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Meteo, guerra e pandemia: il “clima sta cambiando”: radicale inversione per economia più attenta all’ambiente

30 settembre 2022 | 19:55
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Meteo, guerra e pandemia: il “clima sta cambiando”: radicale inversione per economia più attenta all’ambiente

Il cambiamento di clima in atto è anomalo e dipende dai consumi e dalle emissioni di tutte le attività produttive dell’homo sapiens. Si deve intervenire subito perchè ogni giorno perduto è un metro in più che un tir fa sulla strada

“C’è un parametro climatico che fa la differenza nel mondo odierno: la presenza dei gas e in particolare di CO2. L’uomo ne sta introducendo una quantità enorme. Il cambiamento di clima in atto è anomalo e dipende dai consumi e dalle emissioni di tutte le attività produttive dell’homo sapiens. Si deve intervenire subito perchè ogni giorno perduto è un metro in più che un tir fa sulla strada. Il cambiamento climatico di oggi è diverso da quello di anni fa: gli scienziati sono d’accordo, non possiamo più perdere tempo e ognuno di noi è chiamato nel suo piccolo a fare la propria parte”. Sono le parole con le quali il noto geologo Mario Tozzi ha aperto la tavola rotonda della V edizione della Convention di Sistema 2022 di Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Cuneo, dal titolo “Meteo, pandemia, guerra. Il clima sta cambiando. Come sapremo adattarci?”. L’appuntamento si è tenuto nella mattinata di venerdì 30 settembre presso il Polo Culturale delle Orfane a Mondovì Piazza, inaugurato dalla relazione del presidente Luca Chiapella che ha ricordato come “metà dell’inflazione, che in Italia è arrivata al +8,4%, è causata in modo diretto dall’aumento dei costi energetici. In 12 mesi il costo del petrolio è raddoppiato, ma quello del gas è cresciuto addirittura di 28,5 volte, tanto che a fine anno ci prepariamo a pagare una bolletta energetica dieci volte più cara di quella del 2019”.

L’evento ha fornito interessanti spunti di riflessione su argomenti di stretta attualità quali il cambiamento di clima in atto, le conseguenze del Covid e la guerra russo-ucraina. Luca Chiapella ha aggiunto: “Se il cambiamento climatico è il cambiamento “madre” dal quale discendono tutti gli altri occorre in primo luogo assumerci la piena responsabilità delle conseguenze negative che stanno già arrivando dai cambiamenti in atto. In secondo luogo, dobbiamo superare il nostro egoismo, che ci porta ad assumere atteggiamenti puramente di facciata fingendo di volere cambiare le cose senza in realtà cambiare nulla. Tutto ciò che va nella direzione del raggiungimento della neutralità carbonica e climatica è sacrosanto, va difeso e salvato a tutti i costi”.

Secondo alcuni numeri l’Europa è in ritardo sulla tabella di marcia prevista dall’Accordo di Parigi, che tra le altre cose prevede la riduzione del 90% delle emissioni globali di anidride carbonica in tre decenni. Il vecchio continente, infatti, per arrivare a zero emissioni di CO2 nel 2050 deve rialzare del 15% la riduzione prevista entro il 2030. E nonostante il passaggio alle rinnovabili, come stima dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, possa portare a 14 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, anche in Italia si fatica a imboccare con decisione la strada maestra del passaggio a combustibili con minori emissioni di anidride carbonica. “Così oggi ci troviamo chiusi tra Russa e Ucraina nella morsa del caro energia, che è parente stretto del caro bollette e del caro materie prime, senza sapere come uscirne e senza avere certezze che la guerra sia un alibi più che una causa – ha proseguito Chiapella -. Non a caso anche se l’Italia è il Paese in cui il Pil reale è cresciuto di più nell’ultimo anno e mezzo non solo in Europa, ma anche rispetto agli Usa, già a cominciare dall’estate appena conclusa si è avvertita una moderata recessione che facilmente porterà ad un’assenza di crescita entro fine anno”.

Alla vivace tavola rotonda ha portato le proprie considerazioni anche il sociologo Dario Padovan: “È in atto un caos climatico. Va cambiato il sistema economico globale che si basa sul petrolio e sull’estrazione di centinaia di milioni di metri cubi di materia prima. Non si può più crescere a livello economico ed anche di fertilità: bisogna dire basta. La riserva geologica mondiale è giunta al limite. Occorre una vera via d’uscita dal fossile e una nuova economia che non si fondi sempre sugli investimenti dei soliti noti”. Come agire dunque per un futuro più green? “La prima cosa da fare – ha affermato Mario Tozzi – è agire sulle cause e quindi stoppare gli affari delle compagnie petrocarboniere e convincerle a non investire più nel futuro, intervenendo su diversi modelli di produzione, cambiando le scelte amministrative e favorendo un accordo internazionale sul clima, ancora assente”. Per Dario Padovan “è necessario dirottare gli investimenti sul sociale, per arrivare ad un nuo