filo diretto con l'africa |
Altre News
/
Società
/

Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone

13 marzo 2022 | 13:31
Share0
Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone
Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone
Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone
Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone
Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone
Da Busca alla Sierra Leone, l’anno di servizio civile dell’infermiera pediatrica Giulia Bellone

La buschese dopo essersi raccontata agli alunni della primaria di San Chiaffredo regala un’intervista ai lettori di Cuneo24

Lo scorso 16 febbraio alla Primaria di San Chiaffredo i bambini hanno conosciuto l’infermiera pediatrica Giulia Bellone in occasione della poltrona dell’ospite.

La giovane buschese sta prestando servizio civile in un piccolo villaggio della Sierra Leone in Africa, per l’associazione “CUAMM Medici con l’Africa”.

Grazie a questo prezioso collegamento i bambini hanno avuto la possibilità di ascoltare, vedere e apprendere la realtà di vita, le abitudini sociali e culturali della popolazione che vive in quella parte del mondo, segnata dalla povertà con tutto ciò che ne consegue. L’occasione ha dato spunto a molteplici domande che alcuni bambini hanno rivolto all’infermiera al termine del suo intervento, consentendo loro di rapportare tutto alla loro realtà di vita.

Il plesso ha inoltre comunicato che parte del ricavato del “Mercatino di Natale 2021” sarà devoluto all’associazione “CUAMM Medici con l’Africa”.

Conosciamo meglio Giulia. Parlaci di te.Mi chiamo Giulia Bellone, ho 25 anni e sono un’infermiera pediatrica. Sono di Busca e sono cresciuta qui fin da quando sono nata: mamma, papà, mio fratello Samuele e i miei nonni, poverini, hanno avuto un bel da fare per riuscire a sopportarmi per tutti questi anni! Lo dico con sincerità e gratitudine: mi
sento molto fortunata ad avere la mia famiglia sempre al mio fianco, grazie alla quale ho avuto numerose opportunità attraverso cui sperimentarmi durante il mio percorso di studi fino ad arrivare a capire quale sarebbe stata la strada che mi avrebbe permesso di sentirmi felice e realizzata: aiutare, supportare e prendermi cura della persona che soffre, e magari strapparle anche un bel sorriso! A Busca ho frequentato l’asilo e la scuola fino alle medie, dove ho scoperto il violino, una passione che ancora adesso continuo a coltivare; ho proseguito con cinque anni di liceo linguistico a Saluzzo e, successivamente, con l’università di Infermieristica Pediatrica a Torino. Ho scelto specificamente questo indirizzo poiché mossa dal forte desiderio di poter, prima o poi, dare a tutti quei bimbi e ragazzi, con cui mi sarei relazionata nelle colorate stanze di una pediatria, amore, umanità e passione che io stessa ho ricevuto quando anch’io mi ero ritrovata nel momento del bisogno. Come i bambini, mi piace giocare: infatti, mi sono sempre svagata praticando sport, in particolare la pallavolo, e sono stata animatrice per molti anni all’oratorio di Busca. Durante gli ultimi anni del liceo e quelli universitari, ho lavorato come cameriera nella pizzeria “Due Mondi” di Busca, dove ho imparato a lavorare sodo in preparazione al mio tanto sognato lavoro in corsia, e non solo… appunto perché adesso mi ritrovo a lavorare in una realtà in cui, se non ci si mette di santa pazienza, cuore e tanto olio di gomito, non si riesce ad ottenere proprio nessun risultato. Dal 7 luglio 2021, infatti, sono in servizio civile con il “Cuamm Medici con l’Africa” in questo ospedale distrettuale materno-infantile di Pujehun, villaggio sperduto nel “busch” della foresta del sud della Sierra
Leone. Adesso sono ormai circa 8 mesi che sono qui, e, purtroppo, me ne mancano solamente 2 e mezzo prima di dover rimpatriare. Da queste parole penso si capisca perfettamente che mi stia piacendo un sacco, nonostante le difficoltà che vedo attorno a me ogni giorno: davvero, sento di poter dire che qui ho trovato la vera felicità mai provata prima!

In quale momento di sei avvicinata all’Africa?Credo che l’idea di poter partire per andare a supportare ed aiutare le persone che abitano nelle difficili realtà dei contesti sotto-sviluppati abbia cominciato a strutturarsi dai primi anni liceali; col passare del tempo ho avuto modo di informarmi e scoprire cose nuove in questo ambito fino al momento in cui ho deciso di partire per la mia prima esperienza in Africa nell’agosto del 2018, in Senegal. Mi trovavo a lavorare tramite Praticare Onlus in un dispensario infermieristico immerso nel verde della Casamance (sud del Senegal), e quei 21 giorni sono stati per me fondamentali per iniziare a capire sempre di più quale sarebbe potuto essere uno dei contesti lavorativi in cui mi sarei potuta sentire veramente appagata nella mia professione.

