Le Big Bench sono ormai 223. Nasce il movimento contro le panchine giganti

3 luglio 2022 | 07:31
Share0
Le Big Bench sono ormai 223. Nasce il movimento contro le panchine giganti
Il manifesto contro le Big Bench

«Il troppo storpia – sostiene Michele Corti – e si è esagerato piazzando panchinoni di ferraglia a sgargianti colori in luoghi già belli di loro, dove la vista la godresti anche e più comodo seduto sull’erba, su una pietra, su un tronco o su una normale panchina».

La prima è stata installata nel 2010 a Clavesana dal suo ideatore, sul terreno di fronte alla sua casa-studio, affacciata sul paesaggio delle Langhe, accessibile a tutti i visitatori. Oggi sono diventate 223, in prevalenza in Italia ma anche in Svezia (la n. 133), in Galles (la n. 197), in Spagna (la n. 199). Sono le Big Bench, le Grandi Panchine di Chris Bangle, il designer americano che vive e lavora dal 2009 a Clavesana, insieme alla moglie Catherine.

«Tutto è iniziato – spiega Mr. Bangle sul sito “Big Bench Community Project” (BBCP) – come un progetto tra amici e vicini di casa, e adesso sta conquistando il cuore e la passione di molte persone, che difficilmente avrebbero immaginato di guardare un giorno le montagne e i vigneti italiani seduti su un pezzo di arredamento da esterni fuori scala».
«Le Panchine Giganti – continua Bangle, che ha lavorato come Chief of Design per BMW Group – sono spesso conosciute per immagini, ma una volta che ci si siede su una di esse, si vive un’esperienza intensa, da condividere con gli altri. Le panchine sono fatte per rilassarsi, sono larghe abbastanza da accogliere uno o più amici».
Chris Bangle fornisce gratuitamente disegni e indicazioni ai costruttori delle panchine, chiedendo come unica condizione che siano poste in un punto panoramico, su un terreno accessibile al pubblico e che rispettino lo spirito social con cui è nata la prima: non un’installazione privata, ma parte di un’esperienza collettiva che tutti possono condividere e sperimentare.

Ma adesso sembra sia nata una specie di movimento che avversa le panchine e che ha come leader Michele Corti, docente universitario di “zootecnia di montagna”.
Corti scrive alla nostra redazione: «È da giorni in preparazione una petizione unitaria che raccoglie ambientalisti, paesaggisti, ruralisti, associazioni culturali. C’è già la posizione favorevole di grosse associazioni. L’invasione dei panchinoni giganti è contrastabile. Il sito della montagna rurale (www.ruralpini.it) ha riportato ieri i link a tutti gli articoli usciti dall’inizio del 2021 contro i panchinoni, individuando anche la provenienza (autore o sede della redazione) delle posizioni di dissenso con una piccola statistica».

«Il troppo stroppia – continua Corti – e si è esagerato piazzando panchinoni di ferraglia a sgargianti colori in luoghi già belli di loro, dove la vista la godresti anche e più comodo seduto sull’erba, su una pietra, su un tronco o su una normale panchina. Ma siamo sicuri che sia tutto in regola con la sicurezza? In diversi luoghi l’afflusso dei panchinisti avviene in spregio ai divieti di accesso con i mezzi motorizzati e con disturbo degli abitanti. Forse che di notte vanno per ammirare il paesaggio? A Viverone a febbraio due panchinisti si sono incastrati di notte con la macchina su un viottolo che porta alla Big Bench».
«Ovvio che sia partita una contestazione – continua il promotore della protesta. – Inizialmente erano scrittori di montagna (quelli liquidati come “puristi retrogradi”), “fissati” del rispetto del paesaggio in un mondo che vuole Disneyland, marketing, gadget, poi sui social e sui siti di informazione locale è tracimata un’onda di protesta. Gli articoli/post critici si sono così moltiplicati. Trenta articoli su carta stampata e siti di montagna e di informazione che contestano i panchinoni in un solo mese sono tanti».