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Il Buongiorno di Cuneo24

4 marzo 2022 | 08:02
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Il Buongiorno di Cuneo24

Nel 1848 Carlo Alberto emana lo Statuto Albertino

Cuneo. Il sole è sorto alle 6:58 e tramonta alle 18:25. Durata del giorno undici ore e ventisette minuti.

Santi del giorno
San Casimiro, principe polacco, è il protettore della gioventù Lituania.
San Basino di Treviri, vescovo.
Sant’Appiano di Comacchio, monaco.

Avvenimenti
1152 – Federico I Barbarossa viene eletto re di Germania.
1848 – Carlo Alberto emana lo Statuto Albertino.
1877 – La prima de “Il lago dei cigni”. Simbolo della grandiosità e dell’eleganza della tradizione coreutica russa, il Lago dei cigni venne rappresentato per la prima volta al Teatro Bolshoi di Mosca, nel marzo del 1877. Composto da Pyotr Tchaikovsky tra il 1875 e il 1876 e ispirato a un’antica fiaba tedesca, il balletto racconta la struggente storia d’amore tra il Principe Sigfried e Odette, regina di un gruppo di fanciulle trasformate in cigni dal perfido mago Rothbar. La prima rappresentazione venne curata dal coreografo Julius Wenzel Reisinge, che operò diversi tagli alla partitura originale, lasciando molto spazio all’improvvisazione dei ballerini. Scelta infelice che produsse una serie di insuccessi, prima del ritiro dalle scene. Dopo la morte dello stesso Čajkovskij nel 1893, il coreografo francese Marius Petipa riprese in mano il libretto, rivisitandolo insieme all’assistente Lev Ivanov. Rappresentata al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, la nuova versione del “Lago dei cigni” riscosse enorme consenso, diventando in pochi anni l’opera più celebre del balletto e un appuntamento classico nei maggiori teatri lirici del mondo.
1950 – Debutta nelle sale Cenerentola della Disney. Per ritornare in auge dopo una lunga stagione orfana di capolavori, Walt Disney scelse uno dei personaggi più presenti nelle tradizioni fiabesche di mezzo mondo, offrendone una rinnovata versione destinata a restare la più popolare nell’epoca contemporanea. Gli enormi costi sostenuti con Fantasia, nel 1940, avevano costretto la casa di produzione americana a realizzare lungometraggi a buon mercato ma con incassi importanti. Ciò aveva funzionato inizialmente con Dumbo e Bambi, cui però erano seguiti, in otto anni, altri sei film accolti freddamente da spettatori e critica. A quel punto si andò alla ricerca di un personaggio che facesse rivivere i fasti della cosiddetta “età dell’oro” dei classici Disney, fatta coincidere con il decennio 1930-40. Proprio in quel periodo nella danza (con l’opera omonima musicata da Prokofiev nel 1948) e nelle arti in generale era tornata di moda la favola di Cenerentola. La storia di questa fanciulla di buona famiglia – che, per la perfidia della matrigna e delle sorellastre, si ritrova sguattera e vittima di soprusi e sberleffi quotidiani, riscattandosi alla fine nello sposare l’amato principe – aveva origini ben più antiche. Alcuni la facevano risalire alla Rodopi della XXVI dinastia dell’Egitto (tra il 1620 ed il 1540 a.C.); altri alla Yeh-Shen raccontata nella Cina del IX secolo a.C. Il nome Cenerentola era apparso per la prima volta nel 1634, nella fiaba “La gatta Cenerentola” del napoletano Giambattista Basile. Presente in centinaia di tradizioni distanti tra loro geograficamente e nel tempo, il soggetto aveva trovato una sua definitiva caratterizzazione con Charles Perrault e successivamente con i fratelli Grimm. A quest’ultima tradizione s’ispirò Walt Disney che affidò la regia del nuovo lungometraggio a un team di tre registi: Clyde Geronimi, Wilfred Jackson e Hamilton Luske. L’imperativo fu di realizzare un prodotto di qualità ma conservando la linea spartana nelle risorse da investire. Aspetto che spinse i registi a girare la pellicola dapprima con attori in carne ed ossa, per poi ricalcare su questo la versione animata. Alla prima uscita nella sale statunitensi, il 4 marzo 1950, conquistò immediatamente pubblico e critica. Nei giorni seguenti tutti iniziarono a canticchiare le accattivanti melodie della colonna sonora curata da Mack David, Jerry Livingston e Al Hoffman: dall’allegra Bibbidi Bobbidi Bu alla romanticissima I Sogni son Desideri. Premiato con un Orso d’Oro al Festival di Berlino del 1950, l’anno dopo concorse agli Oscar con tre nomination (colonna sonora, canzone e sonoro) senza però portare a casa alcuna statuetta.

