“La minaccia di Putin sui prezzi del cibo colpisce l’Italia”

La minaccia di Putin di un’inflazione alimentare globale per effetto dello stop al commercio di fertilizzanti necessari in agricoltura, come ritorsione alle sanzioni degli USA e dei leader UE, riguarda direttamente l’Italia che ne importa per quasi 140 milioni di euro da Ucraina, Russia e Bielorussia. È quanto evidenzia un’analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2021 dalla quale emerge che le importazioni dirette di fertilizzanti dalla Russia sono state pari a 65 milioni di euro, quelle dall’Ucraina ben 55 milioni e dalla Bielorussia 20 milioni.

“Una situazione preoccupante per l’Italia che ha bisogno di aumentare la produzione agricola in un momento in cui si registrano i primi razionamenti sugli scaffali, mentre nelle stalle gli allevatori per il caro mangimi sono stati costretti a tagliare fino al 10% le razioni per l’alimentazione degli animali. L’annuncio di Putin arriva alla vigilia delle semine primaverili, un appuntamento da affrontare con gli accordi di filiera proposti dalla Coldiretti all’industria mangimistica e alimentare per ridurre la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del bestiame e il 60% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali” commenta il Delegato Confederale Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo, che dichiara: “Una risposta immediata può derivare dalla stessa capacità del settore agricolo di produrre energia con il biometano agricolo il cui processo di digestione anaerobica, alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari, mette a disposizione preziosi materiali fertilizzanti”.

“Per questo – sostiene Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – auspichiamo che il Ministero della Transizione Ecologica adegui al più presto la disciplina consentendo l’equiparazione ai concimi di origine chimica nei piani di fertilizzazione per un libero utilizzo”. La sostanza organica residua, il cosiddetto digestato, contiene elementi quali azoto, fosforo e potassio, ideali per la fertilizzazione dei terreni grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi. “Se gli obiettivi del PNRR saranno rispettati – prosegue Porcu – si stima di produrre 130 milioni di tonnellate di fertilizzante organico in grado di ridurre del 30% le emissioni del settore”.

Lo stop alle esportazioni russe di concimi rischia di aggravare la situazione di difficoltà in cui si trovano le aziende agricole che già devono affrontare rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas scatenata dal conflitto. L’urea, che è il fertilizzante più importante per l’agricoltura, è balzata a quasi 1000 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di CAI – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata.