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A Cuneo il concerto organistico nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù

8 ottobre 2022 | 09:37
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A Cuneo il concerto organistico nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Sabato 15 ottobre, alle 21, “Caleidoscopi sonori nell’Impressionismo europeo” con Andrea Albertin all’organo

Sabato 15 ottobre, alle 21, presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù di corso Nizza, il Cuneo Organ Festival, la 34esima Edizione dei Concerti Organistici che anche quest’anno incontra la francese Route Royale des Orgues, proporrà “Caleidoscopi sonori nell’Impressionismo europeo”. Andrea Albertin all’organo.

Per informazioni scrivere a soloclassica@gmail.com

Programma:

W. Wolstenholme (1865-1931)

Sonata nello stile di Handel

Introduzione e Allegro

Sarabanda

Minuetto

S. Karg-Elert (1877-1933)

Otto prezzi brevi op.154

Introitus, Gagliarda – Melodia Monastica – Aria Semplice, Appassionata – Canzone solenne – Toccatina – Corale

P. Alessandro Yon (1886-1943)

Sonata n.2 “Cromatica”

Andate rustico – Allegro vigoroso

Adagio triste

Fantasia e fuga

U. Matthey (1876-1947)

Egloga

M. E. Bossi (1861-1925)

Fantasia op. 64

César Franck (1822-1890)

Finale op.21

Nota di sala

I brani che costituiscono il programma di questo concerto sono stati composti negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e afferiscono quindi al periodo di transizione tra il romanticismo e la modernità. Si è trattato di un periodo storico estremamente florido in ambito artistico: in musica, in particolare, le opere nate in questi anni sono spesso caratterizzate da un linguaggio armonico molto avanzato e da una grande ambizione sul piano formale.

William Wolstenholme (1865 – 1931) è stato un organista e compositore inglese. Cieco fin dalla nascita, fu grazie alla dedizione dei suoi genitori che ebbe la possibilità di dedicarsi con profitto all’arte della musica; successivamente, fu decisivo nella sua attività compositiva l’aiuto della sorella, che redigeva, sotto dettatura, le sue composizioni. Curiosamente, il compito di “amanuense”, durante l’esame di composizione di Wolstenholme a Oxford, fu sostenuto dall’amico Edward Elgar (!!). Frederic Wood, l’estensore del necrologio apparso su The Musical Times qualche mese dopo la morte del compositore, annovera tra le sue migliori composizioni la Sonata in fa maggiore, la Fantasia in mi maggiore, il piccolo pezzo per organo The seraph strain (da lui definito “caratteristico e grazioso”), l’Allegretto per viola (scritto per il grande violista inglese Lionel Tertis) e soprattutto l’inno Thou, o God, art praised in Zion. La Sonata nello stile di Händel si riaggancia a forme e modelli del periodo barocco. I tre movimenti sono infatti, rispettivamente, un’Introduzione seguita da un Allegro (di fatto, una toccata seguita da una fuga a quattro voci), una Sarabanda e un Minuetto.

Sigfrid Karg – Elert (1877 – 1933) è stato un organista e compositore tedesco. Allievo di Max Reger, nella sua musica è evidente l’influsso del suo maestro così come quello di altri compositori coevi come Grieg (che lo spronò a intraprendere lo studio della composizione), Debussy, Skrjabin e Schönberg. Il suo linguaggio è dunque francamente tardoromantico e si inserisce a pieno titolo nella temperie dell’epoca. I suoi Otto pezzi brevi op. 154 sono caratterizzati dall’interesse per le piccole forme (scolpite con una cura e un magistero assolutamente rimarchevoli) e da un linguaggio armonico estremamente avanzato che però si apre, specialmente nei tempi lenti, a momenti di grande raffinatezza.

