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Il 25 aprile a Boves, Paoletti: “Sempre con gli aggrediti, mai con gli aggressori”

25 aprile 2022 | 19:19
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Celebrazioni inevitabilmente condizionate dalla guerra in Ucraina. Il sindaco si rivolge ai giovani: “Non pensate di dover per forza subire le scelte degli altri. La pace nasce da ognuno di noi, da come viviamo con noi stessi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Dipende da come voi vi comportate con i vostri compagni e da come voi intervenite quando c’è qualcuno da aiutare o da abbattere”

Nella mattinata di oggi a Boves si è tenuta la commemorazione del 25 aprile, festa che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Come consuetudine sono state deposte le corone al Sacrario sotto il Municipio in onore dei tanti caduti bovesani prima che la Banda Musciale “Silvio Pellico” La Rumorosa salutasse i presenti con musiche e canti tra cui “Fischia il vento”, “Bella Ciao” e “Nate ‘d Boves”.

A scandire i tempi la consigliera comunale Enrica Di Ielsi che ha annunciato l’assenza, giustificata, di Domenico Quirico. “Putroppo non sarà qui con noi per motivi di salute, ma mia pregato di leggervi questo suo messaggio” ha spiegato Di Ielsi che ha proceduto alla lettura del testo trasmesso dal famoso giornalista: “Un anniversario questa volta diverso non perchè sia mutato il valore e il messaggio di ciò che ricordiamo, perchè quello, una volta nato, è duratoro quanto gli alberi e va sempre crescendo. Ma perchè c’è la guerra. Vicino a noi, accanto a noi, fatta da uomini come noi europei. E ci sono gli aggressori e gli aggrediti, i torturatori e le vittime, i prepotenti e gli inermi. Come allora. Nulla è cambiato rispetto a quell’inverno del 1943, e neppure è cambiato il bisogno e il dovere di credere negli uomini. Questo è il punto: il dovere di scegliere di schierarsi di uscire dalla comoda scorciatoia del ‘ni ni’ e proclamare ad alta voce la propria identità con la scelta di altri uomini. Questa è stata la Resistenza come atto e come fatto, un atto del bene per pareggiare gli atti del male, che ha obblicago una generazione ad andare oltre se stessi e a trovare l’identità di una meta spirituale, la direzione della stella. Anche di errore in errore, come in fisica si costruisce la verità. Di contraddizione in contraddizione. La comunanza di uomini è fondata alla fine semplicemente sulla scelta della stella. Questo giorno serve a rifiutare  quelli che vengono subdolamente a ricordarci le urgenze del presente: non è più tempo di… Come se fosse mai stato tempo, come se tutte le urgenze di scegliere non fossero impellenti nell’ora in cui si pongono. Lasciamo ai propagandisti dell’uomo totalitario le loro concezioni rudimentali. Ogni anno in questio giorno soprattutto quest’anno si tratta di fondare il rispetto della dignità umana, l’amore della giustizia e l’amore del Paese. Essere apostoli di uno spirito il cui avvento è naturalmente lungo e forse mai compiuto totalmente. Ci si può dividere in questo o in quest’altro gruppo ma a condizione che ne siamo la sostanza più alta, a condizione che la nostra partecipazione la nobiliti”.

Di Ielsi ha poi introdotto gli interventi di Graziella Viale (consigliera provincia e vicesindaco di Roaschia), Cristian Claverie (associazione “Servir la Paix” di Maugio Carnon), Enrica Giordano (ANPI provinciale) che ha invitato a non strumentalizzare le prese di posizione della sua associazione riguardo la situazione Ucraina e di Alessandra Liberio (coordinatrice Scuola di Pace di Boves) che ha illustrato il lavoro che lei, insegnante, sta portando avanti con i giovani sull’importanza della pace. Presenti anche Claudio Baudino (sindaco di Chiusa di Pesio) e Vilma Ghigo (vicesindaco di Peveragno).

Conclusioni affidate al sindaco di Boves, Maurizio Paoletti, che in un lungo discorso inevitabilmente condizionato dall’attuale scenario internazionale, ha tra le altre cose ammonito i giovani sull’importanza dello sapersi schierare: “Siamo convinti che siano gli altri a dover fare qualcosa e che noi subiamo inermi quelle che sono le scelte altrui. E io vi dico che invece, ce lo insegna la Scuola di Pace, la pace nasce da ognuno di noi, da come viviamo con noi stessi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Dipende da come voi vi comportate con i vostri compagni e da come voi intervenite quando c’è qualcuno da aiutare o da abbattere. E quando crescerete, capirete se sarete aggressori o aggrediti e io vi dico che spero non vi succeda, ma se vi dovesse mai succedere sappiatevi schierare, e quando ci si schiera lo si deve fare dalla parte di chi è aggredito. Sempre”.