc…) e monitoro la mia produttività per cercare di raggiungere i miei obiettivi quotidiani. Nel 2019 mi sono diplomata all’ITIS Mario Delpozzo di Cuneo con 100/100. Nel 2022 mi sono laureata al Politecnico di Torino con 110 e lode.

Quando sono arrivati i primi successi? Il primissimo successo è arrivato nel 2018: ho vestito la mia prima maglia azzurra agli europei di corsa in montagna, tra l’altro, poco dopo la diagnosi di diabete mellito tipo 1. L’anno della “svolta” però è stato nel 2019, in cui ho vestito 3 maglie azzurre: in pista agli europei U20 (decima nei 3000m), in corsa in montagna ai mondiali U20 (nona), nel cross agli europei U20.

Il ricordo più bello fino ad oggi.Il ricordo più bello è difficile da individuare, ma ho addirittura un elenco! La gara che mi ha permesso di qualificarmi al mio primo europeo su pista. Il mio primo podio ad un campionato italiano (nei 5000m). Il mio primo titolo italiano (nei 10.000m): ho passato la notte interamente insonne dopo la gara! La gara dei 10.000m in coppa Europa nel 2021: mi sono sentita per la prima volta davvero portata per la distanza, e lo stavo scoprendo in gara, come per magia. Il secondo posto agli europei U23: il primo risultato importante a livello internazionale. Il record italiano U23 nei 10.000m: il mio primo record italiano, sognato da un anno. Mi veniva da piangere dopo la gara. Il mio record italiano U23 nella mezza maratona: completamente inaspettato, dopo un periodo molto difficile!

Il diabete. Lo vivi come un limite?come ci convivi soprattutto con l’attività sportiva?Non vivo il diabete come un limite, ma come qualcosa che mi sprona a fare di più e a fare meglio nella mia vita quotidiana. La malattia non perdona e ogni sbaglio si paga caro, così mi alleno per la vita.

Per via del diabete nonostante tu abbia tutte le carte in regola non puoi fare parte di un gruppo sportivo militare. Cosa ne pensi?Forse ci sono delle cose che sono rimaste indietro con i tempi. Ad esempio il meccanismo che permette ad un atleta di diventare professionista. Vero è che i gruppi militari forniscono un importantissimo sostegno economico e non solo, ma concettualmente l’atletica professionistica e la carriera militare sono due cose distinte, per cui è sbagliato che per accedervi esistano regole simili nei bandi di concorso. Di recente (2021) è stata concessa la possibilità agli atleti paraolimpici di fare parte dei gruppi sportivi militari. Questo accentua la discriminazione verso noi diabetici, quando di fatto, e io ed altri ragazzi ne siamo la prova, non c’è nessun impedimento che ostacola un diabetico a fare lo sport da professionista. Ricordo che quando ho scoperto che, nonostante i gruppi sportivi mi volessero tra le loro riga, esisteva una legge del 1933 che mi bloccava alle prime selezioni del concorso, ho pianto tanto.

Ultima vittoria in ordine di tempo Cross della Mandria. Sensazioni più che positive direi. Prossimi obiettivi?Il prossimo grande obiettivo sono gli imminenti Europei di Cross. Sono davvero tanto concentrata su questa gara, come forse non mai, e questo è un segnale positivo. Dopodiché, nel 2023 si susseguiranno i campionati italiani di cross, una buona mezza maratona, e poi la stagione su pista nei 10.000m!.

Consigli per chi volesse avvicinarsi al mondo della corsa?Non fare come me! Farsi seguire subito da un allenatore competente, perché con la giusta guida e compagnia si può fare davvero fruttare il talento. Non avere paura dei propri limiti. Perché a volte i nostri limiti sono più in alto di quello che ci aspettiamo.