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Il Buongiorno di Cuneo24

15 ottobre 2022 | 08:01
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Il Buongiorno di Cuneo24

200 anni fa veniva istituito il Corpo Forestale

Cuneo. Il sole è sorto alle 7:41 e tramonta alle 18:51. Durata del giorno undici ore e dieci minuti. Fase lunare: ultimo quarto.

Santi del giorno
Santa Teresa d’Avila, vergine e dottore della Chiesa, è la protettrice dei carmelitani.
San Severo di Treviri, vescovo.
Santa Fortunata, martire venerata a Patria.

Avvenimenti
1822 – Istituito il Corpo Forestale. Il 15 ottobre 1822 il re di Sardegna, Carlo Felice di Savoia, costituì l’Amministrazione forestale destinandola alla custodia e alla tutela dei boschi. Vestiti con una divisa in panno turchino, con bottoni di metallo dorato, e tesa in testa, il nuovo corpo adottò come stemma araldico un’aquila con sotto il motto «Pro natura opus et vigilantia». Furono il primo esempio di quello che più tardi divenne il Corpo forestale dello Stato, introdotto con il Decreto legislativo 804 del 12 marzo 1948 e che a partire dagli anni Ottanta entrò nel sistema delle forze di polizia. Dalla difesa e salvaguardia del patrimonio boschivo, i compiti delle guardie forestali si sono via via ampliati, contemplando la tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, la prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. Composto oggi di circa 8.500 unità, sono un baluardo fondamentale nell’azione di contrasto alle discariche abusive, agli sversamenti illegali, agli incendi e all’abusivismo edilizio, unitamente alle attività di polizia venatoria contro i diversi fenomeni di bracconaggio. Sono posti sotto la loro sorveglianza Parchi, Aree Naturali Protette e Riserve Naturali dello Stato. Il santo patrono dei forestali è San Giovanni Gualberto, festeggiato ogni anno il 12 luglio. Con la legge del 7 agosto 2015, n. 124 (nota anche come “ddl Madia”), il Corpo forestale viene assorbito dall’Arma dei Carabinieri e riorganizzato come “Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare.
1894 – Scoppia l’Affaire Dreyfus. Un quadro sociale di disoccupazione, povertà e rischio di nuove epidemie si scontra con l’inefficienza e la corruzione delle istituzioni. La risposta di queste ultime si traduce, spesso, nella caccia allo straniero, al diverso, a una minoranza religiosa, culturale o sessuale. Quella che potrebbe passare come una sintetica analisi di alcune realtà contemporanee traduce in effetti il clima in cui esplose l’affaire Dreyfus, un episodio destinato a segnare la storia politica francese ed europea, oltre a dare un nuovo e definitivo ruolo ai media e al concetto di “opinione pubblica”. Correva l’autunno del 1894 nella Francia della cosiddetta Terza Repubblica, guidata all’epoca dal primo ministro Charles Dupuy. Colpita dallo scandalo di Panama (con diversi deputati accusati di corruzione) e minata da una profonda instabilità politica, la società francese reagì all’insegna del più acceso nazionalismo e di un mai sopito antisemitismo, quest’ultimo dilagante in tutt’Europa. Questi due sentimenti ebbero libero sfogo di fronte all’accusa di spionaggio a favore della Prussia nei confronti dell’ufficiale francese Alfred Dreyfus. A condannarlo una lettera con informazioni riservate che riportava una calligrafia simile alla sua. Una prova alquanto debole dietro cui si celavano due ragioni, confermate dalla storiografia ufficiale, di tutt’altra natura: la prima è che Dreyfus era ebreo; la seconda è che era nato in Alsazia, dominio prussiano dal 1870. Processato a porte chiuse e condannato ai lavori forzati, Dreyfus trovo nel fratello e in alcuni intellettuali degli alleati preziosi, nel formare una vasta opinione pubblica a sostegno della sua innocenza. Vero e proprio manifesto di questa battaglia fu la famosa lettera di Émile Zola, pubblicata sulla rivista letteraria Aurore e intitolata «J’accuse!», divenuta espressione comune dell’italiano per indicare un’azione di denuncia. L’ampio clamore mediatico, che interessò la stampa europea e d’oltreoceano, contribuì a far riaprire il processo e nel 1906 a far assolvere l’ufficiale, dimostrando la colpevolezza del maggiore Ferdinand Walsin-Esterházy. Fonte d’ispirazione per il cinema (tra cui un cortometraggio muto del celebre Georges Méliès), fu il primo grande caso di cronaca internazionale e il primo esempio di come l’opinione pubblica possa fare pressione sulle istituzioni. Da esso il linguaggio giornalistico derivò l’espressione “affaire”, quale sinonimo di questione di una certa urgenza o rilevanza.
1940 – Esce al cinema “Il grande dittatore” di Chaplin. «Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti.» È l’incipit del discorso all’umanità che chiude Il grande dittatore, sublime capolavoro firmato da Charlie Chaplin che debuttò nelle sale americane il 15 ottobre del 1940. La storia è quella di un barbiere ebreo che, dopo aver perso la memoria in un’azione eroica durante la Prima guerra mondiale, si ritrova catapultato in una nuova fase storica che vede gli ebrei perseguitati dal dittatore di Tomania, Adenoid Hynkel (anch’esso interpretato da Chaplin). Impossibile non cogliere in quest’ultimo la caricatura di Hitler, così come nel suo fido alleato Bonito Napoloni, è facile individuare un riferimento a Mussolini. Ciò che emerge è la maniera poetica e intelligente con cui la pellicola riesce a rappresentare in forma satirica uno dei momenti più drammatici della storia. Premiato da incassi record e con cinque nomination agli Oscar, con esso Chaplin smise per la prima volta i panni di Charlot, il buffo e maldestro vagabondo che in oltre cento cortometraggi consegnò un esempio universale ai comici di ogni epoca. Tra questi c’è Roberto Benigni che, in omaggio al grande attore inglese, riprese ne “La vita è bella” il numero della divisa indossato dal protagonista de “Il grande dittatore.
1969 – Storica marcia contro la guerra in Vietnam. Con il Moratorium day milioni di persone, in larga parte giovani, sfilarono per le principali città degli Stati Uniti per chiedere di porre fine alla sanguinosa guerra in Vietnam (1955-75). Si trattò della prima grande manifestazione per la pace nella storia, da cui trassero spunto movimenti pacifisti di tutto il mondo. Cuore della manifestazione fu la città di New York, dove migliaia di manifestanti marciarono intonando slogan di protesta ed inni contro la guerra, scritti da famosi artisti, su tutti Bob Dylan e John Lennon. Tra le tante iniziative, vennero liberati in cielo numerosi palloncini neri, con su scritti i nomi dei caduti in Vietnam.

