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Presunta frode su contributi ai migranti: il processo si “trasferisce” in Granda

22 marzo 2022 | 13:59
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Presunta frode su contributi ai migranti: il processo si “trasferisce” in Granda
Presunta frode su contributi ai migranti: il processo si “trasferisce” in Granda
Presunta frode su contributi ai migranti: il processo si “trasferisce” in Granda

Il tribunale di Imperia ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale

E’ tutto da rifare il processo relativo all’operazione Patroclo condotta dalla Guardia di Finanza: un’inchiesta che il 17 luglio 2019 portò in carcere quattro persone, tra cui i soci occulti della cooperativa sociale Caribu, accusati di presunta frode sui contributi statali destinati ai migranti nella gestione dei centri di accoglienza di Sanremo e Vallecrosia.

Stamani, all’apertura del dibattimento, il giudice collegiale di Imperia, presieduto da Carlo Alberto Indellicati, con a latere Antonio Romano e Francesca Minieri, ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale del tribunale di Imperia presentata dalla difesa degli imputati.

L’istanza derivava dal fatto che il reato più importante ipotizzato dalla Procura di Imperia, ovvero l’autoriciclaggio, era stato commesso a Cuneo: è qui infatti che, secondo la pubblica accusa, venivano re-investiti i soldi illecitamente percepiti. Il tribunale ha così tramesso gli atti alla procura del capoluogo di provincia piemontese, che ora dovrà aprire una nuova fase istruttoria.

Al termine dell’indagine delle Fiamme Gialle, coordinata dalla Procura di Imperia, erano finiti in manette il cuneese Gianni Morra, e la fidanzata Manuela De Mita, 51 anni, di Asti. Nei guai anche l’avvocato di Torino Guido Tabasso, 70 anni, che aveva il ruolo di consulente e Antonella Morra, 61 anni, residente a Cuneo, sorella di Gianni. Gli indagati sono tutti accusati, a vario titolo, di truffa, frode e autoriciclaggio.

I fatti. Secondo gli allora magistrati Grazia Pradella, che all’epoca ricopriva il ruolo di procuratore aggiunto di Imperia, e Francesca Buganè Pedretti, il modus operandi adottato dalla cooperativa sociale onlus Caribu di Cuneo aveva lo scopo di trattenere dal 50 al 70 per cento dei contributi statali destinati ai migranti: denaro che poi veniva investito in società di famiglia dei presunti soci occulti. Secondo gli inquirenti ci sarebbero state fatture rimborsate sei o sette volte per vari periodi di tempo. Agli indagati viene inoltre contestato di aver gonfiato il numero di ospiti per ottenere maggiori contributi. “Tra i metodi per risparmiare c’era lo sfruttamento del lavoro e un trattamento inaccettabile delle condizioni fisiche e psichiche dei migranti – dichiarò Pradella -. Il gip nella sua ordinanza dice che venivano trattati come bestie. Abbiamo delle intercettazioni in cui si disquisisce sul tipo di cibo da dare e viene deciso di somministrare polmone con varie frattaglie per ottimizzare i costi: un tipo di cibo che probabilmente le persone non danno neppure ai loro gatti. Chi provava a ribellarsi, abbiamo la prova in un’intercettazione, è stato picchiato e umiliato”. Per l’avvocato Stefano Campanello (legale di Giovanni Morra): “Non è stata una sorpresa, che abbiamo tirato fuori oggi per la prima volta. E’ da agosto del 2019, quando abbiamo sostenuto il Riesame, che solleviamo questo problema, finora rimasto inascoltato”.