Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve

30 maggio 2022 | 11:50
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Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve
Giancarlo Bertolino (secondo da sinistra)
Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve
Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve
Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve
Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve
Da Villanova Mondovì in Ucraina a cucinare per gli sfollati di Mukacheve

Grazie alla Fondazione Giovanni Paolo II, Giancarlo Bertolino e due suoi colleghi sono stati i primi cuochi al mondo a entrare in territorio ucraino, ma sono dovuti rientrare anticipatamente a causa dei bombardamenti a soli 200 chilometri da loro: “un’esperienza indimenticabile, c’è tanto bisogno di aiuto”

Un piemontese, un molisano e un sardo. Non è l’inizio di una barzelletta, ma quello di una bellissima storia di solidarietà e altruismo che nei giorni scorsi ha visto protagonista Giancarlo Bertolino (cuoco in pensione di Villanova Mondovì), insieme ai colleghi Vittorio (il molisano) e Marcello (il sardo). I tre, nei giorni scorsi, grazie alla Fondazione Giovanni Paolo II, sono stati i primi cuochi al mondo a entrare in territorio ucraino, nell’ambito del DSE (Dipartimento Solidarietà Emergenza) della Federazione Italiana Cuochi. Lì hanno cucinato e fornito supporto alla popolazione sfollata nella cittadina di Mukacheve.

“C’è un forte bisogno di cuochi e di attrezzature in Ucraina – ci spiega Bertolino – perchè il paradosso è che a loro sono arrivati un mucchio di viveri secchi o inscatolati, ma spesso non li sanno cucinare o non hanno gli strumenti per farlo. Pensi che sono arrivati dei ceci e pensavano fossero da utilizzare come proiettili per i fucili. Inoltre, non ci sono cucine a gas e magari si trovano a dover tagliare un pollo con un normale coltello da cucina”.

Un viaggio di diciotto ore, poi l’arrivo in terra ucraina dove i tre cuochi sono stati accolti dalla popolazione locale con grande entusiasmo: “Alloggiavamo in una grande casa insieme ad altre decine di persone e la nostra giornata iniziava prestissimo, poco prima delle 4 del mattino, quando partivamo alla volta dei mercati per andare a reperire le materie prime che ci servivano. Poi ci dedicavamo completamente al supporto delle persone, sia cucinando per loro, sia ascoltando le loro storie, i loro racconti che spesso riguardavano episodi raccapriccianti e inimmaginabili che testimoniano come l’uomo in guerra tiri fuori il peggio di sè. E’ stata un’esperienza molto provante, che mi rimarrà dentro per sempre e per la quale ringrazio la mia famiglia che mi ha consentito di viverla, Andrea Bertolino e Roberto Rosati (presidenti DSE Piemonte e Italia ndr) oltre alla Fondazione Giovanni Paolo II per la fiducia concessami”.

Nelle parole e nei toni di Bertolino c’è anche un po’ di rammarico: “Purtroppo, come spesso accade, dopo un primo momento in cui tutti si danno da fare e si prodigano in ogni modo donando ciò che hanno alle popolazioni in difficoltà, si arriva ad un certo punto in cui quasi tutti se ne dimenticano. Ma l’emergenza è tutt’altro che finita e continua ad esserci un tremendo bisogno di aiuto da parte di tutti. Per questo, rivolgo un invito a chi ne ha la possibilità a fornire il proprio contributo”.

Giancarlo, Marcello e Vittorio hanno portato la tradizione culinaria italiana in Ucraina dove i menù proposti non potevano che nascere dall’unione delle loro tradizioni regionali: “abbiamo unito i prodotti delle nostre terre cucinando per loro, tra le altre cose, la pasta, il risotto e la pizza”. Dopo cinque giorni, i cuochi sono dovuti rientrare anticipatamente per il rischio di bombardamenti che hanno colpito la cittadina di Tjaciv, a soli 200 chilometri da dove si trovavano. Gli chiediamo se sarebbe disposto a rivivere un’esperienza così provante per lui e per la sua famiglia: “non lo so, ma se torno stavolta cucino la polenta”.