“I porti chiusi bloccano 25 milioni di tonnellate di grano e mais”

10 maggio 2022 | 16:27
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“I porti chiusi bloccano 25 milioni di tonnellate di grano e mais”

Essenziali investimenti per rendere l’Italia il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari

Quasi 25 milioni di tonnellate di cereali tra grano, mais e altri prodotti sono bloccati nei magazzini ucraini in attesa di essere spediti, con un impatto devastante sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo ma anche su quelli ricchi. È quanto stima la Coldiretti su dati del WFP (Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite) nel commentare la dichiarazione dei leader del G7 che chiedono alla Russia di porre fine al suo blocco e a tutte le altre attività che impediscono la produzione e l’esportazione di cibo dell’Ucraina, in linea con i suoi impegni internazionali.

L’Ucraina esporta nel mondo il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate. La situazione preoccupa anche l’Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento.

“Dopo la decisione di sospendere l’attività dei porti sul Mar Nero – evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – i prezzi del grano sono aumentati a livello mondiale ancora del 5% nell’ultima settimana. L’emergenza sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso Piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”.

“Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei. In Provincia di Cuneo possiamo utilizzare i 3.500 ettari di terreni a riposo ed aumentare la produzione, ma nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da un’insostenibile crisi finanziaria” conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.