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Il Buongiorno di Cuneo24

20 maggio 2022 | 08:01
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Il Buongiorno di Cuneo24

Nel 1980 veniva fondata Legambiente

Cuneo. Il sole è sorto alle 5:53 e tramonta alle 21:00. Durata del giorno quindici ore e sette minuti.

Santi del giorno
San Bernardino da Siena, sacerdote, è il protettore di predicatori, pubblicitari, lanaioli, tessitori, pugili.
San Baudelio di Nimes, martire.
Sant’Anastasio di Brescia (Vescovo)

Avvenimenti
1873 – Levi Strauss e Jacob Davis brevettano i blue jeans. Fedeli compagni di viaggio nella vita, i jeans non conoscono distinzioni di età e di circostanze. Classici o scambiati, strappati o bucherellati, stretti o a zampa d’elefante, con i bottoni o con la zip, non tramontano mai, resistendo a tutte le mode. Nella storia dei pantaloni più amati in assoluto, c’è l’incontro della tradizione tessile italiana e il senso d’avventura dei pionieri del West America. Nella seconda metà dell’Ottocento s’intensificò maggiormente l’immigrazione dalla vecchia Europa verso gli Stati Uniti d’America, soprattutto per l’inizio di quel fenomeno che va sotto il nome di Corsa all’oro e che trovò nella California il suo principale teatro. Un destino cui andò incontro la famiglia Strauss, ebrei di origine bavarese, che con i due figli maggiori gestiva una merceria a New York. Il terzogenito Loeb, dopo aver cambiato il suo nome nel più familiare Levi, preferì andare a lavorare nel ranch di uno zio in Kentucky. Qui cominciò a farsi un’idea dei limiti dell’abbigliamento utilizzato nei lavori manuali, che decise di portare avanti come occasione imprenditoriale facendosi anch’egli catturare dai richiami delle miniere d’oro della California. Più che il metallo prezioso, gli interessavano le esigenze dei minatori, in termini di indumenti adatti al loro specifico lavoro. Fu così che nel 1866 fondò la Levi Strauss & Co. e aprì, in Battery Street, una rivendita di stoffe, abiti e stivali da lavoro (oggi sede legale della compagnia), cui affiancò l’attività di ambulante presso le miniere, dove vendeva tra gli altri un particolare indumento, noto più tardi con il nome di salopette. Per questo e gli altri pantaloni utilizzava la de Nîmes, pesante stoffa di colore blu che prende nome da una città di tessitori della Provenza, successivamente ribattezzata “denim”. Un tessuto simile veniva prodotto in Italia e adoperato per i pantaloni dei marinai genovesi, chiamati per questo “jeans” (da Jeane, termine inglese che indica la città di Genova). Con quest’ultimo nome iniziò nel 1870 una produzione in serie di pantaloni da lavoro, affidandosi a una rete di cucitrici. Presto si rese conto dell’estrema fragilità dei suoi capi, che cedevano specie all’altezza delle tasche. Uno di questi modelli finì per caso tra le mani di Jacob Davis, un sarto di origini lettoni, che si trovò a doverli riparare per un signore di considerevole stazza. Gli venne l’intuizione di rinforzarli con piccoli rivetti (giunti di metallo), aggiunti all’attaccatura delle tasche e in altri punti critici, constatando che in questo modo il pantalone diventava più resistente. Informò Strauss tramite lettera della sua preziosa modifica, esortandolo a proteggere l’invenzione con una richiesta di brevetto e promettendogli la metà dei diritti. L’altro accettò e il 20 maggio del 1873 si videro riconosciuto il brevetto n° 139.121, assegnato al modello jeans “XX”, che presentava la doppia cucitura sulle tasche (detta “The Arcuate”) e l’etichetta di cuoio sul retro, a destra. Il logo Levi’s cominciò ad apparire dal 1886, quando si passò alla produzione su scala industriale, con l’apertura delle prime due fabbriche in California. Quattro anni dopo debuttò lo storico modello 501, dove la cifra indicava il numero della partita dei nuovi pantaloni. Negli anni Venti del XX secolo, il brevetto scadde spianando la strada ad altri produttori in tessuto denim, che contribuirono ad accrescere la popolarità dell’indumento. Nei decenni a seguire, la sua comparsa sul grande schermo, e in seguito nella pubblicità televisiva, lo rese un simbolo delle generazioni moderne e della moda made in USA ispirata ai cowboy del West, fino a diventare un capo d’abbigliamento evergreen.
1954 – Esce negli USA la celebre canzone Rock Around the Clock di Bill Haley.
1980 – Fondata Legambiente. Nel pieno della battaglia “antinucleare”, l’ambientalismo italiano trovò nuova linfa sotto l’insegna del cigno verde. Fu il simbolo scelto da un gruppo di giovani ecologisti e scienziati, che il 20 maggio si riunirono nella Lega per l’ambiente, più tardi ribattezzata “Legambiente”. Caratterizzata dal fondamento scientifico di ogni protesta, dall’inquinamento all’utilizzo degli OGM in agricoltura, l’associazione ha ottenuto negli anni fondamentali conquiste, su tutte il referendum antinucleare del 1987 e l’attività di monitoraggio delle coste italiane con l’iniziativa Goletta verde. Tra i suoi meriti anche l’aver introdotto nel linguaggio ambientalista termini come “ecomafie”, riferito agli affari illeciti della criminalità organizzata in particolare nello smaltimento illecito dei rifiuti, ed “ecomostri”, per indicare gli scempi edilizi che deturpano le coste marine e il paesaggio in generale. Presieduta da Stefano Ciafani, è attualmente l’organizzazione ambientalista più diffusa sul territorio italiano, con oltre 115mila tra soci e sostenitori.
2006 – Completata in Cina la costruzione della Diga delle Tre Gole, la più grande opera idraulica del pianeta.