Nati in questo giorno
Valerio Staffelli – Nato a Milano, è un volto noto della TV italiana, dove lavora come giornalista e inviato del tg satirico Striscia la Notizia dal 1996. Portatore di Tapiri d’oro (premio che la redazione di Striscia la Notizia dedica a chi si è distinto in occasioni non propriamente positive), in tutta la sua carriera ne ha consegnato centinaia, ricevendo spesso in cambio reazioni tutt’altro che amichevoli. Indimenticabile lo scontro nel 2003 con l’allora direttore di Rai Uno, Fabrizio Del Noce, finito nelle aule di tribunale. Ha ideato e condotto la trasmissione “Al vostro posto” ed ha collaborato per diverse testate giornalistiche, tra cui il settimanale Oggi. Compie 59 anni.
Italo Calvino (1923/1985) – Massimo esempio di intellettuale eclettico, Italo Calvino è stato una figura di primo piano nel panorama letterario e politico del Novecento. Nato a Santiago de Las Vegas de La Habana, sull’isola di Cuba, e scomparso a Siena nel settembre del 1985, è stimato come uno dei maggiori narratori del secolo scorso. Dopo aver vissuto in prima linea, da partigiano, la Seconda guerra mondiale, divenne successivamente un attivista del Partito Comunista, trasferendo quest’impegno civile nell’attività di letterato. La sua produzione attraversò diverse fasi: dalle posizioni neorealiste dei primi romanzi, come “Il sentiero dei nidi di ragno” (1947) alle atmosfere fantastiche della splendida trilogia degli antenati, composta da “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante” e “Il cavaliere inesistente”. Altri capolavori sono “Marcovaldo”, “Le cosmicomiche” e “Se una notte d’inverno un viaggiatore”. Filo conduttore dei suoi scritti, dai romanzi alle prose, uno spiccato gusto per l’ironia unito a un profondo interesse per le scienze e per la storia.

Eventi sportivi
2000 – Locatelli è il campione della 125. Roberto Locatelli, su Aprilia, vince il Gran Premio motociclistico del Pacifico sul circuito di Motegi e conquista, con una tappa di anticipo, il titolo mondiale della classe 125. Il titolare del team è Vasco Rossi.

Proverbio/Citazione
Per S. Teresa (15 ottobre), semina a distesa.
“Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!”Italo Calvino