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Il margaro Andrea Colombero: “Da Arap e Anaborapi mi aspetto un cambio di passo e di visione rispetto al passato”

7 agosto 2022 | 08:34
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Il margaro Andrea Colombero: “Da Arap e Anaborapi mi aspetto un cambio di passo e di visione rispetto al passato”

Una chiacchierata affrontando i temi delicati di questa estate 2022 negli alpeggi dalla siccità alla carenza di foraggio fino all’ormai certa discesa anticipata e la prospettiva di un futuro non così roseo per le piccole aziende agricole

Erba secca e scarsità d’acqua. questi i problemi con cui si ritrovano a far i conti i margari negli alpeggi in questa estate 2022.

A questo proposito abbiamo interpellato uno di loro, Andrea Colombero, originario di Villafalletto ora residente in Valle Stura in località Maigre (Moiola), che alpeggia a Mollières, in territorio francese.

Qual è la situazione siccità dove vi trovate?Allora diciamo che la situazione acqua per quanto ci riguarda direttamente come azienda è grave ma non tale da compromettere la stagione perché almeno qui dove siamo noi in alpeggio è una zona ricchissima di laghi e sorgenti, quindi di acqua, quest’anno molte piccole sorgenti erano praticamente già prosciugate a fine giugno quando la mandria è arrivata sui pascoli, i laghi sono ad un livello piuttosto basso e diciamo che la crisi idrica è tangibile anche da quassù ma non drammatica. Ovviamente non tutti gli alpeggi hanno la nostra fortuna da questo punto di vista, in alcuni scarseggia o manca proprio l’acqua, dove si può ci si aggiusta in qualsiasi modo, o portando l’acqua con metri e magari chilometri di tubazioni e piazzando abbeveratoi, o dove ci sono vie d’accesso direttamente con le botti trainate dai trattori, i pascoli più inaccessibili e carenti di acqua semplicemente non verranno pascolati.

Per quanto riguarda il discorso foraggio?Ben diverso è il discorso foraggio, sicuramente è molto meno abbondante degli altri anni, su alcuni pascoli più esposti l’erba o non è cresciuta oppure dopo essere nata è stata letteralmente arsa dalla combinazione aria e sole, quel poco che è rimasto in generale si trova in uno stato vegetativo già molto avanzato, praticamente l’erba è già secca, come di solito si vede a fine stagione e non nel pieno dell’estate. Quindi la combinazione meno foraggio più alcune parti del pascolo inutilizzabili a causa della mancanza d’acqua per abbeverare gli animali si tradurrà in sostanza in una stagione molto più corta del solito, diciamo che gli animali torneranno a valle in generale con 2/4 settimane di anticipo, il che non è poco se si tiene presente che la stagione media dell’alpeggio in alta quota dura all’incirca un centinaio di giorni.

Una situazione non rosea diciamo. Da agricoltore/allevatore che lavora a diretto contatto con la natura so benissimo che i raccolti non tutti gli anni possono essere abbondanti, ed ho coscienza che le risorse non sono illimitate, quindi per quanto mi riguarda un’annata estremamente siccitosa la si può anche mettere in conto, un ritorno anticipato a valle ci può anche stare, ma questo significa iniziare prima a nutrire gli animali in stalla, e qui la situazione diventa drammatica perché i costi “vivi” ovvero dell’alimentazione dei bovini fieno in primis sono ormai fuori controllo e sicuramente ben oltre il limite del possibile, questo è dovuto sia alla carenza di materie prime dovute alla siccità che agli aumenti dei costi dell’energia ma anche a effetti speculativi, tenuto conto anche delle difficoltà del mercato, questo significa che un allevamento non riesce più ad automantenersi, quindi fin che si può si lavora in perdita per mantenere gli animali e poi quando la situazione diverrà insostenibile questi verranno venduti perché non si riuscirà più economicamente a nutrirli.

Come vedi il futuro?Credo che in generale ci sarà una forte riduzione dei capi allevati nei prossimi mesi, moltissimi avranno come destinazione soltanto il macello perché è quasi impensabile che possano avere destinazioni diverse con i costi di alimentazione che hanno. Nel nostro caso io credo che per riuscire a sopravvivere come azienda almeno per quest’inverno facendola molto semplice su un allevamento che conta una novantina di capi almeno la metà dovranno essere venduti per poter “mantenere” i costi dell’altra metà che rimarrà in stalla, questo è il futuro a breve termine che verosimilmente ci aspetta, se le cose dovessero poi perdurare allora non so proprio ad oggi se ci sarà ancora un futuro possibile, per noi come per molte altre piccole aziende agricole, la cosa mi spaventa e mi rattrista perché sento di molte persone/colleghi oneste, lavoratori e molto capaci nel loro lavoro che hanno già messo in conto di chiudere o che hanno questa prospettiva e mi chiedo che senso abbia ritrovarsi con persone valide e capaci nel fare il loro lavoro ad abbandonarlo e a doversi reinventare in altro perché il sistema è diventato insostenibile anche a causa di speculazioni di mercato e superficialità della politica nel prendere atto del problema. Diverso poi è il discorso di prendere atto di un cambiamento climatico in corso che è ormai evidente e che credo dovrebbe essere motivo di preoccupazione comune a tutti per quel che concerne la presenza ed il futuro dell’essere umano su questa terra.

Le associazioni di categoria come potrebbero intervenire?Per quanto riguarda l’attenzione di politica e associazioni e sindacati nei confronti del problema siccità e quindi futuro delle aziende agricole secondo me c’è una visione troppo parziale e troppo semplicistica quasi interamente rivolta all’aspetto dei premi europei all’agricoltura, quindi stanno tutti lavorando per ottenere deroghe e anticipi sui pagamenti pac non tenendo minimamente presente che in questo modo vengono tutelate soltanto quelle aziende che ricevono premi ed in quantità consistente (il che dovrebbe già esserci un mezzo salvagente) dimenticandosi o disinteressandosi di tutte quelle piccole aziende che non ricevono questi aiuti o li ricevono in modo marginale nell’economia aziendale, e questo approccio lo trovo semplicemente un po’ superficiale e non giusto perché le associazioni che dovrebbero fare le veci delle aziende agricole dovrebbero cercare di porre l’attenzione su tutto il comparto e non solo su quella parte che già è sostenuta da ingenti somme derivate dagli aiuti europei, partendo dal presupposto che nessuno fa i miracoli almeno una visione e comprensione un po’ più profonda e strutturata da parte di chi ci governa e ci rappresenta sarebbe dovuta. E’ significativo che tutte le associazioni continuano a parlare di “rischio” di discesa anticipata delle mandrie dagli alpeggi… ormai che siamo entrati pienamente nel mese di agosto credo che per gli addetti ai lavori la discesa anticipata sia ormai una certezza assodata e si continua a parlare di rischio come se non avessero ancora ben chiara la situazione reale.