La tua famiglia ti ha appoggiato fin da subito?Sì: non nego le preoccupazione ed i pensieri che genitori, fratello e nonni possono aver avuto soprattutto all’inizio di tutto (come ovviamente mi aspettavo), ma sì, ho avuto fin da subito il loro appoggio e sostegno in ogni cosa che ho deciso di portare avanti. Per me non è stato assolutamente scontato, anzi: ricordo che quando espressi loro il desiderio di poter partire la prima volta per l’Africa ero molto più preoccupata, non per me (essendone pienamente convinta), ma per la loro reazione… Fortunatamente si erano resi conto che si sarebbe trattata di un’esperienza che mi avrebbe non solo aperto un mondo ma soprattutto fatto bene al cuore e alla salute e, nonostante le paure molto più grandi della maggior parte delle persone attorno a me, mi hanno lasciata andare, con le dovute raccomandazioni, facendo sempre il tifo per me. Ad oggi, posso affermare che è bellissimo sentirmi dire dai miei genitori, e notarlo direttamente dai loro occhi, anche attraverso lo schermo di una video-chiamata, che sono felici e sereni per me nel vedermi così contenta ed entusiasta come non lo sono mai stata prima d’ora.

Cosa ti ha spinto alla decisione di un anno di servizio civile proprio in Africa?Ci sono varie motivazioni. Innanzitutto, il desiderio di ritornare il prima possibile in Africa, dopo la prima esperienza in Senegal: sarei voluta ripartire già subito dopo la laurea, avvenuta il 16/03/2020, ma, essendo in piena pandemia, i miei piani, come quelli di tutti, sono stati ovviamente posticipati. Nel frattempo, quindi, ho cominciato a lavorare, prima al Nido Fisiologico di Moncalieri e poi al Regina Margherita. Proprio mentre stavo ancora prestando servizio in quest’ultimo ospedale di Torino, ho deciso di fare domanda per partecipare al servizio civile all’estero. Ho scelto la Sierra Leone poiché le attività descritte ed il contesto rurale in cui mi sarei ritrovata corrispondevano esattamente a quello che stavo cercando; inoltre, si tratta di un paese che mi incuriosiva moltissimo fin dalla terza superiore, quando mi era capitato di vedere insieme ai miei compagni di classe il film “Blood Diamonds”, incentrato appunto sulla guerra civile in Sierra Leone. Del CUAMM, l’ONG per cui sto lavorando, non ne avevo mai sentito parlare prima ma, ad oggi, riconosco di sentirmi assolutamente in buone mani, che sanno come fare del bene alle persone di questi posti. Sono dunque stata selezionata (ed al primo colpo d’occhio neanche ci potevo credere che il mio nome compariva nei soli due posti disponibili) cosicché, senza pensarci due volte, ho accettato; ho abbandonato un luogo di lavoro che mi stava piacendo tantissimo, ma sapevo che se non avessi colto quell’occasione, me ne sarei pentita amaramente a vita. Infatti, eccomi qui a Pujehun, in cui, mi proponessero di prolungare il mio soggiorno a data da definirsi, risponderei di sì al 100%.

Progetti e aspettative per il futuro?Eh, talmente mi sto abituando qui a questo “vivere alla giornata”, dato che non appena provo a pianificare qualcosa, in un nanosecondo, tutto viene sconvolto e nella maniera più inaspettata, ammetto di non avere piani fissi per il mio futuro… ma ho ben chiaro che, se dovessi continuare su questa strada, ne sarei
sicuramente felicissima! Questa sensazione infatti mi da molta serenità, perché anche se non ho una certezza sul luogo e le nuove persone che andrei a conoscere, so perfettamente che il mio desiderio è quello di poter spendere la mia vita nel dare una mano a chi soffre o si trova in una condizione di malattia, con l’obiettivo di aiutare loro a raggiungere una migliore qualità della vita. Ovviamente l’atmosfera dell’Africa mi sta affascinando tantissimo, e Pujehun la sento ormai come una seconda casa; allo stesso tempo, i ricordi dei tirocini e del lavoro che ho fatto prima di partire sono vividi e bellissimi, e il tornare a fare l’infermiera in un ospedale del mio paese mi renderebbe altrettanto contenta… Penso comunque che, se mi si presentassero possibilità di lavoro in realtà come questa, preferirei coglierle subito, senza lasciare che passi troppo tempo e si vengano a creare vincoli da cui non potrei più muovermi liberamente; e so che, prima di arrivare alla pensione, almeno per un periodo ci terrei tantissimo ad andare a svolgere la mia professione proprio nella pediatria di dell’ospedale Santa Croce di Cuneo, là dove è nato il mio sogno di diventare infermiera pediatrica.

Consigli per chi volesse vivere un’esperienza come la tua?Come appunto dico in un’intervista che il Cuamm ha fatto a noi ragazzi del servizio civile, che invito chiunque a vedere su youtube nel caso si fosse interessati a capire in breve in cosa consiste quest’esperienza, SE CI SI SENTE MOSSI DA UNA VOGLIA TREMENDA DI PARTIRE VERSO QUESTE AVVENTURE, E CI SI SENTE PRONTI, BISOGNA BUTTARSI SENZA TROPPE ESITAZIONI: altrimenti ci si riempirebbe del rimorso di aver perso un treno che magari non tornerà mai più. Preparatevi all’imprevedibile, alla sorpresa, a scontro, incontro e fusione culturale; alla delusione, alla
sofferenza, ma anche e, soprattutto, ad una miriade di emozioni bellissime… emozioni che, solo in mondi come questi, dove tutto è incontaminato e dove si percepisce veramente l’essenza dell’essere umano, è possibile provare e vivere a pieno.