Nati in questo giorno
Paolo Virzì – Regista tra i più quotati e innovativi della commedia all’italiana, con i suoi film a metà tra impegno e intrattenimento ha saputo rappresentare il cambiamento della società italiana, tra fine Novecento e inizio del Terzo millennio. Toscano di Livorno, studia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, ascoltando le lezioni di importanti registi come Gianni Amelio e Furio Scarpelli e trovando in quest’ultimo una guida. Dopo le collaborazioni come sceneggiatore, esordisce dietro la cinepresa nel 1994 con La bella vita, conquistando il David di Donatello come “miglior regista esordiente”. L'”Oscar” italiano gli viene assegnato nuovamente con “Ferie d’agosto”, nel 1996, e La prima cosa bella (che si aggiudica anche due Nastri d’argento) nel 2010. Apprezzato da alcuni dei più noti attori italiani, quali Elio Germano, Silvio Orlando, Laura Morante e Sabrina Ferilli, protagonisti dei suoi film, nel 2013 dirige il Torino Film Festival. Presidente della giuria di qualità al Festival di Sanremo 2014, nello stesso anno fa il pieno di consensi e riconoscimenti con Il capitale umano (in particolare sette David e altrettanti Nastri d’argento). Altri premi, cinque Nastri d’argento e cinque David di Donatello con quelli per il miglior film e la miglior regia, arrivano con La pazza gioia, uscito nel 2016. Festeggia 58 anni.
Lucio Dalla (1943/2012) – Nel gotha dei cantautori italiani, il Lucio “nazionale” ha dato del tu all’arte nelle sue svariate forme, dalla musica al cinema, passando per la pittura. Nato a Bologna e morto nel marzo 2012 a Montreux, in Svizzera, fu un bambino prodigio, imparando a suonare fisarmonica e clarinetto e recitando a teatro, quando ancora sedeva tra i banchi delle elementari. La passione per il jazz scandì la prima fase da professionista (suonò con un mostro sacro del calibro di Chet Baker), nel corso della quale girò anche spot pubblicitari e debuttò al cinema come attore (tra cui in “I sovversivi” dei fratelli Taviani). Gli insuccessi di quegli anni lo portarono a cambiare genere, avvicinandosi alla musica leggera che gli diede le prime grandi soddisfazioni all’inizio degli anni Settanta con 4 marzo 1943 (terza al Festival di Sanremo 1971) e Piazza grande, entrate entrambe nel repertorio classico della canzone italiana. Dall’album “Come è profondo il mare” si consacrò come cantautore, scrivendo testi di rara profondità per sé e per altri artisti, alcuni dei quali scoperti dallo stesso Dalla, come Luca Carboni, Samuele Bersani e gli Stadio. Protagonista di duetti memorabili con, tra gli altri, De Gregori e Pavarotti, ottenne prestigiosi riconoscimenti, quali la Targa Tenco (per il brano Caruso), due David di Donatello (1982 e 1989), tre Nastri d’argento (1982, 1996, 2004) e la laurea honoris causa in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo presso l’Università di Bologna.

Eventi sportivi
1968 – Benvenuti vince la “bella” con Griffith.

Proverbio / Citazione
Di marzo, ogni villan va scalzo.
“I Beatles sono più famosi di Gesù” John Lennon