Nati in questo giorno
Gabriele Muccino – Regista e sceneggiatore tra i più quotati del cinema italiano contemporaneo, apprezzato anche ad Hollywood dove ha girato i suoi ultimi film. Nato a Roma, comincia come aiuto regista di nomi illustri come Pupi Avati e Marco Risi, perfezionando la propria tecnica al Centro Sperimentale di Cinematografia di Cinecittà. Trova un valido trampolino nella TV realizzando cortometraggi per la trasmissione RAI “Mixer” e girando 25 episodi della soap opera Un posto al sole. Lanciato sul grande schermo da Come te nessuno mai (1999), in cui debutta il fratello attore Silvio, due anni dopo fa il “botto” con la commedia romantica L’ultimo bacio (nel cast Stefano Accorsi e Martina Stella), che si aggiudica cinque “David di Donatello”, tra cui quello al miglior regista. Dopo il buon riscontro di “Ricordati di me” (Nastro d’Argento nel 2003 per la “migliore sceneggiatura”), per lui si aprono le porte dei celebri studios di Los Angeles, dove stringe un felice sodalizio artistico con Will Smith. Con lui gira La ricerca della felicità e Sette anime, ai quali segue nel 2013 il flop del terzo film americano “Quello che so sull’amore”, nonostante il cast altisonante con star del calibro di Catherine Zeta-Jones e Uma Thurman. Il filone romantico lo premia più in Italia con Baciami ancora, sequel de “L’ultimo bacio”, che con l’omonima colonna sonora firmata da Jovanotti si aggiudica il David per la “migliore canzone originale”. Nel 2015 riceve il “David Speciale” per il drammatico Padri e figlie, con protagonista Russell Crowe. Nel febbraio 2018 è il regista del film A casa tutti bene e nel febbraio 2020 di Gli anni più belli. Festeggia 55 anni.
Joe Cocker (1944/2014) – Interprete simbolo del cosiddetto soul bianco targato anni Settanta, la sua voce roca è un unicum nella storia del rock. Soprannominato il “leone di Sheffield”, città inglese in cui è nato, John Robert Cocker passa dalle caldaie e dagli impianti di gas, sua prima occupazione, alle esibizioni con band locali, tra cui Avengers e Big Blues, utilizzando il nome d’arte “Vance Arnold”. I primi scampoli di popolarità arrivano con le cover di Bob Dylan e dei Beatles, ma quando, nel 1969, sale sul celebre palco del Festival di Woodstock, entra di diritto nella storia del rock. Segue un decennio di brani indimenticabili, come “You Are So Beautiful”, “Up Where We Belong” e You Can Leave Your Heat On (queste ultime due rese immortali dal cinema con, rispettivamente, “Ufficiale e gentiluomo” e “Nove settimane e mezzo”) e “Unchain my heart”, e tour mondiali da “sold out”. Dopo diverse raccolte di cover, nel 2010 e 2012 pubblica due album di inediti. Malato di cancro ai polmoni, scompare il 22 dicembre del 2014.

Eventi sportivi
1992- La Sampdoria perde in finale con il Barcellona. La trentasettesima edizione, disputatasi dal 18 settembre 1991 al 20 maggio 1992, è l’ultima della Coppa dei Campioni. Dalla stagione successiva, infatti, diventa UEFA Champions League, diversa soprattutto nella formula. Al massimo torneo europeo per club partecipano le vincitrici dei campionati nazionali; l’Italia è rappresentata dalla Sampdoria. I doriani al primo turno, sedicesimi di finale, superano agevolmente i norvegesi del Rosenborg e negli ottavi hanno la meglio sugli ungheresi dell’Honvéd. In vista della trasformazione del torneo, il terzo turno è formato da due gironi di quattro squadre, le vincenti disputano la finale. I blucerchiati, allenati da Vujadin Boškov, vincono il girone (eliminando Stella Rossa, Anderlecht e Panathinaikos) e il 20 maggio a Wembley si giocano la Coppa dei Campioni con il Barcellona, allenato da Johan Cruijff. Tra i protagonisti in campo ci sono per i blaugrana il portiere Andoni Zubizarreta, Hristo Stoičkov, Michael Laudrup e Josep Guardiola; per la Samp il portiere Gianluca Pagliuca, Pietro Vierchowod, Toninho Cerezo, Gianluca Vialli e Roberto Mancini. I 90 minuti regolamentari terminano a reti inviolate e solo al 112° minuto segna l’olandese Koeman, su calcio di punizione, frantumando i sogni degli italiani (25.000 sugli spalti dello stadio inglese) e consegnando al Barcellona il primo titolo continentale.

Proverbio/Citazione
Per San Bernardino (20 maggio) spiga il grande e il piccolino, quel che non ha spigato fa da concime al prato. “Tutta la questione è capire se riesco a far entrare nel mio stile quello che mi piace sentire e vedere” Joe Cocker