Gli autori dei successivi tre brani, Pietro Alessandro Yon, Ulisse Matthey e Marco Enrico Bossi, sono stati tre compositori di spicco del mondo musicale italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento. Tutti e tre furono concertisti, oltre che compositori, e godettero in vita di una grande fama che, per Yon e Bossi, si estese anche oltreoceano. Il primo fu infatti molto attivo negli Stati Uniti e ottenne infine la cittadinanza statunitense per naturalizzazione; il secondo fu spesso impegnato in concerti all’estero e fu proprio durante il viaggio di ritorno in nave da una sensazionale tournée a Philadelphia e New York che trovò la morte per emorragia cerebrale.

Pietro Alessandro Yon (1886 – 1943) si formò a Torino, Milano e a Roma ma fu attivo soprattutto all’estero: fu infatti per qualche anno organista titolare della Città del Vaticano e della chiesa di St. Francis Xavier e della cattedrale di St. Patrick a New York. Attivo anche come insegnante (ebbe tra i suoi allievi Cole Porter) e compositore, il suo catalogo comprende musica organistica (nell’ambito della quale spicca un Concerto Gregoriano per organo e orchestra) ma anche molta musica sacra. La Sonata cromatica è la seconda delle sue quattro sonate per organo ed è caratterizzata da un denso linguaggio armonico che raggiunge il culmine nella fuga che ne costituisce l’ultimo movimento.

Ulisse Matthey (1876 – 1947) svolse gli studi musicali nella sua città natale, Torino; fu l’organista titolare del Santuario di Loreto e, successivamente, per interessamento di Marco Enrico Bossi, fu nominato docente del Conservatorio di Torino. Fu promotore del progetto e della realizzazione dell’imponente organo Tamburini che tuttora è collocato nel salone aulico dell’istituto torinese. Esecutore molto apprezzato, fu il dedicatario di opere di diversi suoi colleghi, come per esempio della Fantasia sinfonica per organo, ottoni, timpani, archi e arpa di Marco Enrico Bossi, che lo considerava il suo interprete di riferimento. Formatosi quando in Italia si affermava il movimento ceciliano, è stato, secondo Arturo Sacchetti, “una delle espressioni più geniali del primo Novecento italiano”. L’originalità della sua opera emerge chiaramente nell’Egloga in programma, una pagina caratterizzata da grande raffinatezza di scrittura.

Marco Enrico Bossi (1861 – 1925) godette in vita di un grande successo a livello internazionale. Lo testimonia per esempio il fatto che una sua composizione orchestrale, la suite per orchestra d’archi Intermezzi goldoniani op. 127, figurava nel programma dell’ultimo concerto che Gustav Mahler tenne a New York (già gravemente ammalato, sarebbe morto a Vienna qualche mese dopo). È stato giustamente osservato come Bossi sia stato uno strenuo sostenitore della musica strumentale in un ambiente in cui il ruolo dominante era assunto dal melodramma: le sue idee furono portate avanti poi da alcuni suoi allievi, come Gian Francesco Malipiero e Giorgio Federico Ghedini, che furono tra i principali artefici della rinascita strumentale in Italia. La Fantasia op. 64 ha impianto tripartito ed è caratterizzata da una certa complessità sul piano formale e dell’elaborazione tematica, nonostante le proporzioni tutto sommato ridotte.

Degli autori proposti da questo ricco programma, César Franck (1822 – 1890) è l’unico a non essere morto nel Novecento e non si può affermare che egli sia stato un esponente della musica moderna, anche se in alcune composizioni, come il poema sinfonico Psyché, arriva ad anticipare certi risultati che saranno poi del simbolismo. Il Finale in si bemolle op. 21 è l’ultimo dei Sei pezzi per grande organo ed è dedicato à son ami, Mr. Lefébure – Wely. È una composizione dal carattere brillante ed è dotata di un avanzato linguaggio armonico e di una certa ambizione di tipo sinfonico che è evidente nella dialettica tra masse sonore contrastanti, che fa pensare a questo pezzo come a un movimento di un ipotetico concerto per organo e orchestra.

(Nota di sala di Danilo Karim Kaddouri)