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La Coldiretti provinciale all’attacco: il burger è solo di carne, quelli vegetali sono un’altra cosa

5 luglio 2022 | 08:33
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La Coldiretti provinciale all’attacco: il burger è solo di carne, quelli vegetali sono un’altra cosa
Svizzera, hamburger o veggie burger ?

I vegetariani e vegani sono solo il 7 per cento della popolazione. Serve in Italia, così come ha fatto la Francia, una legge che vieti l’utilizzo subdolo della denominazione di carne sui prodotti vegetali

In principio era la vecchia buona “svizzera”, fatta con la migliore carne del contadino e poi lavorata dal macellaio di fiducia. Ora troviamo al supermercato decine di prodotti con la denominazione “burger” e il contenuto più vario.

In Francia è stata approvata in questi giorni una legge che vieta l’utilizzo, per i prodotti a base di proteine vegetali, di denominazioni riferite a nomi di specie animali, all’anatomia animale oppure di nomi che usano la terminologia specifica di macelleria, salumeria o pescheria. In pratica, non sarà più possibile scrivere sulla confezione appellativi come “burger vegano” o “bistecca vegana”, oppure bresaola vegetariana, salame vegano eccetera.

«Serve una legge nazionale anche da noi – sostiene la Coldiretti di Cuneoper fare definitivamente chiarezza su finti burger e altri prodotti che sfruttano impropriamente nomi come salsiccia o bistecca». In effetti la richiesta è basata su una esigenza di chiarezza. Nel carrello della spesa – sostiene l’associazione degli agricoltori – finiscono spesso finti hamburger con soia, spezie ed esaltatori di sapore o false salsicce riempite con ceci, lenticchie, piselli, succo di barbabietola grazie alla possibilità di utilizzare nomi come “burger vegano” e “bistecca vegana”, con l’unico limite di specificare sull’etichetta che tali prodotti non contengono carne.

«Il perdurare di una situazione di incertezza – denuncia Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo – rappresenta un favore alle lobbies delle multinazionali che investono sulla carne finta, vegetale o creata in laboratorio, puntando su una strategia di comunicazione subdola».
«Permettere a dei mix vegetali di utilizzare la denominazione di carne – continua Nada – significa favorire prodotti super lavorati con ingredienti frutto di procedimenti produttivi “molto spinti”, dei quali, oltretutto, non si conosce nemmeno la provenienza della materia prima, visto che l’Unione europea importa ogni anno milioni di tonnellate di materia prima vegetale da tutto il mondo».

«Tutto questo – aggiunge il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcupesa ancor di più in un territorio come il cuneese che detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche come la Piemontese, o la salsiccia di Bra, tenendo poi conto che il 93% dei consumatori non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano».